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DALLA DIOCESI - Quando Don Ciotti, in visita a Perignano lo scorso dicembre, disse ai tanti giovani e giovanissimi presenti: «Dobbiamo dircelo, abbiamo perso la battaglia con la droga», molti storsero il naso.Eppure il pretaccio” don Luigi, che conosce bene questo male oscuro, ancora volta aveva ragione e l’arresto di due spacciatori avvenuto due settimane fa nel territorio del valdarno, ha riportato il dramma del consumo e spaccio della droga alla ribalta della cronaca. Un problema da sempre presente anche in questa porzione di territorio di provincia. Un “mostro” tenace e furbo, che negli ultimi anni ha imparato a cambiare pelle, a diffondersi ancora tra i giovanissimi. «Non esiste l'emergenza droga, esiste il problema della droga e delle dipendenze, un fenomeno che entra a intermittenza nella cronaca locale ma esiste sempre nel quotidiano» – ci dice don Armando Zappolini, presidente del Comitato Nazionale Comunità d’Accoglienza, parroco di Perignano e da anni in prima linea per combattere il problema delle dipendenze - .  

Quindi tu dici che è ancora molto diffusa?

«Certamente. La droga è molta diffusa, come è diffuso l'uso delle altre sostanze chimiche che modificano il comportamento e portano allo sballo. Tra l'altro è cambiato il percorso di accesso alle sostanze stupefacenti: oggi si parte con l'alcol, ormai sdoganato da uno stile di vita che minimizza i danni e che anzi ne promuove il consumo».

Ovvero?

«Oggi i giovani si ritrovano in bar o locali dove si inizia a bere già prima di cena. Naturalmente non è tanto la pratica dell’aperitivo, o dell’ happy hour, ma è fondamentale sapere che anche l’alcol crea dipendenza ed è oggi la principale porta di accesso alle droghe».

Come far passare il messaggio che il problema droga – dipendenze esiste e non va sottovalutato?

«In primo luogo si deve lavorare sulla prevenzione. Il problema è che in pratica nessuno la fa più sul serio. Le istituzioni, asl, associazioni e anche – e soprattutto ­– le parrocchie non lavorano in modo adeguato su informare sulla reale pericolosità della dipendenza da alcol e delle altre dipendenze. Certamente dobbiamo tornare a lavorare sull'educazione alla buona vita e non sulla “oppressione” dei comportamenti. Nelle nostre realtà infatti non si lavora a sufficienza sulla creazione di esempi di vita, in particolare per i giovani. Una delle cause principali del ricorso allo sballo è infatti la mancanza di attività ed esempi positivi».

Quali?

«Dobbiamo coinvolgere i giovani in attività che contrastino la noia e che propongano uno stile di vita diverso. Ad esempio puntare di più su associazioni sportive, culturali, ed è giusto sottolineare che anche le parrocchie non possono essere soltanto luogo di devozione, ma anche di accoglienza ed esempio. Un cambio di atteggiamento è necessario».

Cosa può fare il territorio?

«Innanzitutto porsi una domanda: una società che cerca in modo sfrenato la ricchezza, i soldi facili, il piacere e che non crea esempi positivi per i ragazzi può stupirsi davvero della diffusione di comportamenti negativi da parte dei giovani? E chiaro che va fatta una riflessine profonda su questo tema, e perchè no, a livello locale sarebbe bello convocare gli «stati generali sulla droga» per avviare, almeno qua, un ragionamento serio sul dramma delle dipendenze».