Valserena1

PASTORALE FAMILIARE - Sabato 12 maggio, dalle 15, si è svolta a Guardistallo, presso il Monastero cistercense di Nostra Signora di Valserena, l’ultima conferenza programmata per l’anno pastorale 2017-2018 dall’Ufficio per la pastorale familiare della diocesi di San Miniato: un incontro fuori diocesi - il Monastero è ubicato, infatti, nella diocesi di Volterra - animato dalle monache trappiste e in particolare da suor Patrizia, che nella sua relazione ha cercato di cogliere le caratteristiche, le differenze e similitudini tra la spiritualità familiare e quella monastica.

L’incontro ha affrontato, quindi, un tema che, nella sua profondità e semplicità, dovrebbe essere caro ad ogni famiglia cristiana: «Un vincolo abitato dall’amore divino - Crescere nella spiritualità familiare».
Suor Patrizia ha articolato l’incontro su quattro punti fondamentali, facendo stretto riferimento alle esortazioni apostoliche di Papa Francesco «Amoris Laetitia» e alla recente «Gaudete et exsultate». Nel primo filone tematico suor Patrizia ha preso in esame il modo in cui «Amoris Laetitia» presenta la spiritualità familiare, a cui è dedicato il Capitolo IX. La spiritualità familiare è il punto di arrivo della vita della famiglia cristiana e nasce e si sviluppa dalla vita concreta, dal vissuto quotidiano. Tutti i fedeli, e in special modo gli sposi, sono chiamati alla santità del quotidiano, della porta accanto, quella accessibile a tutti, che è possibile vivere nelle occupazioni, nelle gioie e nelle tribolazioni di ogni giorno, nella famiglia e fuori di essa. Ciò richiede lasciare spazio libero all’azione dello Spirito Santo nella nostra vita: la spiritualità della famiglia, allora, non può che nascere dalla vita familiare e vivere nelle azioni quotidiane, sostenuta dalla grazia del sacramento del Matrimonio.
Suor Patrizia ha poi rivolto l’attenzione alle caratteristiche della spiritualità familiare come emergono dalla «Amoris Laetitia», mettendo a fuoco alcuni aspetti particolari. La spiritualità familiare è innanzitutto una spiritualità di comunione, nasce nella relazione con l’altro e nella comunione familiare, dove abita la presenza del Signore, nel concreto dei gesti degli sposi, delle loro azioni. Dio abita in questa concretezza e genera una comunione tra gli sposi, che è anche riflesso della comunione trinitaria. Allora la spiritualità della famiglia è la spiritualità di questo vincolo abitato dall’amore di Dio, che unisce i coniugi e fa diventare la loro casa il tempio di Dio.
La spiritualità familiare è stata poi presentata da suor Patrizia come una spiritualità «pasquale» che si alimenta, trae forza e vita, dalla preghiera e dalla Eucarestia. In «Amoris Laetitia» Papa Francesco mostra come Cristo illumina tutta la vita della famiglia e permette ai coniugi di affrontare i momenti di serenità e le tempeste in unione con il suo sacrificio sulla croce, nell’amore. Trovare anche solo alcuni minuti di tempo per stare insieme davanti a Cristo e raccontargli di noi, diventa una chiave fondamentale per la forza della famiglia, così come partecipare all’Eucarestia insieme permette di vivere l’alleanza matrimoniale come Chiesa domestica.
Quindi, la spiritualità familiare è presentata in «Amoris Laetitia» come la spiritualità dell’amore esclusivo e libero, dell’appartenenza reciproca. Il desiderio di vivere e rinnovare ogni giorno l’appartenenza al coniuge può essere vissuto o come un possesso dell’altro o invece come un dono di sé all’altro. Vivere come dono reciproco all’altro permette ai coniugi di affrontare un cammino di amore nella libertà: per far questo, però, bisogna prima riconoscere che l’altro appartiene a me perché mi è stato affidato da un proprietario più grande, il Signore. Ogni coniuge è per l’altro, pertanto, segno e strumento della vicinanza del Signore, che è con noi tutti i giorni sino alla fine del mondo.
Ultima caratteristica di rilievo della spiritualità familiare, è quella di essere una spiritualità del prendersi cura dell’altro. Il prendersi cura nasce dalla capacità di contemplare gli altri familiari con gli occhi di Cristo, con il suo sguardo colmo di amore e ciò porta i coniugi a fare della famiglia il luogo di una continua generazione ed apertura alla vita, in ogni sua forma.
Proseguendo nella sua riflessione, suor Patrizia ha invitato gli sposi a riconsiderare ed approfondire la natura ed il senso del Sacramento del Matrimonio cristiano. Riscoprendo ogni giorno, insieme, il Sacramento è possibile radicare in Cristo la vita familiare, permettendo al suo amore di crescere in noi: il matrimonio diviene così un vincolo abitato dall’amore di Dio. L’invito alle famiglie è quello di vivere nella vita concreta ciò che si celebra nella fede, grazie alla riscoperta della grazia del Sacramento del Matrimonio cristiano.
Infine, l’analisi di suor Patrizia si è concentrata sul rapporto tra la spiritualità familiare e quella monastica, analizzando differenze e similitudini tra due diversi modi di vivere la vita nel mondo, prendendo spunto anche dall’ultimo libro della scrittrice Costanza Miriano, «Si salvi chi vuole. Manuale di imperfezione spirituale». Spiritualità familiare e monastica possono essere di riferimento reciproco, e tra le due vocazioni, è possibile individuare una inequivocabile complementarietà ed unità. Entrambi gli stili di vita nascono da una vocazione e, pur con cammini diversi, conducono alla stessa unica meta per tutti: l’incontro con Cristo. La scelta della vita monastica nasce dalla volontà di legarsi a Dio e ad una famiglia più grande, quella delle sorelle monache. Al centro della vita viene posta la presenza di Dio, abitare nella sua tenda, ma questo, in fondo è anche il cammino delle famiglie. La Miriano ha dato come titolo al suo libro «Si salvi chi vuole»: ciò fa riferimento ad una scelta precisa che tutti noi possiamo compiere nelle nostre famiglie, cioè quella di interiorizzare il monachesimo e calarlo nelle nostre esistenze quotidiane, sempre immerse nella imperfezione, nelle difficoltà e nei problemi. Anche a noi è richiesta la totale donazione al totalmente Altro, a Dio, e la nostra regola può basarsi semplicemente sui pilastri tradizionali della vita cristiana. L’importante è trovare il modo di lasciare aperte a Dio porte e spiragli, per permettergli di entrare in noi. Le famiglie, pertanto, possono diventare quel monastero senza fili, il «monastero wifi» che ci permette di rimettere in fila le priorità della nostra vita e rimettere al centro dell’esistenza Dio.
Al termine dell’incontro, i partecipanti hanno preso parte alla recita dei Vespri dell’Ascensione, nella sublime liturgia cantata dalle monache che ha avvicinato tutti, un po’ di più, al cielo.