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SAN MINIATO - Alla presenza delle autorità civili, politiche e militari, è stato inaugurato lo scorso 24 luglio a San Miniato il “MuMe”, Museo della Memoria, fortemente voluto dal Comune di San Miniato come scrigno a custodia «dei valori e delle testimonianze della storia più recente della comunità sanminiatese, con particolare riferimento ai fatti della Seconda guerra mondiale». Cordialmente invitato a partecipare anche il nostro Vescovo Andrea, che ha portato i saluti della Chiesa diocesana e benedetto i locali. 

Nell’intervento del Vescovo la parola “Memoria” è stata restituita alla moltitudine dei partecipanti nei significati di “ATTENZIONE” e “DONO”: «La memoria non è qualcosa che ci proietta genericamente all’indietro, ma è anche e soprattutto ATTENZIONE all’oggi, e DONO e monito per il domani», ha sottolineato Monsignor Migliavacca.

“ATTENZIONE”, dunque:

ATTENZIONE a ciò che è accaduto, perché – richiamando le parole di Primo Levi – potrebbe malauguratamente accadere di nuovo.

ATTENZIONE alla ricerca della verità, perseguita con sincera passione senza infingimenti o artifici manipolatori.

ATTENZIONE a cogliere gli orrori che riproiettano il passato nel presente.

ATTENZIONE è anche sguardo vigile al futuro, perché il vento che tira oggi non si trasformi in irrevocabile tempesta domani.

ATTENZIONE è dunque un concetto “attivo”, che chiede a noi tutti responsabilità, coinvolgimento, coraggio di testimoniare la verità.

Ma il museo della memoria è anche e innanzitutto DONO:

DONO dei tanti sanminiatesi che, contribuendo ad allestire il “MuMe”, hanno generosamente saccheggiato armadi e cassetti di casa, alla ricerca dei più disparati cimeli del tempo di guerra, per donarli a tutti noi.

DONO a tutti gli uomini di buona volontà di una mappa per decifrare la realtà, indicando umilmente la rotta da percorre in tempi così crepuscolari.

DONO ai più giovani; perché solo la conoscenza di cosa è stato, permette di progettare realisticamente una speranza per il futuro.

DONO di uno strumento formativo, capace di consegnare alle nuove generazioni l’esempio e l’invito al sacrificio, perché come ha detto il Vescovo: «Per costruire la nostra storia di libertà è stato necessario il sacrificio di tanti uomini e donne. Una società, una comunità, per essere costruite hanno talvolta bisogno che qualcuno paghi di persona», e il sacrifico non è necessariamente quello della vita, ma può oggi coincidere con «l’attenzione agli altri, l’accoglienza, il rifiuto della paura del diverso. È in questo modo che la memoria diventa un DONO da trasmettere».

In finale Monsignor Migliavacca ha ricordato che per il cristiano la parola “memoria” conosce anche un’ulteriore suggestiva declinazione, in quanto il memoriale vissuto all’interno delle nostre liturgie non è un generico e nostalgico sguardo gettato sul passato, ma una riattualizzazione concreta della presenza di Cristo tra noi. Nell’Eucaristia la liturgia rivive l’eterno e immutabile sacrifico di Gesù.

La memoria insomma è qualcosa di vivo e l’augurio conclusivo del Vescovo per il “MuMe” è stato proprio questo: che sia custode di cose vive, indispensabili a noi per abitare la casa del domani.

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