fonte battesimale giovanni della robbia

CERRETO GUIDI - La Pieve di San Leonardo, attigua alla Villa Medicea di Cerreto Guidi, presenta esternamente un profilo dai caratteri costruttivi molto semplici: la facciata a capanna presenta un loggiato che la nasconde nella parte inferiore, conferendole un aspetto massiccio ed austero.
Nonostante ciò, questa Chiesa custodisce al suo interno opere d'arte veramente preziose, datate intorno al 1500-1600 giacché in questi secoli la Pieve visse il suo “periodo d'oro”.
Nel 1558 divenne infatti pievano Pierfrancesco Ricci, personalità molto influente nell'ambito mediceo che riuscì a valorizzare la Chiesa, promuovendo interventi di restauro e mantenimento, della portata dei quali non siamo a conoscenza con precisione: fu con tutta probabilità lui a volere la costruzione degli altari laterali che poi furono smantellati intorno al 1800.


Per quanto riguarda le opere d'arte qui conservate tra le prime da prendere in considerazione c'è sicuramente il crocifisso ligneo donato alla Chiesa da Cosimo I dei Medici e collocato sull'altare maggiore, che pur essendo databile intorno agli inizi del XVI secolo, è di difficile attribuzione, soprattutto per lo stato alquanto danneggiato in cui oggi riversa. Generalmente l'opera viene accostata alla scuola del Giambologna: quel manierismo estetizzante fortemente presente nell'arte del pittore fiammingo si può notare, anche se declinato in senso più umile, nella posa del Cristo crocifisso della Pieve; le membra ed in particolare i muscoli dell'addome sono delineati con estrema esattezza, i solchi laterali del busto segnano in modo netto le costole per porre in evidenza la magrezza e la sofferenza della crocifissione. L'iconografia è chiaramente quella del “Christus Patiens”, cioè sofferente (introdotta verso il XII da artisti come Giunta Pisano e Cimabue e poi perfezionata da Giotto) ove il corpo ormai privo di forze si abbandona sulla croce, il volto ricade mollemente verso il basso e le gambe piegate l'una sull'altra sono fermate da un unico chiodo.
Un ulteriore crocifisso ligneo, databile però intorno al XII secolo, è conservato nella Cappella a destra dell'ingresso della Chiesa dove si trova anche un olio su tavola (126x129) rappresentante una Madonna in trono con bambino fra i Santi Leonardo e Matteo, che precedentemente doveva essere stata una pala d'altare. Recentemente questo dipinto è stato collegato alla scuola del Francabigio soprattutto per le suggestioni nordiche che sono sempre presenti nelle opere di quest'ultimo, i richiami alla pittura fiamminga sono inoltre altrettanto evidenti nella disposizione dei personaggi nella scena: la Madonna assisa in trono con il bambino in braccio e ai lati i due Santi in adorazione non può non ricordare le tele di Jan van Eyck di medesimo soggetto che presentano la stessa eleganza e raffinatezza anche se impreziosite dall'uso di materiali pregiati direttamente utilizzati sul dipinto.
Altra caratteristica da notare nella Madonna sul trono con il bambino è il sapiente uso della prospettiva giacché il punto di fuga dal quale partono le linee prospettiche si identifica proprio con il trono della Vergine rendendola così protagonista indiscussa della scena. La stesura della pittura, inoltre, è quasi pulviscolare, i colori non sono brillanti ma tendenti all'opaco, sfumati, e ciò carica la scena di un'estrema dolcezza; si crea un'atmosfera fuori dal tempo tangibile anche grazie alle espressioni trasognate dei personaggi, il cui sguardo appare perso nel vuoto.
La tela risale al secondo decennio del XVI secolo eppure porta con sé delle caratteristiche ancora medievali come ad esempio l'uso dell'oro nel trono della Madonna e in alcuni particolari degli abiti dei Santi.
Sempre all'ambito artistico cinquecentesco, presente in San Leonardo, appartiene il Fonte Battesimale in terracotta invetriata policroma di Giovanni Della Robbia.
Gli studiosi hanno sempre confrontato lo stile delle scene realizzate dal Della Robbia, fra cui il Battesimo di Cristo, con opere del Verrocchio e del Pollaiolo presenti a Firenze, alle quali quindi egli avrebbe potuto ispirarsi. Le scene che l’artista realizza sul fonte riprendono, soprattutto stilisticamente e iconograficamente, opere del passato e contemporanee a lui: il riferimento al Battesimo di Cristo del Verrocchio (conservato agli Uffizi) è palese nella posa di Gesù con una gamba leggermente avanzata rispetto all'altra e nei due angeli che si guardano e sembrano parlare fra loro. Il fonte battesimale ha una datazione precisa che è il 1511, e fu commissionato dalla famiglia Rucellai dato che sulle paraste che dividono un rilievo dall'altro è inciso il loro stemma.
La Pieve di San Leonardo è quindi un luogo vicino a noi ricco dal punto di vista artistico e tutto da scoprire, dove le opere che conserva devono però ancora essere studiate in modo approfondito soprattutto per stabilirne la paternità che per alcune ancora è dubbia o totalmente sconosciuta.