fra rostino

FUCECCHIO - Al Convento della Vergine a Fucecchio si è respirata per tre giorni un’aria di festa e di preghiera per il triduo a San Teofilo, iniziato il 30 maggio. Alla presenza di molti sacerdoti dell’unità pastorale, dei frati minori di San Romano, dei fedeli e degli amici di Teofilo, le celebrazioni sono state tutte all’insegna della devozione, sentita fortemente a Fucecchio, verso il fraticello che ha reso celebre questo convento per i suoi miracoli. Nella giornata del 2 giugno, quasi come un appuntamento annuale, i festeggiamenti contemplano anche un momento di studio, un convegno di aggiornamento storico sulle vicende di questo scrigno di arte e spiritualità. Don Andrea Cristiani, dopo i saluti del Vescovo e del padre guardiano del Convento di San Romano, ha introdotto gli interventi di Alberto Malvolti, Rino Tognetti e il mio.

I primi due relatori hanno parlato del miracolo avvenuto a Francesco Tognetti nel 1883 sulla tomba di S. Teofilo. Si tratta di un miracolo noto a molti fucecchiesi e rappresentato anche in due grandi tavole pittoriche della Chiesa. I relatori ne hanno delineato i tratti più personali, soprattutto con la commossa testimonianza del nipote, custode di ricordi che si tramandano da generazioni sul prodigioso evento. Nella relazione conclusiva è stata invece presentata la figura inedita di un altro fraticello vissuto a Fucecchio, e anch’egli proveniente dalla Corsica. Ho reso note le mie recenti indagini su Leonardo da Rostino, al secolo Andrea Giovannetti, nato nel 1748 in Corsica, nei pressi di Corte, morto a Fucecchio il 1819 e sepolto sotto il presbiterio della chiesa conventuale. Le ricerche bibliografiche e quelle archivistiche svolte tra i fondi della Biblioteca del Seminario e l’Archivio diocesano di San Miniato, mi hanno portato relatore a delineare la vicenda del fraticello ma soprattutto a evidenziare come fosse diffusa nel popolo, ancora il frate in vita, la fama di santità per le virtù taumaturgiche e il «potere di profezia». Si tratta di una vicenda interessante perché un repertorio agiografico dei minori osservanti lo definisce «beato» e la Curia vescovile di San Miniato aveva istituito una vera e propria indagine iniziale, primo passo del processo di canonizzazione, nel 1818. Non si conoscono le ragioni per cui il processo non si concluse positivamente, benché dal popolo il Padre Leonardo fosse considerato un «santo frate». Si può parlare di un nuovo beato per la Diocesi? Forse no, non essendo il suo culto mai autorizzato dalla Santa Sede. Certamente, usando le parole del padre guardiano presente ai lavori, il «Convento di Fucecchio è stata come una grande collana di santità, dove Teofilo rappresenta certamente la perla più bella», ma dove altre luminose figure risplendono per i valori francescani vissuti intensamente. (foto di Marco Sabia)

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