DALLA DIOCESI - È arrivato il momento di tirare le somme della nostra piccola inchiesta sui problemi del comprensorio del cuoio. Abbiamo ascoltato la voce degli amministratori locali, delle scuole, degli operatori del terzo settore che si occupano in particolar modo dei fenomeni delle dipendenze e delle forme di disagio sociale purtroppo presenti anche nei nostri paesi. Statistiche raccolte dall’Azienda Regionale Sanitaria Toscana ci hanno aiutato a inquadrare il problema anche dal punto di vista quantitativo, benché non esistano dati completi e definitivi.
Lo spaccato che emerge lascia sicuramente spazio alla speranza, anche se con molte ombre. Nonostante l’impegno e le parole rassicuranti delle amministrazioni è chiaro che anche qui emergono sempre più forti le problematiche del degrado urbano. Anche se tendenzialmente il nostro tenore di vita è ancora elevato, esistono delle sacche di povertà, di "degrado del bello", di disagio personale e familiare, che influiscono sulla percezione della sicurezza e sulla qualità della vita di tutti.
Affiorano anche problematiche legate alla solitudine che si manifesta sotto varie forme e sfocia in comportamenti lesivi della propria e dell’altrui dignità. Ci riferiamo al problema della prostituzione (e non solo quella in strada), al consumo di sostanze stupefacenti, alla dipendenza dal gioco d’azzardo, che addirittura comincia a interessare anche le giovani generazioni.


E’ proprio il mondo dei giovanissimi che desta più preoccupazione per il diffondersi di comportamenti a rischio come il bullismo, la microciminalità e il policonsumo di sostanze pericolose e alcool. Nelle scuole da anni la guardia è alta sul piano della prevenzione, della sensibilizzazione e dell’ascolto, ma un maggiore coinvolgimento delle famiglie e della collettività è un’esigenza sempre più sentita.
In pratica, il nostro comprensorio si appresta a vivere sempre più i temi che riguardano le periferie metropolitane. Questo territorio, orfano di un riferimento politico istituzionale che lo unisca, sembra essere realmente diventato una periferia a metà strada tra Pisa e Firenze. Questo è strano perché tutti conosciamo e tocchiamo con mano le qualità delle persone e delle cose, le potenzialità del territorio, il suo patrimonio di bellezza, eppure quest’isola un tempo considerata felice sta diventando una periferia esistenziale che ha bisogno di cure ed attenzioni.
Ne va del futuro di questa terra e delle generazioni che si affacciano alla vita