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SAN ROMANO - La giornata mondiale del malato, istituita venticinque anni or sono da Papa Giovanni Paolo II è servita a dimostrare, in tutto questo tempo, “il volto bello della Chiesa”. Molti sono, infatti, i malati che testimoniano con generosità la loro fede e molti sono gli operatori della carità che servono i malati con amore e competenza, riconoscendo nelle loro malattie le sofferenze della passione del Cristo.
Questa direzione, fatta propria dall’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute, ha trovato la sua risposta anche nella diocesi di san Miniato. A San Romano, presso il santuario di Santa Maria Madre della Divina Grazia, sabato 11 febbraio è stata celebrata la XXV giornata del malato. A presiederla, con l’invito di Fra’ Valentino e l’ospitalità dei frati francescani, mons. Andrea Migliavacca, vescovo di San Miniato.
Partendo dal Salmo responsoriale, Sua Eccellenza ha invitato gli ammalati a continuare a camminare nella legge del Signore,anche nella fatica della malattia ricordando come essi siano i protagonisti di tante pagine del Vangelo. Di fronte ai tanti malati accorsi alla celebrazione e ai tanti operatori volontari dell’AVO, della Misericordia e dell’UNITALSI ha sottolineato come anche la sofferenza trovi il suo posto nel mistero di Dio, in quella sapienza divina misteriosa di cui parla Paolo nella lettera ai Corinzi. È la sapienza di chi vuol gustare la dolcezza del Signore, il suo essere medico paziente, custode delle nostre sofferenze e delle nostre fatiche.


La parola del Vangelo è stata chiara: «Non sono venuto ad abolire la legge ma a dare compimento». Gesù è venuto a confermare la sua scelta di esserci amico. E la nostra risposta deve consistere in un particolare stile di vita che deve essere tale anche quando incontriamo la malattia. Se dovesse accadere, e questo è il messaggio del Vescovo, «non smettere di vivere il Vangelo, non smettere di fidarti di quella parola, non smettere di metterla in pratica perché lì troverai l’amicizia di Dio».
La malattia non è solo sofferenza, fatica e invalidità che talvolta ci opprimono ma, come ha riferito il vescovo, «nel cammino, nell’esperienza della malattia, Dio non smette mai di amare e di regalare la vita».
Il tema di quest’anno scelto dal Santo Padre é stato: «Stupore per quanto Dio compie: "Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente..." (Lc 1,49)».
La Madonna è la più grande meraviglia che Dio ha creato e a lei abbiamo cantato pieni di gratitudine per quanto ha fatto per noi. Maria, infatti, è colei che sa trasformare una grotta per animali in una casa per Gesù, con alcune povere fasce e una montagna di tenerezza.Lei è la piccola serva del Padre, è l’amica sempre attenta,perche’ non venga a mancare il vino nella nostra vita..è colei che ha il cuore trafitto dalla spada, che comprende tutte le pene, madre di tutti e come vera madre cammina con noi,
combatte con noi. Ogni volta che guardiamo a Maria, torniamo a credere nella forza rivoluzionaria della tenerezza e dell’affetto. In Lei vediamo che l’umiltà non è la virtù dei deboli, ma dei forti. Donna orante e lavoratrice, colei che parte «senza indugio» per aiutare gli altri; modello ecclesiale per l’evangelizzazione.
Per questo ricordare e celebrare la XXV Giornata del Malato voluto dire anche fare memoria di quanto è accaduto a Lourdes nel 1858, in quella cittadella della sofferenza, dove il dolore viene illuminato dalla Speranza.

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