SAN MINIATO - Lo scorso 26 maggio ha avuto luogo a Piacenza la beatificazione di suor Leonella Sgorbati, missionaria della Consolata uccisa, il 17 settembre 2006 a Mogadiscio, vittima dell’odio islamista nelle giornate delle strumentalizzazioni sulle parole pronunciate da Benedetto XVI a Ratisbona. Sulle labbra della martire, in punto di morte, sono risuonate le parole «Perdono, perdono, perdono». Un vero e proprio testamento spirituale che è divenuto la sua eredità più preziosa.

Insieme a suor Leonella anche un somalo musulmano, Mohammed, sposo e padre di quattro figli, ha versato il sangue nel tentativo di salvarla. Suor Leonella e Mohammed sono stati così accomunati nel dono della vita.
La suora 65enne, originaria della provincia di Piacenza, aveva passato in Africa 36 anni, vissuti all’insegna del bene compiuto senza far rumore e dell’impegno per la riconciliazione. A noi della Diocesi di San Miniato è particolarmente caro il suo legame con mons. Paolo Ghizzoni, nostro vescovo dal 1969 fino all’anno della sua morte, il 1986. Questo legame era nato il 9 dicembre 1940, quando l’allora giovane parroco di Rezzanello di Gazzola (Piacenza) battezzò una bambina di nome Maria Rosa, della quale seguì la prima formazione religiosa. Fu ancora mons. Ghizzoni, diventato vescovo ausiliario di Piacenza, a scrivere la lettera di presentazione per la giovane figlia spirituale quando questa si rivolse all’Isitituto della Consolata di Torino nel 1962 per diventare missionaria.
È emerso, in seguito a ricerche d’archivio svolte a San Miniato da mons. Idilio Lazzeri, che il rapporto epistolare tra la suora piacentina e il vescovo continuò anche dopo il 1972, quando suor Leonella aveva raggiunto il Kenya.
Ora che suor Leonella Sgorbati è stata elevata alla gloria degli altari, la Chiesa di San Miniato ricorda con gioia ancora più grande il legame spirituale che ha unito la martire a un vescovo tanto amato dal popolo della nostra diocesi.