selfie papa

EDITORIALE - Il Sinodo Generale dei Vescovi (3-28 ottobre) sul tema: «I giovani, la fede e il discernimento vocazionale» e l’incontro di Francesco con i giovani italiani che giungeranno a Roma l’11 e il 12 agosto da tutte le diocesi d’Italia per pregare insieme in vista del Sinodo dei Giovani di ottobre, si stanno avvicinando.Queste scadenze sembrano ancora lontane ma sono alle porte e già riunioni, incontri, confronti si sono svolti e si stanno svolgendo in tutte le diocesi d’Italia come preparazione per questi due importanti eventi, che non sono riservati ai giovani dichiarati cattolici ma per tutti, poiché evidenzieranno le problematiche non indifferenti che «la gioventù» incontra in questo momento assai tormentato a livello religioso, sociale e politico.

«È una grande occasione, afferma il nostro vescovo Andrea, occorrerà però vigilare, perché non si trasformi in un parlarsi tra vescovi sul tema dei giovani».
Un invito diretto ai giovani, poiché devono essere loro stessi a parlare, a chiedere, ad urlare, ad invocare, ad interrogare la Chiesa: «Ascoltate innanzitutto voi giovani, che cercate una risposta capace di dare senso alla vostra vita. Qui nella Chiesa, la potete trovare, afferma Papa Giovanni Paolo II°. È una risposta esigente, ma è la sola pienamente appagante. In essa sta il segreto della gioia vera e della pace».
Papa Francesco, nella sua obiettività oggettiva nell’affrontare le difficoltà della vita di oggi, pone un problema di cui i giovani, molti dei quali, ne sono vittima.
Afferma ai presenti nell’incontro del 15 maggio con la diocesi di Roma nella basilica di san Giovanni: «C’erano tantissimi giovani, facevano chiasso, chiasso. Erano contenti di vedermi, ma pochi davano la mano, la maggior parte stava al telefonino su: "foto, foto, selfie selfie!". La loro realtà è quella, quello è il mondo reale, non il contatto umano. E questo è grave. Sono giovani virtualizzati. Il mondo delle comunicazioni virtuali è buono, ma quando diventa alienante ti fa dimenticare di dare la mano, ti fa salutare al telefonino».
Papa Francesco lancia un allarme: la superficialità, piena di esteriorità, sostituisce la stretta di mano che è l’atto più concreto, più impegnativo, più condiscendente verso colui che te la porge.
Il gesto di porgere e stringere la mano, come forma di saluto, di stima, di fiducia, può dirci molto sul nostro interlocutore e sul tipo di relazione che predilige.
Occorre però, possedere fermezza, decisione, sicurezza, volontà. Queste qualità non costituiscono forse le virtù che consentono alla persona, non soltanto di compiere atti buoni, ma di dare il meglio di sé?

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