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In avvicinamento all’anniversario del 28 luglio 1914, in mezzo a molteplici iniziative che si stanno sviluppando sul territorio nazionale e locale, anche il giornale diocesano vuole dedicare spazio e attenzione al centenario della scoppio “Grande Guerra”, con una serie di “speciali” sul primo conflitto mondiale e i suoi riflessi sulla Diocesi.


Sì, perché anche i nostri territori parrocchiali hanno pagato un tributo umano alto all’ inutile strage del conflitto, tra morti, mutilati e invalidi. Basta fare un giro per la piazze dei nostri paesi, cercare una di quelle numerose lapidi commemorative apposte su palazzi pubblici o all’interno di piccoli parchi della rimembranza, per trovare elenchi di nomi, spesso di giovani soldati, partiti per il fronte. E non c’erano esoneri né possibilità di essere «riformati». Anche i contadini dovevano partecipare alla guerra, che diventò in un anno, tra il ’14 e il ’15, la dura realtà anche per l’Italia che inizialmente aveva dichiarato la propria neutralità per poi schierarsi accanto alle potenze dell’Intesa.
La dichiarazione di guerra dell’Austria alla Serbia, del 28 luglio 1914, segna in ogni caso uno spartiacque nella vita di molte famiglie della Diocesi, ma anche per parrocchie e sacerdoti. È vero, i riflessi maggiori si ebbero dopo il maggio 1915 e per tre anni consecutivi – molte le chiese succursali e le cappellanie senza sacerdoti perché chiamati alle armi, molte le famiglie che si trovarono senza la figura paterna per anni, molti i bambini rimasti orfani, molte le vedove - ma ci pare interessante registrare come anche nelle nostre zone le memorie, gli archivi, talvolta le immagini, ci rivelano un’idea della Guerra che potremmo dire «inedita». Accanto infatti alla retorica di sventolii tricolore e cori nazionali la piccola minoranza interventista e antiaustriaca - che poi ebbe un ruolo decisivo nell’ingresso in guerra dell’Italia - faceva sentire anche nelle nostre zone rurali la sua voce. E non solo politici e cittadini comuni avevano seguito il vento dell’interventismo e della «quarta guerra di indipendenza» dall’Austria, ma anche alcuni sacerdoti - come vedremo mostrando pagine d’archivio - avevano visto nel conflitto l’occasione decisiva perché l’Italia si liberasse definitivamente dall’oppressore straniero. La mobilitazione dei sacerdoti fu certamente uno dei problemi più annosi che dovette risolvere la Diocesi come anche quello dell’adeguata assistenza alle famiglie e agli orfani di guerra che andavano facendosi sempre più numerosi. I temi saranno tanti e tutti interessanti: dal Bollettino Diocesano alle circolari vescovili, dalle lapidi alle pagine d’Archivio, dalle biografie ai racconti dei nipoti dei superstiti, questo spazio diocesano dedicato al primo conflitto mondiale sarà l’occasione per raccogliere piccole e grandi pagine di storia locale ma anche ricordi ormai sbiaditi o sempre vivi che attraversano la vita di molte famiglie. Un piccolo tributo alle migliaia e migliaia di giovani deceduti sul campo di battaglia, un tentativo di onorare la loro memoria e quella di chi è rimasto gloriosamente in vita, portando sì al rientro una medaglia di cavaliere o gli onori militari, ma anche i ricordi tristi del fango e del sangue, degli scoppi e degli spari.