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A fianco dei giovani

di Emanuele Salassa

Pochi mesi fa festeggiavamo tutti insieme i suoi dieci anni di episcopato ed ora mancano solamente pochi giorni al saluto con cui lascerà la guida del popolo di Dio sanminiatese. La Diocesi di Pistoia lo attende e, quando il Papa chiama, bisogna rispondere, anche se, umanamente, il distacco porta con sè sempre un po’ di dispiacere.
A mons. Tardelli siamo sinceramente affezionati in questi anni!
Quando io abitavo ancora a Torino, percepivo il Vescovo come una figura imponente, vigilante ma lontana. Presente, certamente, ma che compariva raramente e che quindi, in cuor mio, non pensavo potesse avere troppa considerazione di me.
San Paolo Apostolo, nella Lettera agli Efesini sulla Missione Pastorale dei Vescovi nella Chiesa ci ricorda che essi sono stati posti dallo Spirito Santo e «succedono agli apostoli come pastori delle anime». E proprio così, Mons. Tardelli mi ha fatto sperimentare, per la prima volta, la presenza di un Pastore buono, pronto ad ascoltarti ed a consigliarti sempre. Il triennio nella pastorale giovanile diocesana ha regalato a me e a tutti i giovani sanminiatesi momenti forti ed intensi che rimarranno indelebili nelle nostre menti e nei nostri cuori. Chiamandolo a Pistoia, il Signore lo innesterà in una realtà nuova, desiderosa da subito di sentirsi, dopo tanti mesi, nuovamente accudita e guidata.
Certo che, con il suo Sostegno, saprà valorizzare tutto il buono che lo circonderà e saprà resistere a tutte le avversità e le prove che la vita quotidiana mette davanti agli occhi.
La Diocesi di Pistoia è divenuta ormai “la porzione del gregge del Signore che Gli è stata assegnata”. Noi giovani siamo sicuri che Mons. Fausto Tardelli saprà svolgere appieno il Suo ufficio apostolico come «testimone di Cristo al cospetto di tutti gli uomini, interessandosi – come dice San Paolo – non solo di coloro che già seguono il Principe dei pastori, ma anche di quelli che in qualsiasi maniera si sono allontanati dalla via della verità, oppure ignorano ancora il Vangelo di Cristo e la sua misericordia salvifica».
Con noi tutto questo lo ha compiuto ed abbiamo ottimi motivi per credere che, con l’aiuto di Dio e della Mamma Celeste, saprà condurre con saggezza ed umiltà anche il popolo pistoiese che lo attende a braccia aperte.
Grazie di cuore Eccellenza, a presto!»

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SAN MINIATO - Domenica 21 Settembre presso la Chiesa Cattedrale di San Miniato, ha preso il via con la consueta solenne celebrazione, l’anno pastorale 2014/15. Una processione del Vescovo Mons. Fausto Tardelli con i seminaristi e i sacerdoti della diocesi accompagnata dal canto “Cielo nuovo è la tua parola” ha animato i cuori dei fedeli tra cui catechisti, membri di consigli pastorali e responsabili parrocchiali. S.E. mons. Tardelli ha presiedeuto la celebrazione eucaristica, ricca di momenti e simboli significativi: uno fra tutti la consegna del Libro della Parola ai catechisti che si sono offerti per le letture: «A voi catechisti – ha detto il vescovo – a voi che accompagnate famiglie e adulti nel loro cammino di fede, mettiamoci insieme all’ascolto di Dio che ci parla, per essere suoi porta parola verso i fratelli».

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SAN MINIATO - Incontriamo Gesù - Orientamenti per l’Annuncio e la Catechesi in Italia" è il tema del 43° Convegno diocesano catechistico che si terrà il 28 e 29 agosto p.v. presso il Santuario «Madre della Divina Grazia» di S. Romano dalle ore 18.00 alle ore 23.00.
Il convegno si articolerà in questo modo: la prima sera è affidata al Vescovo di Adria-Rovigo, Mons. Lucio Soravito, uno degli esperti che ha lavorato per la stesura del documento, presenterà gli Orientamenti per la sua comprensione e attualizzazione nella nostra diocesi e successivamente si svolgeranno dei workshops per affrontare da vicino i temi emersi per una rinnovata diffusione del Vangelo nel nostro contesto culturale. La seconda sera è affidata alla catechista, Silvia Martelli che presenterà “la figura del catechista” alla luce degli Orientamenti che verrà poi studiata nei laboratori per definire meglio l’identità dell’evangelizzatore e del catechista nella cultura contemporanea.

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C'è un posto in questo mondo dove un sogno, o meglio l’incubo, si incarna in una realtà drammatica. Un luogo dove, per dirla con Pirandello, la verità quotidiana supera di gran lunga la fantasia di un autore. Questo luogo è "Finis Terrae", posto ai confini della terra, dove si incontrano due umanità diverse: quella di due briganti distratti e quella degli ultimi degli ultimi, dei dannati di questo mondo. L’opera di Gianni Clementi andata in scena sul palco di Piazza Duomo in occasione della 68ma edizione del Dramma colpisce allo stomaco in tutta la sua crudezza, mescolando comicità e tragedia.

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lampedusa sbarchi immigrazione

Finis Terrae, ovvero il teatro che diventa impegno civile, anche politico, nel senso più nobile e alto del termine. Alla peculiarità dello spettacolo centrale della LXVIII Festa del Teatro di San Miniato ci ha introdotto, con straordinaria competenza ed eloquenza, il regista Antonio Calenda. Intervistato dal direttore artistico del Dramma, don Piero Ciardella, Calenda ha ricordato come oltre alla via del mito per parlare delle realtà umane, il teatro ha percorso anche la via inversa, quella che trasfigura l’attualità dei fatti di cronaca per farli assurgere a metafora universale. Pensiamo all’operazione compiuta da Eschilo nei “Persiani”. Ecco, la sfida di questa edizione del Dramma è quella di portare sulla scena un’emergenza, un problema di drammatica e cocente attualità come quello degli sbarchi di immigrati sulle coste italiane, senza cadere nell’aneddotico e nell’ideologia. Il testo di Finis Terrae, commissionato al drammaturgo Gianni Clementi, racconta l’arrivo di un barcone carico di disperati, la notte di Natale, ma questo drammatico evento si trasforma in un incontro di umanità, in una terra di confine dove povertà diverse si incontrano e in qualche modo si riconoscono. La nascita di un bambino trasfigura in Presepe e Golgotha la riva di Finis Terrae. L’uso del linguaggio, che varia dal registro popolare e comico a quello poetico, sottolinea la valenza e la densità della parola teatrale che, come ha ricordato lo stesso Calenda, è ben diversa dalla parola scritta o da quella semplicemente parlata. La parola pronunciata dall’attore diviene quasi liturgia, diviene atto. Partito dal teatro sperimentale, con la fondazione del famoso Teatro Centouno di Roma, insieme a Gigi Proietti, Piera degli Esposti, Virginio Gazzolo e altri, Calenda ha riscoperto, in seguito a una sorta di conversione, il teatro di parola. E’ la parola, infatti, col suo potere performativo, l’anima del teatro. “E Antonio Calenda non poteva che arrivare a San Miniato”, ha sottolineato Marzio Gabbanini, presidente del Dramma Popolare. Sulla scena sanminiatese, infatti, il grande teatro di parola da sempre coniuga impegno civile e poesia, attenzione alle profondità dell’umano e apertura al Trascendente.

 

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«Con gioia annuncio alla Diocesi che domenica 13 luglio p.v., alle ore 18, saranno solennemente traslate nella nostra Cattedrale le spoglie mortali del mio venerato predecessore, Mons. Edoardo Ricci. La collocazione sarà provvisoria, in attesa di una migliore nella nuova Cappella dei Vescovi che si sta allestendo. Intanto però col nostro gesto intendiamo dare giusta e dignitosa accoglienza alla salma di Mons. Ricci in quella che è la chiesa madre della Diocesi, dove è la sede episcopale e dove riposano in attesa della risurrezione finale i corpi di tanti vescovi che hanno dato concreta espressione alla successione apostolica in queste nostre terre.
Con la celebrazione eucaristica renderemo grazie a Dio per il tanto bene compiuto dal Vescovo Edoardo in mezzo a noi, ricorderemo la sua figura di pastore zelante e premuroso, pregheremo per la sua pace nella gloria del paradiso.
Invito pertanto tutta la diocesi a unirsi nella lode e nella preghiera, come si conviene alla Chiesa, famiglia di Dio radunata nell’unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».

lampedusa sbarchi immigrazione

Proviene dalla fine del mondo, da Finis Terrae, il carico di uomini e donne che porta con sé il dramma di vite spezzate, di fame e di guerra, e lo porta fin sul palco del Festival del Teatro di San Miniato 2014. Sarà infatti Finis Terrae lo spettacolo principale della 68ma edizione del Dramma Popolare, in scena dal 17 al 23 luglio prossimi.
Lo spettacolo principale e l’edizione del Festival del Teatro sono state presentate venerdì 13 giugno nell’Aula Magna del Seminario Vescovile di San Miniato. Il presidente dell’Isitituto Marzio Gabbanini, ha accolto i giornalisti e il gruppo di lavoro che ha costruito la possibilità di far esordire a San Miniato l’inedito Finis Terrae. «L’edizione di quest’anno è frutto di un’intensa collaborazione tra la direzione artistica e il regista e l’autore. Un’esperienza unica – ha affermato Gabbanini – che ha permesso a me, ma a tutti noi, di aprire il nostro cuore a una nuova e differente visione dell’esistenza».

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Giuseppina Lotti e Renzo Ulivieri

L'Accademia degli Euteleti ricorda il Maestro Dilvo Lotti nel Centenario della nascita (1914-2014) dedicandogli un’esposizione di sue opere che hanno per soggetto l’Autoritratto. La mostra e il catalogo sono stati realizzati con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato.

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Tanti fedeli, i suoi presbiteri, i seminaristi, i vari gruppi religiosi, le autorità civili e militari e tanta spiritualità: è iniziata in questo clima di gioia cristiana la solenne messa celebrata da Mons. Fausto Tardelli nel suo decennale dell’ingresso in diocesi. La celebrazione si è svolta il 30 maggio presso la cattedrale di San Miniato.
A far da cornice una delle più importanti e luminose frasi di colui che incaricò Fausto Tardelli 10 anni fa, San Giovanni Paolo II : “ non abbiate paura di proclamare in ogni circostanza il vangelo della croce. Non abbiate paura di andare controcorrente”. La commozione e la speranza si leggevano negli occhi di sua eccellenza in questa cerimonia dall’alto valore spirituale.
Dopo i riti iniziali e mentre venivano proclamate le letture ed il vangelo il vescovo si apprestava a portare avanti una delle sue più importanti omelie. Mons. Tardelli ha concentrato gran parte della sua saggia attenzione sul vangelo di Giovanni : “Quante volte ho letto e meditato questa pagina di Vangelo. Ogni volta, però, è sempre nuova.” Si tratta del passo in cui Gesù chiede a Simon Pietro se lo ama per ben tre volte. L’apostolo risponde di si per altrettante tre volte. Allora ogni volta Gesù lo incita a pascolare le sue pecorelle. Il vescovo ha affermato che questo brano al tempo stesso lo commuove e lo inquieta. Lo commuove perché Gesù stesso vuole la conferma del suo amore: “ tu signore che vuoi il mio amore”. Lo inquieta per l’insistenza di Gesù: in realtà come ha detto Sua Eccellenza “c’è ancora molto da camminare e da scendere nella cavità del cuore”. Ciò lo responsabilizza: noi siamo le pecorelle e lui il pastore. “ Non potrò amare Dio se prima non amerò voi. Non so se sono un buon pastore. Vorrei raggiungere chi è lontano e senza speranza”.
L’altra parte dell’omelia ha riguardato le due letture in cui è protagonista Paolo. Di fronte a chi voleva ucciderlo egli non tace sulla verità: Cristo è morto e risorto per noi. Il vescovo vorrebbe essere come Paolo. Il rischio è che rimanga un “pio desiderio”. E allora ci chiede di farci avanti: “ esigete da me quello di cui avete bisogno per il vostro cammino cristiano”. E non è poca cosa la sua ultima umile richiesta: quella di pregare per lui “in piena consapevolezza, con convinzione, con affetto”.
Alla fine della celebrazione, prima della benedizione, un’emozione è stata regalata a Sua Eccellenza da Don Morello Morelli: un ringraziamento incentrato sulla missione del vescovo di “amare la propria chiesa” e di “spronarci a dare il primato a Dio”. Dopodiché sono stati consegnati a Mons. Tardelli i sacri doni.
La festa dopo un Te Deum acusticamente evocativo, è proseguita con un momento conviviale presso il seminario di San Miniato.

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