PETRà

SAN ROMANO - “Amore appassionato – sentimenti e sessualità in Amoris Laetitia”; questo il tema affrontato dal “moralista” e preside dalla Facoltà teologica dell’Italia Centrale, Don Basilio Petrà, domenica 4 febbraio presso il Santuario della “Madonna delle Grazie” di San Romano. L’evento rientrava nel ciclo di incontri programmati in questo anno dall’Ufficio per la pastorale familiare della nostra diocesi. Ha fatto gli onori di casa, introducendo i lavori, padre Valentino Ghiglia.

Don Petrà ha avviato la sua riflessione affermando che da Amoris Laetitia emerge con chiarezza come l’amore di Dio si manifesta concretamente nella storia dell’umanità, attraverso le forme e gli atti di autentico amore tra uomo e donna ed in particolare, tra gli sposi.

Le forme di amore umano, attraverso parole, gesti, attenzioni ed espressioni della sessualità, sono connotate profondamente dall’amore divino, che si fonde, in modo inscindibile con l’amore umano. La coppia è chiamata ad amarsi appassionatamente nella concreta condizione umana di condivisione della vita, nel corpo e nello spirito, crescendo sempre più nell’amore reciproco e nella grazia: così si manifesta visibilmente l’amore di Dio nella storia. Esplorando poi il capitolo IV di Amoris Laetitia, intitolato “L’amore nel matrimonio”, don Petrà ha evidenziato quattro temi principali, rilevando innanzitutto che l’uomo è capace di sperimentare sentimenti, passioni ed emozioni in quanto queste sono profondamente radicate nella sua natura e sono pure parte viva del processo di amore dell’altro da sé. Piacere e passione, gioia e dolore, entrano pertanto a pieno titolo nell’amore coniugale, e costituiscono parte fondamentale anche dell’amore che Dio stesso nutre verso ogni uomo. Secondo Papa Francesco il mondo delle passioni fa parte integrante dell’uomo vivente e del disegno divino sull’uomo: chi ama veramente è capace di soffrire, prova emozioni, sentimenti forti, gioie e dolori. Dio stesso ha sofferto in Cristo, facendosi uomo tra gli uomini e misurandosi con il mondo delle passioni.

Nel secondo spunto di riflessione, don Petrà ha constatato che nell’Amoris Laetitia appare con chiarezza come Dio abbia creato l’uomo per la vita e gioisca per la gioia dei suoi figli. È volontà di Dio che l’uomo trovi gioia e felicità e che queste siano piene ed autentiche. In terzo luogo don Basilio ha evidenziato come la sessualità,intesa come passione erotica, sia un regalo meraviglioso pensato da Dio per l’uomo e non abbia in sé nulla di negativo. La passione erotica è parte costitutiva della dimensione sponsale, così come il corpo è parte dell’uomo, creato ad immagine e somiglianza di Dio. L’eros, inteso come passione, costituisce pertanto una forte spinta all’unità tra uomo e donna, al pari dell’agape: queste due forme di amore, se autentiche, contribuiscono al movimento di unione dell’uomo e della donna. Da Amoris Laetitia emerge che l’eros divino, l’amore passionale di Dio verso l’uomo, si esprime attraverso la tenerezza che uomo e donna si scambiano reciprocamente. Nei momenti di gioia e sofferenza, nei momenti di erotismo tra marito e moglie, troviamo la presenza mistica del Signore risorto e del suo amore. Infine, nell’ultimo filone di riflessione, don Petrà ha chiarito come questo documento magisteriale restituisca alla natura stessa dell’uomo le deviazioni e le ambiguità che spesso accompagnano la passione erotica, la cui caratteristica principale dovrebbe essere la libertà: l’uomo può risultare ambiguo nelle sue espressioni di amore e nei suoi sentimenti in virtù del suo libero arbitrio. La libertà fa sì che troppo spesso l’egoismo dell’uomo conduca alla distorsione della sessualità, nell’oscura ricerca di se stessi. Anche l’amore matrimoniale è spesso soggetto ad essere attaccato e distorto dall’egoismo. Perché l’amore tra coniugi sia pieno, come chiarisce bene Papa Francesco, è necessario non solo amare, ma anche lasciarsi amare dall’altro: la persona che ama in modo autentico deve saper donare e ricevere, in un dinamismo di vita in coppia.

Il capitolo IV di Amoris Laetitia si conclude parlando di vita consacrata e di verginità; la ragione è da ricondurre all’idea che verginità e matrimonio sono forme diverse e reciproche di esistenza dell’amore appassionato: nessuna delle due è superiore all’altra, sono semplicemente vissuti in modo diverso i valori evangelici. Chi si consacra a Dio ha con Lui una relazione di amore appassionato tale da non lasciare spazio ad altre relazioni, nell’anima e nel corpo.

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