Il decimo anniversario episcopale del nostro vescovo Fausto in questo maggio 2014 ci da l'occasione di fermarci e fare il . Non certo un semplice bilancio di questi anni perché, come ama spesso ripetere Tardelli, la chiesa non è un azienda né un organizzazione, ma è il corpo di Cristo che cammina e si muove dentro la storia. Lo puoi spiegare quanto vuoi, ma è difficile capirlo, ed ecco perché a poco servono i numeri, le classificazioni per riassumere quello che è successo alla chiesa di San Miniato dal 2004 in poi.
Quando il vescovo veniva ordinato nella basilica di San Frediano a Lucca la Chiesa era ancora guidata da Giovanni Paolo II e molte delle vicissitudini che hanno attraversato il mondo ecclesiale in questa decade erano ancora lontane. Il mondo non conosceva ancora la svolta dei social network e dell'era digitale, del relativismo e della crisi economica. In quel contesto il vescovo ereditava una Diocesi che avrebbe dovuto affrontare molti cambiamenti importanti: primo fra tutti la mondializzazione del suo clero, la necessità di riorganizzare il territorio adeguandolo alle nuove esigenze pastorali, oltre a dare le gambe ai risultati del Sinodo convocato e concluso sotto l'episcopato di Ricci. Anche il territorio cambiava progressivamente volto e presentava nuovi drammi: quello della disoccupazione e della difficoltà dei principali comparti produttivi, quello della immigrazione e della necessaria nuova fase di apertura all'altro e di predisposizione all'accoglienza, quello della diffusione di quella cultura relativista e dello scarto, che, negli ultimissimi anni, sembra dominare la società, anche a livello locale. Dieci anni ˗ non si può negare ˗ che hanno visto una larga diffusione di un certo scetticismo e un allontanamento dei fedeli, soprattutto giovani, dalla chiesa, a cui il vescovo ha cercato di dare risposta con un'attenzione particolare. I ragazzi e le ragazze di San miniato non sono mai stati dimenticati nelle lettere pastorali, nelle omelie, nelle riflessioni e nelle azioni del Presule, a partire dal primo intervento dell'ottobre del 2004.
Non per incensarlo,ma perché è un fatto, in questi anni abbiamo sperimentato la vicinanza di questo Pastore, che ama profondamente la gente di questa terra. L'abbiamo provata con mano, ad esempio, nel corso della visita pastorale: un tour di 4 anni, dal 2007 al 2010, che ha portato il vescovo nelle comunità parrocchiali, a contatto con la gente, con il mondo delle associazioni, con le istituzioni. L'abbiamo sentita nelle sue parole di incoraggiamento, sia per i laici che per i sacerdoti, a non abbandonare mai quella speranza che deriva dalla fede in Cristo Risorto. Il motto di Tardelli,in spe fortitudo, risuona oggi più attuale che mai, e ci fa guardare avanti con fiducia verso l'orizzonte, come le sentinelle del mattino che chiamava a sé San Giovanni Paolo II, ben oltre quelle grigie che oggi ci sorvolano.