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FUCECCHIO - Nel descrivere la realtà quotidiana non capita spesso di raccontare una buona notizia. La famiglia, ad esempio, che viene spesso presentata in una luce negativa, a causa dei tanti fatti di cronaca nera riguardanti violenze domestiche e altri orrori, è soprattutto quella foresta che cresce senza far ruomore e che rappresenta il vero cuore della società.
Nella fretta di tutti giorni ci dimentichiamo di fermarci a descrivere quei piccoli ma importantissimi episodi che si svolgono all’interno delle famiglie e che hanno quasi del miracoloso. Non nel senso «sovrannaturale» del termine, ma di una semplicità che disarma e ci ricorda il valore di gesti semplici eppure straordinari.
Per questo vogliamo dare spazio alla storia di Federico e Giulia, fratello e sorella originari di Fucecchio (nella foto). La loro famiglia è molto conosciuta in paese perché ha gestito per anni alcuni dei bar più frequentati del centro. Entrambi i giovani della famiglia Marchi vivono la loro vita in serenità assieme ai loro congiunti.
DALLA DIOCESI - Momenti di commozione, in tutta Italia e in molti luoghi della Toscana, per le iniziative legate alla commemorazione dell’ingresso in guerra dell’Italia, il 24 maggio del 1915. Come giornale diocesano abbiamo iniziato da tempo un percorso di riscoperta di quegli anni con tutta una serie di articoli relativi alle iniziative svoltesi nelle varie parrocchie per ricordare degnamente i morti nel conflitto e tutti quei giovani non rientrati più nelle famiglie di provenienza, soprattutto con la rubrica «i rintocchi della memoria».
Vogliamo iniziare oggi un nuovo spazio di approfondimento, che avrà cadenza mensile, nel quale ricorderemo alcune figure di sacerdoti diocesani che hanno preso parte attiva al conflitto bellico. La rubrica si chiamerà «preti soldato» e servirà a presentare la biografia di quei sacerdoti, alcuni giovanissimi che spesso non avevano terminato nemmeno gli studi in seminario, che erano stati chiamati in un contesto di guerra; loro che per vocazione sono invece chiamati da Gesù Cristo ad essere portatori di pace e di amore.
SAN MINIATO - Un uomo, un santo, un vescovo che come priorità aveva la cura delle anime, la salvezza di tutte le sue pecore». Con queste parole il prof. Parente, biografo ufficiale del beato, ha dipinto mons. Del Corona nel corso del convegno scientifico promosso dalla Diocesi di San Miniato in collaorazione con la facoltà teologica dell’Italia Centrale, svoltosi lo scorso 15 maggio a Palazzo Grifoni.
«Mons. Del Corona è stato un vescovo dallo stile tridentino – ha affermato Parente – quindi molto attento alla cura pastorale della sua Diocesi. Mons. Del Corona infatti è stato un attento pastore per i fedeli di San Miniato». Il ritratto del beato è stato arricchito dalle parole di Padre Giovanni Roncari, docente di storia ecclesiastica, che ha approfondito il contesto storico nel quale Del Corona diventò vescovo, sottolinenado le problematiche della chiesa del tempo, soprattutto nei rapporti con la società civile della Toscana della seconda metà dell’Ottocento.
Soddisfazione per l’amministratore diocesano e per gli organizzatori del convegno.
Presenti tutte le autorità cittadine e anche alcune rappresentanti delle Suore Domenicane del Santo Spirito, fondate dal Beato Pio Alberto Del Corona.
GALLENO - Un grande evento si prepara già da mesi nella nostra Unità pastorale, che comprende le Parrocchie di Galleno-Pinete e Querce, Staffoli, Orentano e Villa Campanile: l’arrivo della Madonna Pellegrina di Fatima, quale occasione di grazia e rinnovamento spirituale per tutti, che resterà con noi per due settimane, sostando in tutte le Chiese delle nostre Parrocchie. La Madonna Pellegrina rimarrà nell’ Unità Pastorale dal 24 maggio al 6 giugno. Durante questo periodo ci saranno anche alcuni incontri molto interessanti. Il primo si svolgerà il 27 maggio, a partire dalle 21,15 e vedrà ospite padre Francesco Bamonte, esorcista, che ci parlerà di magia e occultismo. Il secondo evento avrà luogo le sera del 28, nel corso del quale ospiteremo il movimento delle famiglie cristiane pro vita, con le relazioni della dr.ssa Paola Biondi e Francesca Matteucci .
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DALLA DIOCESI - L'origine della cosidetta Madonna Pellegrina, cioè dell’uso di portare l’immagine, statua o dipinto, della Beata Vergine Maria nelle chiese di un determinato territorio, si inserisce nel rifiorire in maniera veramente ampia, del culto mariano a partire della fine del secolo XIX fino ai nostri giorni. Tuttavia l’uso di portare immagini sacre, specialmente della Madonna, in luoghi diversi dalla loro abituale dimora è più antico. Per rimanere in Toscana, si può citare l’uso di portare in Firenze della Madonna dell’Impruneta in determinate e gravi circostanze, come pestilenze, inondazione dell’Arno e simili calamità. Pare che dal 1350 al 1740 siano avvenute 67 traslazioni. Non è ancora la Madonna Pellegrina, ma può costituire un valido anticipo in quanto sottolinea un aspetto ripreso dal pellegrinaggio di Maria e cioè la sua materna e potente intercessione.
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