costituzione

DALLA DIOCESI - E così ci siamo lasciati alle spalle anche la lunga campagna elettorale del referendum 2016, aspettando, con ogni probabilità, un nuovo tormetone per tutto il 2017. Per alcuni la sconfitta del Sì ha il sapore di un’occasione perduta. Per altri è uno scampato pericolo. Fatto sta che l’Italia si sveglia ancora una volta con una crisi di governo che difficilmente si risolverà senza ricorrere alle elezioni anticipate. Del resto, sarebbe anche l’ora di restituire al popolo la possibilità di esprimersi - come di fatto è accaduto in maniera molto chiara e lampante con l’alta partecipazione alla consultazione referendaria - e quindi di contare e di indirizzare il Paese verso il futuro, reagendo velocemente alla fase di apatia politica che negli ultimi anni ha investito l’elettorato. Quindi, non è la fine di tutto né la vittoria del populismo, è solo un tornante della storia politica del nostro Paese.

C’è una costante, però: in tutti i momenti cruciali di riforma, per un motivo o per l’altro, la Costituzione è rimasta intatta (o quasi, dato che in realtà è stata un po’ ritoccata). Ognuno ha avuto il suo motivo per votare sì o per votare no. Il punto è forse che questa riforma non è stata digerita perché figlia di una legislatura che non era nata per essere costituente, ma lo è diventata, gioco forza, per il sostanziale pareggio elettorale nelle elezioni del 2013, con la conseguente difficoltà di dover formare un esecutivo di larghe intese. Ed è qui che ancora una volta le nostre forze politiche hanno denunciato tutti i loro limiti, ovvero l’incapacità di rendere onore alla propria storia e di convenire insieme almeno sulle regole generali del gioco, e quindi sulla riforma della Costituzione. Il veleno che ancora serpeggia tra tutti gli esponenti politici impedisce loro di leggere con serenità i segni del nostro tempo. Li lessero invece con grande lucidità i cosiddetti Padri costituenti i quali sulle macerie di un’Italia distrutta dalla guerra mondiale e dilaniata da una sanguinosa guerra civile, riuscirono a edificare la repubblica che oggi conosciamo, raggiungendo insieme un compromesso.
Certo, come tutti compromessi, la nostra Costituzione porta con sé una serie di "contrappesi" che oggi possono risultare anacronistici. In realtà è proprio il funzionamento stesso della Costituzione che negli anni non solo è stato disatteso, ma è stato proprio ignorato. In molti ambiti i Costituenti fecero ricorso alla cosiddetta "riserva di legge", ovvero rimandavano alla sede legislativa per le opportune regolamentazioni.
Per esempio la legge elettorale, potrebbe essere approvata in qualsiasi momento ed inciderebbe in modo determinante sul sistema politico.
Ma allora la Costituzione italiana è la più bella del mondo? Forse no. Ma quel sistema frutto di anni di discussioni e di dure lotte ci ha accompagnato nel bene e nel male fino ad oggi, anche attraverso crisi molto più profonde. Magari dovremmo impegnarci a farla semplicemente funzionare.

Seguici su Twitter

I cookie rendono più facile per noi fornirti i nostri servizi. Con l'utilizzo dei nostri servizi ci autorizzi a utilizzare i cookie.
Maggiori informazioni Ok Rifiuta