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DALLA DIOCESI - Eccellenza reverendissima, tra qualche giorno, non sappiamo ancora quando, conosceremo la sua identità e inizierà il percorso che la porterà alla guida della nostra Diocesi. Non nascondiamo che c’è tanta attesta non solo nella comunità ecclesiale ma più in generale in tutta la collettività, che sarà felice di accogliere un successore degli Apostoli che rappresenti per tutti una guida, che con la forza della parola di Cristo ci aiuti a superare il qualunquismo, le banalità e una visione troppo spesso superficiale della nostra realtà locale. Questo territorio, eccellenza, è ricco di opportunità, di bellezze storico-artistiche e naturali, esempio di attaccamento e dedizione al lavoro. Ma, al tempo stesso, è una comunità che vive alcuni gravi problemi. Uno e primo fra tutti la mancanza del lavoro, soprattutto per i giovani. Una drammatica realtà pressoché ignorata da tutti. Dovremmo sentire la necessità di andare realmente a vedere quale tipo di futuro stiamo preparando, quali tipi di attenzione e di progetti proponiamo a coloro che dovrebbero essere il primo motore di sviluppo della società.
Leggi tutto...CERRETO GUIDI - Quando si dice «meglio avere tanti santi in Paradiso!». E Cerreto Guidi non può davvero lamentarsi. Stiamo parlando del singolare caso del borgo mediceo dove la scorsa settimana, ma per consuetudine che risale a tempo immemorabile, le scuole e gli uffici comunali sono rimasti chiusi per la «festa del Santo patrono» il giorno dopo la pasquetta. Appena vista la targa di chiusura sulla vetrina di un piccolo studio medico, ho iniziato una breve ricerca su questo culto, e sulla tradizione di festeggiare, il giorno successivo il lunedì dell’Angelo, san Vincenzo Ferreri. Come ogni piccola ricerca, anche questa è iniziata dalla raccolta di ricordi e di testimonianze popolari, di persone anziane, che hanno vissuto e vivono a Cerreto da molti anni. I loro ricordi, non per niente vaghi, affondano alla fine dell’Ottocento. Erano i nonni a portare sin da piccoli i piccoli bambini, dopo la pasquetta, al seguito della processione con la statua di san Vincenzo, per la tradizionale benedizione della campagna. Un rito molto comune in zone a prevalenza agricola, comune anche il periodo – in prossimità cioè dell’inizio della primavera, quando i campi iniziano a rifiorire e regalare frutti - ma che nessun anziano del luogo sa collegare all’agiografia del santo, Vincenzo Ferreri, che non è proprio ricordato come protettore delle campagne. Per le campagne e i boschi si ricordano san Biagio o tutt’al più san Martino di Tours.
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SAN MINIATO - L'anno scorso l’Istituto del Dramma Popolare di San Miniato dedicò la sua attenzione, primo in Italia, al fenomeno sempre più diffuso nel nostro Paese degli attori-autori-narratori, performers teatrali specializzati in monologhi scritti da loro stessi; e invitò esponenti di varie e diverse tendenze a un convegno-colloquio, al quale parteciparono cinque specialisti famosi quanto originali come Moni Ovadia, Lella Costa, Laura Curino, Saverio La Ruina e Bruno Gambarotta. Il confronto fu estremamente vivace e interessante, e il successo anche presso il pubblico fu tale, da stimolare gli organizzatori a continuare, sempre sperimentalmente, sulla stessa strada.
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DALLA DIOCESI - Un argomento molto delicato e dibattuto in campo medico ed etico è senza ombra di dubbio quello del “fine vita” , che comprende molti temi delicati come l’eutanasia, l’accanimento terapeutico, il testamento biologico.
Su queste tematiche abbiamo parlato col dr. Sergio de Cesaris presidente AMCI a San Miniato. De Cesaris, nell’intodurre la problematica delle malattie terminali ha fatto riferimento al convegno sulle cure palliative che si svolse a San Miniato nell’Ottobre 2013: «Le cure palliative sono rivolte a pazienti colpiti da una malattia che non risponde più a trattamenti specifici e la cui diretta evoluzione è la morte; il loro principale obiettivo è quello di dare senso e dignità alla vita del malato fino alla fine, alleviando prima di tutto il suo dolore e aiutandolo con un concreto sostegno psicologico e spirituale».
SAN MINIATO - La polemica sullA rimozione delle lapidi dalla facciata del muncipio di San Miniato ha infuocato nei giorni scorsi gli animi e le pagine dei giornali locali. Il sindaco di San Miniato manifestò per la prima volta l’intenzione di rimuovere le due lapidi che riportano le due diverse ricostruzioni dei tragici fatti del 22 luglio 1944 circa un anno fa. La prima lapide (quella che atrribuiva la responsabilità della strage ai “tedeschi”) fu scritta da Luigi Russo, e fu affissa nel 1954, nel decennale della tragedia, inaugurata da Ferruccio Parri del Partito d’Azione. La seconda lapide fu scritta da Oscar Luigi Scalfaro nel 2007, affissa accanto alla prima a seguto delle risultanze storiche e giuridiche che attribuirono alle forze alleate il colpo mortale che distrusse la vita di quelle 55 vitime innocenti.
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