13731868 1580544528912224 3298379630211064779 o

L'orrore di Nizza è ancora nei nostri occhi. Il pensiero che una bella festa su un lungomare bellissimo, in una sera d’estate, possa trasformarsi in una carneficina senza pietà ci pietrifica e mette in discussione molte delle nostre certezze. Questo attentato, rispetto ai precedenti, sembra aver avuto un impatto diverso sull’opinione pubblica internazionale e tra la gente si inizia a discutere animatamente di un problema che all’improvviso è diventato più vicino e tangibile. Accanto alla paura si fa strada la consapevolezza, o la percezione, che nessuno di noi è al sicuro. D’altro canto, com’è possibile fermare un pazzo o un gruppo di fanatici che in qualsiasi posto del mondo hanno deciso, per ragioni a noi sconosciute, di portare morte e terrore, senza alcuna logica e senza uno schema preciso se non quello dell’odio cieco e disumano? Spaventa anche la folle lucidità mostrata dai terroristi nella scelta degli obiettivi e nella comunicazione, che sembra avere un’efficacia dirompente. Si tratta di qualcosa di studiato e accuratamente pianificato. Queste persone non sono in preda a un raptus momentaneo, il loro odio per la società in cui vivono, e in cui anche noi viviamo, è talmente radicato che tutta la loro esistenza e la loro stessa morte è finalizzata alla sua destabilizzazione.


Riportare sempre la natura del problema alla dimensione religiosa è estremamente sbagliato. Qui la religione c’entra ben poco.
Il problema è culturale. Che differenza c’è fra le stragi naziste, la shoah, i genocidi operati dalle potenze coloniali e il terrorismo islamista? E’ sempre la stessa storia di odio, che contrappone diverse culture e modelli di vita, tradizioni, storie differenti, a scatenare le grandi e piccole guerre che insanguinano l’umanità. Ecco perché il Santo Padre insiste nell’aprirci gli occhi e nell’invitarci a non essere indifferenti verso quello che sta accadendo in un’altra parte del mondo. Lo stesso male che noi vorremmo estirpare, cioè il terrorismo che ci impaursice e ci provoca, è quello che altrove toglie alle persone il diritto alla vita e a uno sviluppo nella libertà e nella pace. Il Papa ci ricorda che tutti siamo chiamati a coesistere pacificamente nella casa comune e che cedere alla paura del diverso porterebbe l’umanità sempre più verso quella "terza guerra mondiale a pezzi" di cui Francesco denuncia da tempo le avvisaglie.