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SAN MINIATO - Solo pochi giorni fa il Santo Padre in una delle sue omelie a S. Marta ha commentato con queste parole la persecuzione in guanti bianchi in atto nei confronti dell’umanità del nostro tempo: "Vediamo tutti i giorni che le potenze fanno leggi che obbligano ad andare su questa strada e una nazione che non segue queste leggi moderne, colte, o almeno che non vuole averle nella sua legislazione, viene accusata, viene perseguitata educatamente». Questa "persecuzione educata toglie all’uomo la libertà, anche della obiezione di coscienza!". Papa Francesco si riferiva all’ultima sentenza del Consiglio d’Europa che ha ripreso l’Italia in merito all’applicazione della legge 194 sull’aborto. Troppi gli obiettori di coscienza fra medici, paramedici e operatori sanitari che, secondo il Consiglio d’Europa, andrebbero a violare i principi della normativa che regola l’interruzione di gravidanza.


Un clima che certamente non sostiene la libertà di coscienza, che pure sarebbe un valore da tutelare, né tantomento aiuta la ripresa delle nascite nel nostro Paese, il cui indice di natalità da tempo sta andando a picco.
E’ lecito quindi domandarsi come anche nel territorio diocesano, che rientra interamente nella neonata Asl Centro, venga affrontato il problema dell’interruzione volontaria di gravidanza, ma soprattutto quali siano i percorsi di sostegno alla genitorialità nel caso in cui, nella diagnostica prenatale, ampiamente praticata, emergano elementi di malattia o disabilità del feto.
Una delle patologie più comuni riscontrabili sia in fase prenatale che alla nascita è la trisomia 21, ovvero la sindrome di Down. Basti pensare che questa sindrome colpisce in media un nato ogni 750. Nella Asl ogni anno vengono alla luce circa 3-4 bambini con la sindrome di Down. Pur avendo una mole importante di studi alle spalle, nel circondario di Empoli sono solo undici anni che sono partiti progetti concreti a sostegno delle famiglie e dei bambini interessati. "L’idea è stata semplice e pratica - afferma la neuropsichiatra della Asl 11 dott.ssa Elide Ceragioli, esperta della sindrome da trisomia 21 - ovvero prendere in carico precocemente i bambini e mettere a loro disposizione una rete di medici che si occupano delle varie patologie fisiche e cognitive alle quali possono andare incontro questi tipi di pazienti".
"E’ importante, infatti, sapere che ogni singolo bambino declina in modo assolutamente peculiare la malattia. Ed ecco perché - prosegue la dottoressa - il nostro intento è quello di andare oltre la disabilità, andando a cercare la persona".
Questa esperienza è sfociata nella creazione dell’Associazione "Noi da grandi" che raggruppa molte delle famiglie con bambini Down abitanti nella nostra zona. Oltre al supporto di medici e psicologi, l’associazione garantisce un percorso di "potenziamento cognitivo" fatto da esperti nei vari ambiti e criticità legati alla sindrome, supplendo alla mancanza di un progetto a lungo termine finanziato con risorse pubbliche. (Continua)