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EMPOLI - C'è chi li definisce omofobi, altri nazisti, altri ancora ultra cattolici. Sono gli aderenti de La Manif Pour Tous Italia, associazione nata in Francia nel 2012 che si sta organizzando anche qui da noi. Abbiamo parlato con Daniele Nicotra, 40 anni appena superati, fondatore e responsabile della sede di Empoli. Un'associazione che coinvolge molte famiglie dell'empolese, tra le quali anche la famiglia Locci, sconvolta dalla perdita improvvisa del piccolo Giovanni, al quale è stata dedicata la manifestazione di sabato scorso a Empoli.

La scomparsa del piccolo Giovanni ha coinvolto anche le famiglie di Manif Pour Tous..
«La scomparsa del piccolo ma esplosivo Giovanni è stata per tutti noi un fulmine a ciel sereno. All’interno della Manif di Empoli siamo quasi tutti giovani genitori con figli, quindi Giovanni è figlio di ognuno di noi. L’evento di sabato lo abbiamo dedicato interamente a lui e alla sua famiglia che nonostante i nostri dubbi ci ha incoraggiato a svolgere tutto come da programma, perché quella era la festa della famiglia, quindi anche e soprattutto di Giovanni».

Quali sono le tematiche che ritenete più urgente portare a conoscenza del pubblico?
«L’Italia è uno dei 10 Paesi più gay-friendly al mondo e i diritti individuali delle persone omosessuali sono già tutelati. A conferma di ciò, la presidenza delle regioni Puglia e Sicilia sono in mano a due persone omosessuali dichiarate come Vendola e Crocetta. L’emergenza del bullismo omofobico non esiste, se pensiamo a quanti altri tipi di bullismo abbiamo vissuto in prima persona a scuola come le offese rivolte ai “ciccioni”, “secchioni”, “quattrocchi”, ecc. C’è una campagna mondiale in atto, promossa dall’OMS, che mira a distruggere la famiglia. Viviamo in un grave momento storico dove l’uomo tecnologico si sente creatore del mondo, quindi dopo essersi arrogato il diritto di dare la vita o toglierla (aborto ed eutanasia), ora vuole chiudere il cerchio affermando di poter manipolare gli esseri umani, in nome di una libertà assoluta che in realtà lede i diritti fondamentali del più debole, la donna e il bambino.
Di conseguenza parlare di adozione a coppie omosessuali significa ledere il diritto di ogni bambino ad avere un padre e una madre, perché la natura da sempre c’insegna questo.
La nostra battaglia s’incentra infatti sul diritto inalienabile di ogni bambino e non sul diritto di avere un figlio a tutti i costi, soprattutto ricorrendo all’atroce sfruttamento della donna con la pratica dell’utero in affitto e sul diritto dei genitori di educare ed istruire liberamente i propri figli».

La vostra manifestazione di sabato 7 febbraio non ha fatto molto rumore sulla stampa. Crede che i media stiano sottovalutando o snobbando la vostra associazione e i problemi che essa vuole affrontare?
«A livello locale e nazionale c’è sfortunatamente non solo una sottovalutazione del problema legato al gender, ma in molti casi c’è la mala fede di chi agisce in nome di lobby o di un’ideologia ben delineata. Molte importanti testate nazionali hanno recentemente stravolto completamente il senso del convegno milanese sulla famiglia. Questo conferma che non solo le parole di Papa Francesco vengono strumentalizzate. La nostra campagna d’informazione a livello nazionale nasce anche dalla percezione che la maggioranza della stampa non riporti gli eventi ma li interpreti. Se parliamo di calcio e motori, possiamo chiudere un occhio, ma se si tratta della famiglia e soprattutto dei nostri bambini, noi non ci stiamo».


Cosa ne pensate dell'aggettivo ultra cattolico con cui movimenti come il vostro vengono talvolta definiti?
«Viene da sorridere quando si sentono questi termini, perché non si può etichettare una sana antropologia con una confessione o una visione politica. Questo è un fenomeno molto ricorrente in Italia. L’esperienza della Manif in Francia ad esempio è stata completamente diversa. Alle manifestazioni si sono trovati accanto credenti e laici, gente di destra e di sinistra, persone etero e omosessuali, femministe. La difesa della vita, del più debole, del bambino e della donna non è cattolica, è universale.
Detto questo ultracattolico è una parola priva di significato. O sei cattolico o non lo sei. Sarebbe come dire “ultra-umano”, sono definizioni vuote, prive di un reale significato».

Molti vi etichettano come omofobi, perché?
«Sarebbe interessante definire inizialmente la parola omofobia. Abbiamo sperimentato che la maggioranza delle persone che utilizza questa parola, non ne conosce il senso ma va avanti per “sentito dire”. I più credono che significhi una sorta di discriminazione degli omosessuali. La Manif è nata per volontà anche di persone omosessuali, che si sono distinte per la difesa di ogni creatura, sia essa uomo o donna, a prescindere dallo stato sociale, razza, religione o orientamento sessuale. E’ un falso mito del progresso quello dei diritti mancanti. Le persone omosessuali godono già di diritti individuali, e, se parliamo di matrimoni gay, c’è solo una piccola, ma chiassosa e facoltosa minoranza, che punta a questo, non per necessità ma per ideologia e profitto. In Italia non si vuole sposare più nessuno e di recente il governo ha approvato una legge per velocizzare i divorzi. Ci sembra un controsenso, no?»

C'è un coinvolgimento della Chiesa e delle parrocchie nelle iniziative della vostra associazione?
«Nonostante la disinformazione, spesso voluta da chi ci osteggia, la Manif mantiene un carattere aconfessionale e apartitico, perché è convinta che la difesa della famiglia, dei diritti dei bambini e la libertà di espressione ed opinione non appartengono a nessuna confessione o partito. La Chiesa, da sempre attenta a queste tematiche, accoglie e pubblicizza i molti eventi organizzati dalla Manif. Molti sacerdoti richiedono i nostri incontri informativi con dottori, psicologi e avvocati, perché percepiscono l’importanza di essere correttamente informati dal ‘basso’ e perché capita che proprio nelle loro parrocchie si debbano confrontare con l’ignoranza e l’indifferenza delle persone.
E’ fondamentale informare correttamente le persone perché ad eccezione di buona parte della stampa cattolica, le maggiori testate nazionali e i programmi televisivi non riportano quanto Papa Francesco, il Card. Bagnasco ed altri autorevoli esponenti della Chiesa da tempo e con parole forti stiano tuonando contro il gender. Questa chiara posizione ci aiuta e ci conforta, possiamo collaborare insieme alla Chiesa pur mantenendo il carattere laico della nostra associazione».

Nel territorio del Valdarno quanti sono gli aderenti o simpatizzanti della Manif?
«Possiamo affermare con orgoglio che a livello nazionale la Toscana è la regione più prolifica. Dall’autunno 2013 ad oggi sono nati i circoli di Pisa, Pistoia e Prato, seguiti poi da Arezzo-Valdarno, Empoli, Firenze, Lucca-Viareggio, Massa-Carrara, Pisa, Pistoia, Prato. Di recente anche a Livorno si sta creando un circolo. Oltre ai circoli contiamo sempre più cittadini che partecipano con entusiasmo ai nostri eventi e ci seguono sui social network. Questo fa ben sperare, i toscani hanno a cuore la difesa della vita e della famiglia».