Don Salvatore

EMPOLI - «Un dono di Dio»: è stato sincero don Salvatore Alfieri, sacerdote della diocesi di Firenze dal 1989, punto di riferimento delle comunità neocatecumenali di Empoli e amico del sottoscritto, quando ha parlato della sua importante esperienza missionaria svoltasi dall’8 febbraio al 27 marzo, in Nigeria.
Il sacerdote era già stato in Nigeria, nella città di Kaduna con don Guido Engels, Proposto di Empoli, ed alcuni giovani a fare esperienze di missione e di pellegrinaggio nel 2016 e nel 2017 su invito di don Maurizio Pallù, responsabile del Cammino Neocatecumenale in quella nazione. Proprio quest’ultimo lo aveva contattato pochi giorni prima di Natale con una proposta: «Ho bisogno di un prete perché c’è da aprire una nuova evangelizzazione in una diocesi della Nigeria». La risposta non fu immediata ma dopo aver avuto il nulla osta di don Guido Engels, di cui don Salvatore è aiuto parroco alla Collegiata di Empoli dal 2011, e, soprattutto, dal Vescovo, egli si disse: «Forse il Signore mi sta chiamando a quest’esperienza».

La strada non era in discesa: Don Salvatore ha una forma di retinite pigmentosa che lo rende praticamente cieco. Ma questo non gli impedisce di fare il prete. La preoccupazione maggiore era, però, la lingua: «Avevo bisogno di una persona che mi accompagnasse ma anche che sapesse bene l’inglese». Ma le difficoltà non spaventano quando è il Signore a spianare la strada: come segno della provvidenza, in un incontro che don Maurizio Pallù tenne con i giovani di una parrocchia di Firenze «si rese disponibile Edward», australiano che abita a Fibbiana, «che mi ha fatto da interprete in questo periodo di tempo».
La Nigeria «è una nazione molto povera economicamente ma ricca sotto altri aspetti … un’umanità molto bella» per cui la gente «è sempre molto affabile, sempre molto disponibile, sempre molto cordiale».
«La prima occasione di incontro l’abbiamo avuta tra di noi come equipe di catechisti: due eravamo noi, io ed Edward, e due ragazzi nigeriani molto capaci, Paulinus e Peregrinus ... e poi con le comunità neocatecumenali di Kaduna e gli incontri istituzionali con i vescovi di Kaduna e di Ondo, la diocesi dove saremmo stati per più di un mese».
«Lo stile di vita in Nigeria è molto diverso dal nostro. C’è l’acqua che non si può bere dal rubinetto, la corrente va e viene... La giornata iniziava molto presto con la messa feriale delle ore 6, poi ci preparavamo per le catechesi che tenevamo alle ore 18 e finiva con il primo buio», dopo le ore 19.
Ma queste "difficoltà" non hanno impedito la missione: «È nata una comunità, un piccolo gruppo nella città di Akure»… anche se, ci tiene a dirlo don Salvatore «i frutti non è dato a noi di conoscerli»: «un Vangelo che abbiamo aperto a caso quando abbiamo iniziato questa missione era quello del servo inutile… Quindi è vero che siamo servi inutili e seminatori» sicuri che l’opera la farà il Signore.

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