religione scuole
FUCECCHIO - La terza media, si sa, è il primo scoglio significativo nel percorso scolastico di ragazze e ragazzi. Un esame, di fronte a una commissione, prove scritte e prova orale. Insomma una buona dose di sana tensione. Poi le agognate vacanze, e poi le scuole superiori. Abbiamo raccolto alcune interviste in una classe terza media (secondaria di primo grado direbbero i burocrati) dell’Istituto Comprensivo di Fucecchio, focalizzando però le nostre domande su un aspetto che ci sta a cuore: la scelta cioè della frequenza dell’ora di religione alle scuole superiori.

Diciamo subito che il campione intervistato è tutt’altro che statisticamente attendibile. Abbiamo intervistato soltanto 25 ragazzi di terza media su un totale di 196 studenti in procinto di passare al grado successivo. Altro aspetto, certo da non sottovalutare, è il fatto che la scuola media di Fucecchio è una di quelle in cui si registra un maggior numero di studenti stranieri, cioè di altra nazionalità, nella maggior parte dei casi privi di alcun credo religioso (gli studenti di prima e seconda generazione provenienti dalla Cina) o di religione islamica (gli studenti provenienti da tutti i paesi arabi), quindi tendenzialmente portati a non frequentare l’ora di religione cattolica dalle elementari sino alla fine del ciclo di istruzione. Intanto qualche numero. Della classe terza, su un totale di 25 ragazzi, 23 si avvalgono attualmente dell’ora di religione. Due studenti, che non si avvalgono, sono studenti di nazionalità cinese che hanno optato per lo studio individuale durante l’ora di IRC. Dei 25 ragazzi che attualmente seguono l’ora di religione hanno deciso, all’atto della preiscrizione alle superiori, di optare per la frequenza all’IRC solo in 14. Ovviamente ci siamo fatti delle domande, prima che farle a loro! Come mai si sono «persi per strada» 11 tra ragazze e ragazzi? La conclusione è più complessa di quanto si possa credere, ma ascoltare le loro risposte alla domanda più banale - «perché l’ora di religione o perché no?» - può indurci a qualche riflessione.
Chi ha risposto sì e ha confermato di voler frequentare l’ora di religione alle superiori lo ha fatto per questi motivi: 9 studenti hanno risposto «perché a casa decidono ancora i miei genitori e hanno optato per il sì»; 2 studenti hanno risposto «perché in un mondo multiculturale con persone di altre religioni nel nostro paese non posso dialogare, se non conosco la mia, di religione, e quelle altrui»; 3 studenti hanno risposto «perché provengo da una famiglia cattolica e ci teniamo all’istruzione religiosa». Risposte solo apparentemente banali, perché analizzate approfonditamente rivelano anche un grado di riflessione non sempre comune a 12/13 anni. A prevalere è comunque l’aspetto decisionale dei genitori o più in generale il contesto familiare. Cioè, a conti fatti, ancora in 12 famiglie su 25 a scegliere non sono i ragazzi, ma i genitori. In un età nella quale i ragazzi vivono di fragilità e incertezze, connaturate alla crescita, se la famiglia accompagna i ragazzi nel processo decisionale, motivandone ovviamente l’imposizione, si riesce ancora a dare qualche riferimento saldo a giovani in balia di tante e diverse «sirene», provenienti soprattutto dal web. Ma andiamo alle risposte di chi ha optato per il no. In 5 studenti hanno detto «no» all’ora di religione perché «non mi interessa niente della chiesa e della religione». 3 alunni hanno risposto «perché così posso entrare un’ora dopo a scuola, oppure uscire un’ora prima oppure stare un’ora a scuola senza far niente». 2 studenti hanno risposto «perché i miei amici più grandi mi hanno detto che alle superiori si guardano solo film e si parla di argomenti di attualità». 1 persona sola ha risposto «perché ora sono più grande e scelgo io in tema di fede». Anche qui, risposte non banali, seppur talvolta superficiali: si confonde la «fede» con l’educazione religiosa, si confonde la religione come materia di approfondimento e conoscenza con la «chiesa» (che magari nemmeno si conosce!). Ma si tratta pur sempre di risposte, che ci inducono a una riflessione. Innanzitutto su cosa sia l’ora di religione per i ragazzi e su come siamo in grado di farla comprendere ai ragazzi. Ancora infatti si tende a confondere l’ora di religione con una sorta di ora di catechesi fatta a scuola. Questo succede soprattutto nelle famiglie dove i ragazzi non vanno a catechismo in parrocchia e non frequentano nemmeno la propria chiesa nelle feste comandate. Non sapendo cosa sia la catechesi, si tende a confonderla con l’ora di IRC. Colpisce il fatto che ben 5 studenti sul 25 totale siano risoluti nel dichiarare che proprio della religione, di qualunque tipo, a loro non importa nulla. Un quinto del nostro piccolo campione! Dato certo da non sottovalutare per capire anche quale sia il grado di religiosità degli adolescenti di oggi. Anche la «comodità» è tra i motivi per la non adesione. Forse una risposta che maschera altre ragioni. Fare un’ora di sonno in più o rientrare a casa un’ora prima può davvero incidere sulla scelta? Infine quegli studenti che hanno scelto «no» seguendo l’esperienza dei compagni più grandi, probabilmente non rielaborando sufficientemente il loro pensiero. In fin dei conti se l’ora di religione alle superiori prende spunto da qualche film o da qualche notizia di attualità, che male c’è? Anzi, talvolta partire proprio da un fatto di realtà o da un argomento che sta a cuore ai ragazzi è una molla per iniziare una riflessione seria e approfondita. Una sola persona si sente «grande», per poter decidere in autonomia. La conclusione di questa piccola raccolta di interviste? La lasciamo ai lettori … diciamo soltanto, per mettere qualche altro dato in tavola, che dei 25 studenti della classe, solo 6 frequentano la parrocchia. Sono tra i 6 (su 14) che hanno scelto di avvalersi dell’ora di religione l’anno prossimo. Gli altri otto che si avvarranno dell’IRC non vanno in chiesa ma, evidentemente, mostrano (nelle famiglie) ancora qualche interesse verso lo studio della religione cattolica e delle religioni del mondo.