spaccatura

DAL TERRITORIO - Con lo strappo della minoranza «dem» si è di fatto conclusa l’esperienza del PD, o per lo meno di una parte importante della storia politica e partitica di questo Paese. Per citare l’editoriale di Antonio Polito sul Corriere della Sera, possiamo addirittura affermare che questa è «la fine di un’utopia». Quell’utopia che nacque nel lontano ’96 con l’idea dell’«Ulivo» e che portava avanti il progetto di una fusione della cultura laica e cattolica sulle basi di un socialismo democratico e moderno e della cultura del cattolicesimo progressista. Questa esperienza che aveva l’intento di «unire» oggi presenta il conto di tutte le sue contraddizioni. A livello locale queste contraddizioni, con molta probabilità, emergeranno con tutta la loro forza, infatti la storia del partito democratico, e quindi le vicende degli ex Ds e degli ex margheritini, ci parla in pratica del governo della Regione. Tutti i territori (o quasi) della Toscana sono ormai da un ventennio governati da quel binomio e da quelle persone che hanno aderito a quel progetto politico. Quello che sta già succedendo in queste ore è una fuoriuscita di tanti «big» del partito, anche del Comprensiorio del cuoio e della Valdera, che stanno assottigliando le fila di militanti del PD in favore della nuova formazione politica Democratici e Progressisti, che almeno in Toscana ha indiscutibilmente come leader il governatore Enrico Rossi.

Anche se la questione può apparire di lana caprina il problema diventa reale perché se questo movimento si ponesse come antagonista rispetto al PD, è chiaro che salterebbero la maggior parte delle amministrazioni locali della Toscana, comprese quelle del nostro territorio. Al momento gli amministratori del Comprensorio fanno quadrato attorno al partito, anche se moltissimi militanti e anche molti consiglieri comunali stanno aderendo a Progressisti e Democratici. Questa nuova divisione del centrosinistra italiano getta il Paese e i territori in una fase di incertezza politica molto delicata. Se è vero che le questioni che stanno alla base di questo «psicodramma» sono realmente quelle sbandierate dalle dichiarazioni dei fondatori, ovvero il futuro dell’Italia e una rinnovata politica favorevole a lavoratori, famiglie e giovani, allora c’è da augurarsi che subito si ritrovi il filo del discorso nella programmazione politica, sia a livello nazionale (visto che il governo Gentiloni aspetta di varare una manovra correttiva a dir poco drammatica), che a livello locale in modo finalmente da superare l’impasse e i distinguo degli ultimi mesi e che si lavori con attenzione alla risoluzione dei problemi dovuti al cambiamento istituzionale in atto, ma soprattutto ai problemi concreti delle famiglie nel quotidiano.