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ISOLA - Si è svolta domenica 4 Ottobre, festa di San Francesco, nella Parrocchia di Isola – Roffia la 10 Giornata Diocesana per la custodia del creato. La Manifestazione organizzata dalla Parrocchia in collaborazione con l’Ufficio Diocesano per l’ecumenismo, il dialogo interreligioso e la salvaguardia del creato e la Coldiretti locale, ha avuto, come filo conduttore, riflessioni sull’Enciclica di «Papa Francesco» laudato sii.
E iniziata nella Chiesa di San Donato a Isola, con la celebrazione della Santa messa animata dal coroinsieme che ha eseguito canti particolarmente appropriati alla giornata.
Il cattivo tempo non ha permesso lo svolgimento dell’intero programma, dove era previsto un sentiero di riflessione una passeggiata nella campagna locale fino ad arrivare al Mulino di Capocavallo, ancora azionato dalla forza dell’acqua del fiume Elsa, ed ha fortemente limitato il successo dello stand della Coldiretti con vendita di prodotti locali.
Dopo il pranzo insieme, i partecipanti (oltre 50) si sono divisi in quattro gruppi per riflettere e confrontarsi sui punti dell’Enciclica precedente individuati da Padre Albino, quali deterioramento della qualità della vita umana e degradazione sociale.
CALAMBRONE - Lo scorso 13 Settembre ricorreva il 60° anniversario dalla posa della prima pietra della «Stella Maris» benedetta allora da mons. Felice Beccaro, vescovo di San Miniato. È infatti del 1945 la fondazione della sede diocesana della Pontificia Opera di Assistenza (POA), particolarmente dedita all’infanzia, da parte di mons. Cosimo Balducci, già presidente del «Ricovero di Mendacità» di San Miniato (oggi Casa di Riposo “Del Campana Guazzesi”), in seguito parroco di San Michele e Santo Stefano in San Miniato.
E nell’immediato dopo guerra gravi erano le condizioni economiche e sociali sopratutto per quella fascia di popolazione costituita da contadini, mezzadri, braccianti e manovali, alla quale andava aggiunta anche tutta quella schiera di manodopera mal retribuita che lavorava nel ’pubblico’ di allora: comune, ospedale, scuola, poste, catasto, che percepiva dei salari che erano rimasti del tutto inadeguati dopo l’inflazione galoppante nell’immediato dopoguerra.
Ed è proprio con i primi anni ’50, che la POA inizia a prendersi cura e a organizzare le vacanze estive per i bambini delle famiglie più disagiate. Bambini che soffrono di malnutrizione, di varie forme di bronchite dovute ad abitazioni umide e malsane, all’abbigliamento spesso inadeguato al clima invernale, alle case prive di una qualsiasi forma di riscaldamento, all’assenza di servizi essenziali quali acqua corrente, gas e talvolta anche di luce.
SAN MINIATO - Appena l’amministratore Diocesano ha dato lettura del nome e della provenienza del vescovo eletto di San Miniato, «mons. Andrea Migliavacca del clero della Diocesi di Pavia», subito i presenti nella Sala del trono hanno dimostrato stupore per l’arrivo da fuori regione. Non è la prima volta però, e così abbiamo deciso di parlare di quei presuli (e sono diversi) che da fuori Toscana sono stati chiamati per guidare la nobile città samminiatese e la giovane Diocesi.
Pavia fa immediatamente pensare all’amministratore apostolico che prese in mano le redini della Diocesi dopo l’abbandono del Beato Del Corona nell’agosto del 1907: il cardinale Pietro Maffi, originario di Corteolona, che era stato nominato arcivescovo di Pisa già nel 1903, ma che aveva origini pavesi e a Pavia aveva rivestito incarichi molto importanti, tra cui proprio il rettorato del Seminario vescovile pavese, come il nostro vescovo eletto.
Il secolo scorso, per esempio, ha regalato ben quattro pastori provenienti da fuori Regione e tutti dal nord Italia. In successione ricordiamo, a partire da quelli a noi più vicini: mons. Edoardo Ricci, originario di Pignona di Sesta Godano, vescovo dal 1987 al 2004; mons. Paolo Ghizzoni, del clero di Piacenza vescovo dal 69 all’86, e mons. Felice Beccaro, proveniente da Grognardo d’Acqui vicino Asti, vescovo a San Miniato dal 1947 sino alla morte avvenuta nel 1969.
SAN MINIATO - Cercherò di essere annunciatore e segno della misericordia di Dio». E’con queste parole che don Andrea Migliavacca, vescovo eletto di San Miniato, si è rivolto alla Diocesi nel suo primo saluto.
Don Andrea, 48 anni, viene da Binasco (PV) dove è cresciuto e ha mosso i primi passi nella vita cristiana e nella vocazione sacerdotale.
Un cammino che lo ha portato oggi ad essere il più giovane vescovo italiano. Entrato nel Seminario diocesano nel 1986, ha completato gli studi in preparazione all’ordinazione sacerdotale, che ha ricevuto il 27 giugno 1992. Dal 1992 al 1996 è stato alunno del Pontificio Seminario lombardo in Roma e ha conseguito la laurea in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Gregoriana nel 1996.
Dopo molte esperienze e incarichi di responsabilità in diocesi di Pavia, specialmente all’interno del tribunale ecclesiastico regionale e nel campo della pastorale giovanile, con l’Azione Cattolica e gli scout, si accinge a fare il suo ingresso a San Miniato che da un anno esatto attende il suo Pastore.
«Carissimi fratelli, sorelle della diocesi di San Miniato,
la sorpresa e lo stupore sono sentimenti, credo, che in questi giorni ci accomunano.
Sorpresa e stupore per me, nell’apprendere la scelta di papa Francesco di nominarmi vescovo, vostro vescovo. Al papa va la mia gratitudine, per la fiducia che così esprime nei miei confronti.
Sorpresa e stupore per voi che accogliete un nuovo pastore con una storia e un volto non ancora conosciuto.
E’ con questi sentimenti, nel cuore, insieme alla fede che accompagna e indirizza sempre e in particolare nei momenti importanti della vita, che per la prima volta mi rivolgo a voi.
Esprimo anzitutto il mio saluto a s. ecc. mons. Fausto Tardelli che per voi è stato negli scorsi anni vescovo, pastore buono e fedele e a mons. Morello Morelli che in questi ultimi dieci mesi ha guidato sapientemente la diocesi. Con loro saluto tutti i presbiteri, i religiosi e le religiose, i diaconi e i seminaristi. Il mio saluto va a tutti voi, fedeli della diocesi, alle famiglie, ai giovani, agli ammalati, agli anziani, agli ultimi, alle autorità e a quanti svolgono diverse forme di servizio per la comunità.
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