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SAN MINIATO - L’estate si avvicina e con essa sono ai nastri di partenza anche gli storici campi scuola dell’Azione Cattolica che da oltre 50 anni rappresentano la più longeva e partecipata proposta formativa per bambini, giovani e adulti.«Un anno particolarmente felice – afferma don Tommaso Botti, assistente diocesano Acr – perché a sole due settimane dall’apertura delle iscrizioni i campi sono già quasi esauriti».

Un vero successo di iscrizioni...
«Sì, ad oggi ci sono oltre 100 iscrizioni, i quattro campi si stanno riempiendo velocemente. Devo dire che per noi non è una novità».

In che senso?
Con un pizzico di orgoglio mi sento di dire che ce lo aspettavamo. Nel corso di tutto l’anno pastorale l’équipe Acr ha lavorato molto bene, contando sull’aiuto e la collaborazione del settore giovani e con un contributo importante da parte dei seminaristi. Quando c’è un lavoro importante nel corso dell’anno credo sia giusto aspettarsi di raccogliere i frutti, anche se tutto ci è donato dal Signore.

Durante l’anno ci sono state molte iniziative. C’è stata partecipazione delle parrocchie?
Sì, in effetti le parrocchie hanno risposto positivamente alla proposta Acr. Penso a Castelfranco, Santa Maria a Monte, La Scala, Galleno, Stabbia, per citarne alcune, hanno fatto la scelta di uscire e partecipare a iniziative diocesane.

Qual è il tema scelto per i campi 2016
«Quest’estate il protagonista delle attività sarà Giuseppe “Il re dei sogni”. Trovo interessante che i ragazzi e gli educatori si confrontino con questo personaggio biblico così particolare e suggestivo, ma soprattutto che abbiano modo di confrontarsi con l’Antico Testamento, in modo così importante per ogni cristiano.

Quest’estate che si preannuncia positiva per l’Acr, può essere il trampolino di lancio per le attività dell’autunno?
Spero di sì. Credo in particolare sia importante aspettarsi sempre di più una collaborazione tra tutti i settori dell’Ac, in particolare penso al settore adulti che riveste una grande importanza nell’associazione e che per tanti motivi non ha avuto la possibilità di collaborare appieno delle sue potenzialità.
Mi piacerebbe insieme fare delle proposte, iniziative, ma soprattutto vivere in comunione, che non è una cosa scontata.

Crede che la proposta dell’Ac possa essere una proposta vincente per richiamare i giovani della diocesi?
Penso che a livello diocesano, come forma di evangelizzazione, sia una delle più importanti. Non certo la sola, ma credo che a livello educativo sia una delle più solide.

Il 29 maggio ci sarà una cena di beneficenza per contribuire alla raccolta fondi per la manutenzione della Casa di Gavinana. Che tipo di necessità ci sono?
Credo che al di là delle cose materiali che occorrono, credo che la casa vada vissuta, in comunione. Che tutti i settori possano collaborare insieme. Vorrei dire che è necessario pregare il Signore perché ci dia la forza di salire su quel monte per poi scendere ed evangelizzare.
Le cose materiali per me sono in secondo piano, è la voglia di condividere che resta.

ll Papa si è rivolto a voi sacerdoti. Lei come giovane prete come interpreta le sue parole?
«Credo che in coscienza, seguendo la Chiesa, ognuno debba vivere il vangelo e la sua vocazione come meglio riesce, con la forza che ci viene concessa. Penso di vivere questo appello nella semplicità, sapendo che siamo nelle mani di Dio».