Stabbia
STABBIA - L’anniversario correva nel 2017 ma non è stato semplice per gli organizzatori dell’evento poter avere lo scorso anno il professor Adriano Prosperi, docente onorario della Normale di Pisa e membro dell’Accademia dei Lincei di Roma, nel suo paese natale - Cerreto Guidi - per presentare l’ultima fatica: il volume su Lutero edito da Mondadori (quasi 600 pagine dense di notizie e informazioni) nella collana «Le scie». Non è stato facile, dicevamo, perché il professor Prosperi è molto conosciuto, in tutta Italia e all’estero, e nell’anno centenario, nei diversi «riti di devozione laica», come li ha chiamati durante la conferenza, lui era impegnatissimo a presentare qua e là per lo stivale la figura di Martin Luther, il riformatore. Si dice che sia il secondo personaggio più biografato al mondo, dopo Gesù. E il professor Prosperi, per tutti Adriano nella sua terra natale, ha scritto questo volume proprio con l’intento di far conoscere Lutero, per una sorta di «resa dei conti», smascherando soprattutto alcune leggende che ne hanno falsificato l’immagine e la trasmissione storica.

Partiamo proprio dalla prima di queste falsificazioni: le famose 95 tesi appese sulla porta del castello di Wittenberg il 31 ottobre, vigilia di Ognissanti, del 1517. L’affissione delle tesi sulle indulgenze non sarebbe mai accaduta. È un momento che fa parte del mito e non della storia. E poi, chi mai le avrebbe comprese queste tesi scritte in latino? Il monaco agostiniano le scrisse nella lingua ufficiale della Chiesa per il suo vescovo, e solo successivamente ebbero una grande diffusione, in lingua tedesca, tra il popolo colto. A proposito, Lutero viene considerato anche uno dei padri fondatori della moderna lingua germanica oltre che essere stato preso, dai nazisti, come punto di riferimento per l’antisemitismo. Certo è - e il professore lo ha dichiarato chiaramente - che Lutero fu un sobillatore, forse involontario, del popolo e soprattutto dei principi elettori, che non vedevano l’ora di giungere a un’indipendenza politica dalla sfera di influenza temporale dei pontefici di quel tempo. Il risultato fu la rottura con i cattolici «che riversarono nei secoli successivi il loro odio verso Lutero» - sempre a detta dello storico - . La situazione, a distanza di così tanto tempo, è pacificata? A questo secondo quesito possiamo dire che abbiano risposto gli altri due interlocutori d’eccezione: il nostro vescovo Migliavacca e l’ordinario della vicina diocesi di Pescia, mons. Filippini, esperto biblista ma soprattutto impegnato attivamente sul terreno dell’ecumenismo quando era nella diocesi di Pisa. Il presule sanminiatese ha sottolineato, da parte sua, l’importanza di un dibattito e della pubblicazione. Ora che il dialogo con i protestanti non è più conflittuale, «vi è maggiore attenzione alla comprensione storica con sguardo più libero e meglio contestualizzato». Questo certamente il primo merito della pubblicazione e dell’iniziativa ben organizzata. Il nostro vescovo ha voluto rimarcare come la Chiesa cattolica abbia cercato di intraprendere da anni un cammino di confronto con i luterani soprattutto sul tema della giustificazione, oggetto della oramai nota «Dichiarazione congiunta cattolici luterani» del 1999. L’ordinario di Pescia ha sottolineato maggiormente lo stile di scrittura del volume «piacevole e avvincente, leggerlo sembra quasi di stare in un salotto letterario di un tempo». Ha ribadito la posizione della Chiesa cattolica in tema di giustificazione e di «buone opere» sottolineando poi come la preoccupazione di Lutero sul tema della Scrittura e della sua interpretazione abbia fatto riscoprire anche ai cattolici l’importanza dell’esegesi del testo sacro. Infine mons. Filippini ha sottolineato il «grosso fraintendimento» dei luterani sul tema della "concupiscenza" dato da una parziale interpretazione della lettera ai Romani (cap. 7) e ben riassunto dalla famosa espressione «simul justus et peccator» che fu feroce terreno di scontro teologico. Oggi allora questo terreno di scontro è diventato terreno di incontro? Il libro del professor Prosperi non ce lo dice e, d’altra parte, l’obiettivo del volume non era quello. I due vescovi hanno sottolineato come l’impostazione data al tema dal pontificato di Papa Francesco sia ascrivibile in realtà ad un percorso ecumenico avviato da anni. Alcune interpretazioni - aggiungiamo noi - restano tuttora ampie e insanabili, soprattutto sulla dottrina dei sacramenti e sulla visione ecclesiologica generale. Ma la presentazione di Stabbia non ambiva a rispondere a domande teologiche, è stata «un’occasione per conoscersi meglio», parafrasando le parole di mons. Migliavacca, e forse anche uno stimolo per approfondire di più tematiche tanto importanti per i cristiani.