san miniato liceo marconi 21 11 20149

DALLA DIOCESI - L'inchiesta che il nostro settimanale sta portando avanti da alcune settimane sulle situazioni di disagio sociale e degrado urbano nel nostro territorio, oltre ad aver evidenziato il legame tra le varie dipendenze e i comportamenti anti-sociali che interessano soggetti di età sempre più giovane, ha verificato quanto il degrado degli edifici e degli ambienti sia strettamente collegato al degrado delle istituzioni. In particolare, trattando della scuola, sono stati professori e dirigenti scolastici a segnalarci che il disagio giovanile spesso esplode laddove non esistono strutture adeguate per accogliere percorsi di formazione e crescita umana degni di questo nome.

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giulia deidda
 
SANTA CROCE SULL'ARNO - Ogni territorio vive le sue particolari forme di difficoltà. Nel comprensorio però sembra esserci una continuità anche nella narrazione delle situazioni di degrado e di allarme sociale. Ne abbiamo parlato con Giulia Deidda, sindaco di Santa Croce e, assieme a Ilaria Parrella, unica donna alla guida di un comune nel comprensorio.
 
Forme di degrado, emergenza sociale, bullismo. Anche Santa Croce vive questi problemi?
«La tematica del degrado incrocia sia un dato urbanistico oggettivo, sia un dato percepito. Esistono zone del nostro paese che necessitano di una riqualificazione urbana: aree con vecchi contenitori conciari dismessi, zone del centro storico in cui è necessaria la riqualificazione di edifici e la creazione di nuovi spazi urbani. Siamo consapevoli che il decoro porta decoro. In questo senso stiamo cercando di attivare anche la forza dei privati.
Quanto al bullismo, a Santa Croce ci vengono riferiti episodi che riguardano sia maschi che femmine. Quando ci é stato riferito un problema significativo di questo tipo, abbiamo cercato di dare, in collaborazione con la scuola, risposte concrete. A livello di prevenzione promuoviamo progetti continuativi in ambito zonale. E’ una questione su cui porre la massima attenzione visto la sua degenerazione negli ultimi tempi».
 
Lei viene da una storia politica di Sinistra. La questione della legalizzazione dei cannabinoidi, anche oggi nel Pd, non viene forse trattata con troppa faciloneria?
«Non credo. Si è cercato di costruire una proposta di legge condivisa tra le varie forze politiche e supportata da autorevoli esperti. L’obiettivo della legge è quello di regolamentare un mercato (che ricordo essere anche in mano alle mafie) e non quello di legalizzare una dipendenza. Ricordo che la materia della legalizzazione si incrocia anche con l’uso terapeutico della cannabis; gli effetti benefici di questa sostanza a livello terapeutico, per alcune patologie, sono scientificamente provati.
Se oggi, siamo a parlare di legalizzazione, è evidente che il proibizionismo degli anni ’70 non ha portato alla risoluzione del problema. A quanti affermano che legalizzare la cannabis significhi aprire la strada all’uso di sostanze più pesanti, dobbiamo pensare che in Colorado, ad esempio, la legalizzazione non ha portato né l’aumento del consumo di cannabis, né tanto meno il consumo di sostanze stupefacenti pesanti.
 
Quali sono le richieste più frequenti ai servizi sociali?
«La crisi economica che non accenna a rallentare e che ha colpito duramente anche il nostro territorio ha aumentato le problematiche e le necessità delle famiglie; si è ampliata quella fascia di nuclei monoreddito che accede sempre più frequentemente, e talora con ritrosia, ai servizi sociali del nostro Comune. Le richieste più frequenti riguardano la mancanza di lavoro ed il problema abitativo.
Riscontriamo un crescendo di richieste sia tra i giovani che non riescono ad entrare nel mercato del lavoro e appaiono sempre più demotivati dai ripetuti insuccessi, sia tra gli adulti che hanno perso il lavoro e non riescono a ricollocarsi. Il problema del disagio abitativo ha cominciato a manifestarsi da tempo. Attraverso un Tavolo Casa comunale si ricevono richieste per cauzioni, locazioni, utenze, per prevenire la perdita dell’alloggio e sostenere i nuclei nella conduzione dell’abitazione. Si erogano contributi e si indirizzano i richiedenti verso tutti i possibili finanziamenti. Eroghiamo inoltre buoni alimentari, attuando il recupero delle derrate attraverso il progetto Buon Samaritano. Persiste infatti una sacca di povertà estrema che viene sostenuta allo scopo di garantire un livello minimo di dignità sociale: cibo, posto letto, disponibilità di gas acqua energia e, a questo scopo, diamo ospitalità al Centro di Ospitalità Notturna e collaboriamo con tutte le strutture assistenziali del territorio».
 
La situazione drammatica del Marconi ha fatto esplodere il problema della adeguatezza dei plessi scolastici..
«L’adeguatezza dei plessi scolastici è materia di lavoro quotidiano: abbiamo a che fare con edifici datati richiedono attività progettuali ed investimenti. Le necessità di intervento sono le più diverse, dall’effiicientamento energetico, all’adeguamento degli infissi, al superamento delle barriere architettoniche. La manutenzione che effettuiamo sui nostri plessi scolastici è continua e  le risorse a disposizione sembrano non bastare mai. L’azione di monitoraggio e le manutenzioni ordinarie e straordinarie effettuate questi anni ci permettono di affermare che le nostre scuole sono sicure, perché per noi la sicurezza è il primo obiettivo da raggiungere: abbiamo infatti stanziato in bilancio oltre 100 mila euro di interventi. 
Sarebbe bello avere l’opportunità di avere risorse a disposizione per dotare i nostri edifici di spazi a servizio della socialità e dell’aggregazione di una popolazione scolastica in continua crescita».
 
Secondo lei, anche i problemi sociali si risolvono se si va oltre il campanile?
«La gestione delle politiche sociali, attraverso la Società della Salute del Valdarno Inferiore è la dimostrazione di come la conduzione unitaria, non solo ha funzionato in termini di risposta alle domande, ma ha prodotto anche esempi di politiche innovative esportati presso altre realtà amministrative, come ad esempio l’attività del nostro centro affidi. 
Andare oltre il campanile oggi non solo è utile ma diventa necessario. La riorganizzazione istituzionale, a partire dall’eliminazione delle provincie, pone la necessità di ripensare i nostri territori in maniera più larga e organica anche in funzione dell’attrazione di risorse regionali ed europee che sempre più si rivolgono ad ambiti territoriali che un solo comune non rappresenta più. 
Questo approccio unitario dovremo potenziarlo e rafforzarlo per tutte le politiche, da quelle educative, a quelle ambientali ed economiche: solo pensando ad una grande città di 100 mila abitanti la politica potrà veramente dare risposte alle domande di un tessuto urbano e sociale complesso».

Museo Diocesano Arte Sacra San Miniato Pisa

DALLA DIOCESI - Se in questi anni il Museo Diocesano d’Arte Sacra di San Miniato ha intrapreso e percorso una strada di crescita nelle proprie funzioni di conservazione, restauro, esposizione e valorizzazione dei beni culturali ecclesiastici, lo deve soprattutto alla Fondazione Cassa di Risparmio di San Miniato. Il ricco calendario della didattica museale dedicata sia alle scuole che al catechismo, le aperture dei poli culturali ecclesiastici (il Museo Diocesano, la Torre di Matilde e la collezione del Conservatorio di Santa Marta a Montopoli), le visite guidate in italiano e lingua straniera, la partecipazione agli eventi della Regione Toscana,  a quelli dell’Associazione dei Musei Ecclesiastici Italiani, le convenzioni relative agli stage universitari, ecc., sono rese possibili grazie alla spiccata sensibilità della suddetta Fondazione per la cultura. 

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wdw

SAN MINIATO - «Non posso dire che non ci sono problemi, ma se riusciamo a gestire le cose tutti insieme, riusciamo a tenerle sotto controllo».

Questo è l’afflato di ottimismo che il sindaco Gabbanini propone nella lettura delle situazioni problematiche di questo territorio Una zona che sembra aver subito meno di altre la crisi economica e sociale degli ultimi anni. Partendo dalla situazione nelle scuole, il sindaco afferma che «rispetto ad altri territori il nostro è messo un po’ meglio, anche se ci sono scuole importanti con affluenza massiccia. Basti pensare che l’Istituto Cattaneo ha superato le mille iscrizioni».
Ma anche la città della rocca vive, soprattutto nelle frazioni, situazioni critiche: «Anche a San Miniato ci sono state segnalazioni, emerse soprattutto nel periodo estivo, di qualche situazione non felice».
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DALLA DIOCESI - e la zona di Montopoli e San Romano sta vivendo il problema del degrado urbano, soprattutto in area stazione, il territorio di San Miniato sta facendo i conti con un "nemico insidioso" rappresentato dalle dipendenze, diffuse tra giovani sempre più piccoli. Ed è proprio da uno sguardo a quella che fino a poco tempo fa sembrava un’isola felice, lontana dai problemi di spaccio, bullismo e diffusione del disagio tra i pre-adolescenti, che emerge uno spaccato tutto da approfondire.
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