sorore

SAN MINIATO - Più di un visitatore, sostando nella saletta che fu degli ospiti in Seminario, in seguito adibita a ufficio della Scuola Teologica e della Biblioteca, avrà notato un quadro insolito per stile e iconografia, decisamente arduo da decifrare. Al centro della scena una figura con aureola, in abito lungo e cappello nero, con un grembiule bianco ai fianchi e una pezzuola a coprire le orecchie. Con la mano sinistra indica qualcosa che tiene sul palmo della destra: una sorta di fazzoletto con una croce dorata appoggiata sopra. Si rivolge a un diavolo, dotato di corna e zampe caprine ma in vesti di ecclesiastico o pellegrino, che si ritrae alla vista di quell’oggetto. Il lato destro del quadro è occupato da un dignitario dalla barba fluente, seduto in trono con l’indice alzato. In basso, un simpatico cagnolino dirige lo sguardo verso l’osservatore, quasi a volerlo coinvolgere nella scena raffigurata. Ma di quale scena si tratta? Chi è il santo o la santa protagonista di quel miracolo o esorcismo?


A lungo questi miei interrogativi sono rimasti senza risposta, finché Alexander Di Bartolo non mi ha segnalato la scheda relativa a questo dipinto nel catalogo della Mostra d’arte sacra della Diocesi di San Miniato che si tenne nel 1969. Faceva parte dell’esposizione anche l’enigmatico quadro, descritto come segue: «SENESE DEL SEC. XVII - Miracolo del Beato Surore - olio su tela, cm. 56 x 88, con bella cornice intagliata e dorata. Ospedali Riuniti di San Miniato». L’estensore della scheda commenta: «Popolaresca, esortativa, l’opera vale ampia diffusione sia per la sua rarità agiografica, chi era il Beato Surore?, ed anche perché un lungo discorso sui primitivi, ignoti come questo del XVII sec., porterebbe lontano dai travisamenti limitativi anglosassoni sul gusto dei primitivi. Popolaresco ed autentico tutto, anche il falso prete - infermiere con le zampe da gallinaceo diabolico. Sul retro una scritta del ’700: "Un episodio della vita del Beato SURORE Fondatore dell’Ospedale della Scala di Siena dal quale dipendeva questo"».
La scritta, attualmente illeggibile ma immortalata dalla trascrizione sul catalogo, getta quindi un po’ di luce sul soggetto della tela, pur senza svelarne tutti i "misteri". Il dipinto proviene dallo Spedale di S. Maria della Scala di San Miniato, detto "dei Gettatelli" la cui storia è legata, per motivi ancora in gran parte da investigare, all’omonimo ospedale senese.
Tutta senese è la figura dell’umile ciabattino Surore o Sorore, le cui vicende rimonterebbero addirittura al IX secolo e che sarebbe appunto il fondatore dell’antico ospedale di Siena. A quanto pare però il personaggio del Beato Sorore fu inventato di sana pianta nel Quattrocento, forse al fine di sottolineare la laicità dell’Ente e avvicinare la figura del suo fondatore ai ceti popolari, attribuendogli origini umilissime.
Alle prime raffigurazioni iconografiche del Beato, negli affreschi che ornano la Sala del Pellegrinaio all’interno dell’antico ospedale senese, si aggiunsero le notizie contenute in una biografia dettagliata, pubblicata nel 1585 dal frate domenicano Gregorio Lombardelli: "La vita del beato Sorore da Siena, fondator del grande ospitale di Santa Maria della Scala in detta sua patria". È proprio in questo volumetto, facilmente consultabile via internet, che ho reperito l’aneddoto cui fa riferimento l’insolito quadro presente in Seminario. Il capitolo VI narra "Come il Dimonio, in forma di Pellegrino, alloggiato una notte nelle stanze di Sorore, l’accusò alla Corte che gli havesse rubbato una borsa con denari, e come restasse confuso, e Sorore giustificato". Secondo la leggenda, il Beato stava per essere incarcerato come ladro, ma prendendo alcune reliquie che portava sul petto e porgendole al demonio, Sorore gli chiese di confermare le sue accuse giurando su di esse. Al che il diavolo non poté più nascondere la propria identità, scomparve "con grandissimo rumore; e lasciò il Giudice pieno d’immondezza ed attoniti gli astanti; e Sorore se ne tornò ai suoi santi esercizij".
Il dipinto sanminiatese rappresenta con vivacità questa scena, che un tempo dovette essere familiare ai sanminiatesi. Sull’abito del Beato si intravede uno stemma a forma di scala sormontata da una croce, distintivo dei frati di Santa Maria della Scala di Siena, che fin verso la fine del Settecento gestirono l’omonimo ospedale dei "gettatelli" di San Miniato.

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