Sentinelle

PISA - Mi sono fatto un punto d’onore di schierarmi dalla parte dei più deboli. Saranno stati i romanzi cavallereschi di cui mi sono nutrito da ragazzo o le angherie subite dai bulli che, sebbene non se ne parlasse tanto sui giornali, esistevano anche ai miei tempi. Fatto sta che ho deciso di partecipare alla veglia delle “Sentinelle in piedi” lo scorso 5 ottobre a Pisa. Vituperate e sbeffeggiate dai più famosi opinionisti della sinistra “democratica” (Saviano, Serra, Lucarelli Selvaggia e compagni), aggredite a suon di insulti e sputi dagli attivisti dell’arcigay e dei centri sociali, le Sentinelle usano manifestare in silenzio, in piedi, leggendo un libro. Perché danno tanto fastidio? Perché si oppongono a un disegno di legge (il ddl Scalfarotto) che prevede condanne esemplari per chi osi sollevare qualsivoglia critica alle nozze gay, all’adozione di figli da parte delle coppie omosessuali, all’indottrinamento dei bambini nelle scuole mediante libretti pornografici… Può sembrare strano ma un disegno di legge del genere esiste e - senza troppo clamore, per non smuovere le coscienze addormentate - lo stanno addirittura approvando in parlamento. La colpa delle Sentinelle è quella di attirare l’attenzione sulle contraddizioni e l’ingiustizia di una simile proposta di legge e di riaffermare l’unicità del matrimonio tra uomo e donna, al quale non possono essere equiparati altri tipi di convivenza. Per questo le Sentinelle vengono apostrofate come “omofobe” (un neologismo dal significato piuttosto vago, comunque molto offensivo), “fasciste”, “ignoranti”, ecc…


Sono dunque andato a Pisa, in piazza dei Cavalieri, una delle cento piazze d’Italia su cui le Sentinelle avevano avuto l’autorizzazione a inscenare la loro silenziosa protesta. Al tempo stesso, i sostenitori dei diritti gay, i centri sociali, i cobas e via fantasticando, avevano organizzato delle contro-manifestazioni con il preciso intento di disturbare la veglia delle Sentinelle e di farle democraticamente sloggiare. In alcune città ci sono state anche aggressioni fisiche e feriti. A Pisa fortunatamente non è accaduto niente di così grave. Meno male, vista la pressoché totale assenza di forze dell’ordine, che a quanto pare erano impegnate allo stadio.
Quando sono arrivato, il gruppo delle Sentinelle era già stato accerchiato da centinaia di facinorosi. Ho chiesto educatamente permesso passando tra la folla mentre volavano bestemmie e volgarità d’ogni tipo, ho salutato la dottoressa Biondi che, interrompendo la lettura, mi ha ringraziato per la presenza, e mi sono messo a leggere il mio libro, una raccolta di studi su “Identità e genere”. Intanto intorno a me si scatenava il teatrino, fra studenti che agitavano cartelli, vecchie femministe che urlavano “vergogna” e goliardi che intonavano stornelli licenziosi. A un certo punto un giovanotto con la chitarra si è messo a massacrare “Il testamento di Tito” di De André, uno dei miei cavalli di battaglia, con una ragazza che gli suggeriva strofe a caso. Non so cosa mi ha trattenuto dal prendergli la chitarra e frantumargliela in testa. Non hanno più rispetto neanche per De André. Quando poi ha attaccato “O partigiano portami via” ho tirato un sospiro di sollievo.
Una simpatica signora con l’aria da uccello notturno mi si era piazzata davanti e mi fissava. Per un paio di volte ho interrotto la lettura e l’ho guardata con un sorriso mentre lei, impassibile, sbatteva gli occhioni. Intanto la digos, dopo appena 35 minuti di veglia, consigliava alle Sentinelle in piedi di disperdersi per motivi di ordine pubblico.
Così abbiamo rotto le righe. La signora che mi fissava si è avvicinata e mi ha chiesto: “Si è accorto che la stavo guardando?” - “Effettivamente…” e abbiamo iniziato un dialogo che, pur variando gli interlocutori, è proseguito per circa due ore. Intorno a me si era formato un capannello di persone, per lo più giovani universitari che, tra domande e provocazioni, non mi davano tregua.
In genere i contro-manifestanti cercano di far parlare le Sentinelle e le riprendono col telefonino, sperando di carpire loro frasi dure contro gli omosessuali o esempi infelici. Poi mandano la registrazione a Crozza. Sprezzante del pericolo mi sono esposto al fuoco di fila delle domande che spaziavano dalla biologia al diritto all’antropologia e altre discipline sulle quali non ho alcuna competenza specifica. Più a mio agio mi sono trovato con le provocazioni sulla teologia e la bibbia. Lo scambio di idee è stato comunque piacevole. Ho avuto modo di parlare della fede e della vocazione sacerdotale e mi è sembrato che quei ragazzi avessero bisogno di confrontarsi anche su queste realtà. Quando ci siamo salutati erano le otto passate.
La mattina seguente, al bar, ho aperto con curiosità i giornali per vedere i resoconti delle veglie ma, dove non regnava il silenzio stampa, si enfatizzavano soltanto le violenze e la contrapposizione tra due fazioni, una silenziosa e l’altra chiassosa, incapaci di comunicare.