Galileo facing the Roman Inquisition

EDITORIALE - Chi aveva ragione? Galileo o la Chiesa? Questione oziosa. Ce l’hanno spiegato bene fin dalle elementari: gli inquisitori erano degli ottusi oscurantisti e lo scienziato pisano è da considerarsi un martire della verità scientifica. Il caso Galilei, così presentato, è divenuto uno dei miti fondatori di quell’ideologia che vede un’insanabile contrapposizione e inconciliabilità tra scienza e fede.

Dopo un inizio del genere mi si accuserà di essere il solito apologeta che si arrampica sugli specchi per difendere l’indifendibile. In realtà vorrei semplicemente ricordare l’apporto di un libro pubblicato più di cent’anni fa, nel 1908, ben noto agli addetti ai lavori ma raramente citato: «Salvare i fenomeni» di Pierre Duhem. L’autore, filosofo e scienziato francese morto nel 1916, è considerato uno dei precursori dell’epistemologia, cioè di quella branca della filosofia contemporanea che studia la validità dei metodi scientifici. Ebbene, Duhem in quel libro giunge alla scandalosa conclusione che, da un punto di vista metodologico, la Chiesa aveva ragione e Galileo aveva torto.
«Eppur si muove», la storica frase inventata da Giuseppe Baretti e attribuita a Galileo in un testo del 1757, esprime alla perfezione il punto nodale della controversia: Galileo era convinto di poter scoprire, col metodo sperimentale, com’è fatto realmente il mondo. Fino ad allora l’orientamento comune era stato quello di considerare le ipotesi scientifiche come semplici artifici che non pretendevano di descrivere la verità delle cose, ma soltanto di darne un’immagine il più possibile funzionante, cioè compatibile con i fenomeni osservati. Galileo pretendeva invece di avere accesso al gran libro della Natura, che «Dio ha scritto in termini matematici». Una via d’accesso privilegiata alla «mente di Dio» che, come ha notato Karl Popper, finiva per rendere superflua l’altra via, quella che passa per le Sacre Scritture. Di fatto nella nostra cultura europea è accaduto proprio questo con il sorgere dello «scientismo», una sorta di moderna religione laica fondata sulla fede nel progresso scientifico.
Il card. Roberto Bellarmino, che la Chiesa venera come santo, e il card. Maffeo Barberini, che divenne papa col nome di Urbano VIII, suggerirono a Galileo di trattare il sistema copernicano come ipotesi e non come verità assoluta. Lo scienziato, come sappiamo, disubbidì e nel 1633 fu costretto ad abiurare le sue idee. Gli straordinari progressi in campo scientifico però hanno portato ad una progressiva affermazione della visione realista, che ha dominato per tre secoli, fino ad Einstein.
Da un po’ di tempo, però, le cose in campo epistemologico non stanno più così. Oggi gli scienziati sono tornati a considerare le ipotesi scientifiche come artifici matematici destinati a «salvare i fenomeni» e le varie teorie come sistemi che possono essere sempre falsificati e corretti, e non possono essere trattati, per dirla con san Roberto Bellarmino, «realmente e assolutamente».

Seguici su Twitter

I cookie rendono più facile per noi fornirti i nostri servizi. Con l'utilizzo dei nostri servizi ci autorizzi a utilizzare i cookie.
Maggiori informazioni Ok Rifiuta