libro 04

DALLA DIOCESI - Da ragazzo ebbi modo di discutere con un coetaneo che si professava ateo e che all’epoca mi scandalizzò con questa esternazione: “Penso che Gesù non sia mai neanche esistito!”. Non avevo mai riflettuto sul fatto che il radicamento del cristianesimo nella storia costituisse, oltre alla sua peculiarità, anche la sua più evidente vulnerabilità. L’intera fede cristiana sta o cade con la storicità di Gesù.
In seguito ho scoperto che da tre secoli a questa parte centinaia di studiosi hanno sottoposto la figura e la vicenda di Gesù al vaglio critico più rigoroso. Si tratta senz’altro del personaggio più studiato di tutti i tempi. Molte teste finissime hanno assunto proprio come ipotesi di partenza la negazione dell’esistenza storica di Gesù e l’eliminazione di ogni dogma sul suo conto. Trecento anni di ricerche, discussioni e teorie, dalle più solide alle più strampalate (la più bizzarra penso sia quella di John Allegro, che sosteneva che Gesù fosse in realtà un fungo allucinogeno) hanno portato a questo risultato: oggi nessuno studioso serio mette più in dubbio l’esistenza storica di Gesù.


Il nostro ateo militante però non si lascerà convincere dall’argomento di autorità. Chiederà che gli si dimostri, con un argomento alla sua portata, che Gesù non è un mito e che i Vangeli non sono stati scritti a tavolino quando il cristianesimo è diventato la religione ufficiale dell’impero romano. Riguardo a quest’ultima obiezione basti dire che Ireneo di Lione (130-202) parla dei quattro Vangeli un secolo prima che il cristianesimo venisse “sdoganato” dall’imperatore.
Un argomento semplice per dimostrare la storicità dei Vangeli può essere quello che parte da Giovanni il Battista. Sulla storicità di quest’ultimo non ci sono dubbi: ne parla anche Giuseppe Flavio nelle Antichità Giudaiche, dando una lettura della sua predicazione del tutto discordante rispetto a quella cristiana. Ora, uno dei criteri elaborati dagli studiosi per verificare l’attendibilità storica dei racconti riportati nei Vangeli è quello dell’imbarazzo: alcuni fatti e detti di Gesù sono talmente imbarazzanti per i credenti che nella tradizione successiva sono stati attenutati o addirittura soppressi. Tra questi c’è il battesimo di Gesù per mano di Giovanni il Battista.
Ogni anno, nell’omelia, devo in qualche modo fare i conti con questo passo del Vangelo e giustificare il fatto che il Cristo, il Figlio di Dio, l’Uomo perfetto e senza peccato, sia andato a farsi battezzare da Giovanni. Negli stessi Vangeli si percepisce un crescente disagio: se Marco riferisce il fatto con molta semplicità, Matteo lo fa precedere da un dialogo in cui Giovanni si schermisce: “Tu vieni da me a farti battezzare? Sono io che devo essere battezzato da te!” (Mt 3,14). Il Vangelo di Luca pone l’arresto del Battista prima del battesimo di Gesù e non ci dice chi sia stato a battezzarlo (Lc 3,21). Il quarto Vangelo è ancora più reticente: tace del tutto su questo fatto. In compenso racconta che lo stesso Gesù e i suoi discepoli battezzavano e riecheggia una polemica tra i seguaci di Giovanni il Battista e i primi cristiani (Gv 4,1).In conclusione, nessuno scrittore, potendo inventare di sana pianta un personaggio divino, si sarebbe mai sognato di creare problemi del genere, con testi che suggerissero la superiorità del Battista rispetto a Gesù o che mettessero in dubbio l’innocenza e la perfezione spirituale del Signore. Lo stesso vale per altri passi, come il grido di Gesù sulla croce: “Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?”, che tanti grattacapi hanno creato ai teologi e agli esegeti lungo i secoli. I primi cristiani, mettendo per iscritto la tradizione su Gesù di Nazareth tramandata oralmente, hanno dovuto confrontarsi con lo scandalo del Dio fatto uomo, che non si lascia ridurre a schemi artificiosi e preconfezionati.

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