SAN MINIATO - Pubblichiamo di seguito la lettera datata 27 agosto 1944 che mons. Ugo Giubbi indirizzò al card. Elia Dalla Costa. La missiva è stata recentemente ritrovata nell’archivio della Curia fiorentina da Beppe Chelli e Francesco Fiumalbi.

«Eminenza, mi approfitto di P. Simi che torna a Firenze (è la prima occasione che mi si presenta) per dirvi sua pure, in succinto, alcune notizie di S. Miniato e del gravissimo fatto del 22 luglio.

Per la prima parte del fatto vi rimetto una copia di una dichiarazione che mi fu chiesta. In seguito alla battaglia varie cannonate caddero in Cattedrale ed una (se fosse una cannonata o un ordigno esplosivo, come si dice, soltanto un esperto in materia, neutrale e coscienzioso, può stabilire) vi produsse la strage di una 80na di persone: circa 30-35 morte sul colpo o dopo poco e altre decedute in seguito alle ferite, tutte non lievi, e non potute curare per insufficienza di mezzi. Creda, Eminenza, che fu una giornata indescrivibile, che non si potrà dimenticare giammai e che, credo, mi abbia tolto per sempre il sorrido dal cuore e dal volto. Il Signore permise che io fossi, assolutamente ignaro di quanto sarebbe avvenuto, (altre battaglie erano avvenute sopra la città e la popolazione era stata lasciata nei propri rifugi) indirettamente strumento di questo eccidio, per avere impartito ordini che mi vennero fatti impartire "per la salvezza della popolazione" e che, se fossero stati eseguiti subito con fede e disciplina, io penso, sarebbero riusciti allo scopo. Ma basta di questo e che il Signore accolga lo strazio dei feriti, la morte di tanti poveretti, e il dolore dei rimasti, per un ritorno dei fedeli a Dio! Guai a noi se tanto dolore e questo comune gastigo, non raggiungesse l’effetto di bene che Dio ne vuol trarre.
La Cattedrale è stata nuovamente e gravemente colpita. Delle Chiese Parrocchiali di città, una sola, per ora, è salva; le altre tutte più o meno segnate. Quella di S. Stefano, la più sciupata, si può dire semidistrutta. Il Seminario e il Palazzo Vescovile hanno subito danni gravi. Nella Diocesi (per quello che ho potuto sapere) quasi tutte le Chiese e le canoniche bersagliate. Alcune del tutto distrutte (2) ed altre 4 o 5 semi-rovinate, fra le quali (per 3/4 crollata col campanile e la casa canonica) quella che V. Em. Inaugurò due anni orsono, a S. Pierino. Di molte di queste furono minati i campanili, i quali portarono con sé il crollo della chiesa. Per ora, un solo Parroco, morto per una cannonata. Ma non ho affatto notizie di una 30na di parrocchie che si trovano al di là dell’Arno.
Qui ci troviamo in una condizione sempre più difficile per lo stillicidio continuo di cannonate che pretendono di colpire militari e postazioni americane e colpiscono civili e case di abitazione.
E di là dall’Arno è la stessa cosa (non è difficile indovinarlo) per i colpi che partono di qua.
E tutto questo: cui bono? Cui bono? Se almeno portasse al miglioramento dei popoli! Mentre il Comunismo e l’irreligiosità, e l’odio hanno cominciato a serpeggiare e far breccia nelle anime e nei cuori, stanchi ed esasperati, ma molto: illusi. Che il Signore ci usi misericordia e che noi possiamo meritarcela!
Ho saputo qualche cosa di Firenze città, poco o nulla della V. Diocesi, sempre ancora sotto questo rullo distruttore, ma quello che ho saputo, mi basta per poter indovinare il Vostro Dolore e l’animo Vostro straziato. Quindi mi scuso se Vi ho tediato con i miei sfoghi.
Vi chiedo una preghiera per me, per la mia Diocesi, per i miei Preti, perché siano all’altezza della loro missione specialmente in questo momento.
E anch’io ho pregato e pregherò per Voi e le Vostre intenzioni, mentre, baciandovi la S. Porpora, mi confermo Vostro in G. C.
+ Ugo Giubbi

Scusatemi la fretta, con la quale ho dovuto scrivere questa lettera».

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