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IN TV - Trentotto minuti che filano via veloci come un treno. Temi alti, trattati con semplicità e grazia: «Giovani, cosa cercate nel vostro cuore?». È un piacere che rinfranca mente e cuore, ascoltare l’intarsio degli interventi del vescovo Andrea, del professor Franco Nembrini, di Gigi de Palo - presidente del Forum Nazionale delle Associazioni Familiari - e di Matteo Becucci, 25 anni di Lari, neolaureato in architettura, con un file aperto sul senso da dare alla propria vita.

La puntata di «Siamo Noi» andata in onda su Tv2000 il 9 maggio scorso, si apre con le parole del Papa: «I giovani che non cercano nulla, non sono giovani, sono in pensione, sono invecchiati prima del tempo».
Ciò che si sa dei giovani, in termini sociologici e statistici, spesso impedisce autenticamente di conoscerli. Da mesi, proprio per volontà esplicita del pontefice, la Chiesa si sta impegnando a superare stereotipi e cliché. L’obiettivo è piazzare le tende da campo direttamente nel loro territorio.
Il nostro vescovo vorrebbe che il Sinodo di ottobre si interrogasse sui modi, i tempi e i luoghi in cui la Chiesa può creare occasioni di ascolto per i giovani del nostro tempo. Invitato a parlare della sua personale vocazione, monsignor Migliavacca ha confidato che la sua è stata una vocazione per «contagio» compiutasi nella «normalità» della vita di parrocchia e di paese a Binasco. Una vocazione che ha avuto una prima robusta radice in famiglia. Ha raccontato dell’oratorio, frequentato nell’età delle scuole medie, inizialmente per divertimento e poi con crescente senso di consapevolezza ecclesiale. Il «contagio» è stato invece quello trasmesso da sacerdoti che rimandavano il bello che c’era nella loro vita. Un’autentica miccia che ha dato fuoco alle polveri nel cuore del giovane Andrea.
Il vescovo ha voluto con sé in trasmissione Matteo, che racconta come dopo la laurea non fosse tutto chiaro: «Avevo delle domande grandi. Ho scelto di fare il Cammino di Santiago che a sua volta ha generato altre domande». Confida di aver vissuto momenti in cui il desiderio di riempire l’horror vacui dell’assenza di risposte si era fatto irresistibile. Poi, ultimamente, ha scelto di far pace con questa condizione di incertezza. La conduttrice è lusingata, chiede a Migliavacca perché ha voluto portare proprio questo giovane larigiano in trasmissione. Bella e asciutta la risposta: «Un amico così aiuta il vescovo. Insegna sempre qualcosa, camminare con chi ha delle domande e non delle certezze». Poi tiene ad aggiungere quanto sia decisivo camminare accanto ai ragazzi, esserci nei momenti di dubbio e nelle cadute.
C’è chi vive l’illuminazione di un momento, che mette di colpo di fronte all’evidenza, riscattando anni di non senso, e chi invece si misura con percorsi più analitici, condotti pedinando la scia di un significato da trovare. Ragionare sulla sete d’infinito che i ragazzi si portano dentro è un lavoro da speleologi, è un calarsi nelle profondità per rintracciare l’originario bacio che Dio ha dato all’anima della persona.
L’auspicio in finale di trasmissione è semplice e trasparente e viene proprio dal nostro vescovo: «Che il Sinodo possa essere una risonanza delle buone prassi verso i giovani che nella Chiesa già esistono. Occorrerà però vigilare perché non si trasformi in un parlarsi tra vescovi sul tema dei giovani. È una grande occasione», ne potrebbe scaturire davvero un mondo nuovo.