Libro don Armando 2

RECENSIONE - È uscito in questi giorni il libro di don Armando Zappolini, pubblicato dalle edizioni San Paolo, intitolato «Un prete secondo Francesco». Qui il parroco di Perignano e attuale presidente del CNCA (Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza) racconta la propria storia. Dalle comunità di accoglienza ai progetti per i poveri dell’India, dalle lotte per la giustizia sociale e contro le disuguaglianze alla recente campagna contro il gioco d’azzardo, la vita di don Armando è da sempre immersa nell’azione e nell’intrecciarsi di relazioni significative con tante persone la cui fisionomia viene tratteggiata con affetto.

Il racconto non segue un filo cronologico e non si può definire una vera e propia autobiografia: l’intento dichiarato dell’Autore è piuttosto quello di «diffondere un modo diverso di essere prete» dando voce a tanti "preti di strada" che hanno vissuto ai margini della Chiesa. Con il nuovo ponteficie il vento è cambiato e don Armando porta con entusiasmo alla ribalta un modello di sacerdote che è al tempo stesso «contemplativo, sognatore e costruttore di ponti», come recitano il sottotitolo del libro e rispettivamente le tre parti in cui l’opera è suddivisa. Nelle sue pagine è raccolta un’esperienza di vita sacerdotale e di impegno sociale e umanitario che merita di essere conosciuta. Il capitolo dedicato ai fatti del G8 di Genova da solo vale il prezzo di copertina, per non parlare del racconto dell’incontro con Madre Teresa di Calcutta. Pagine che trasmettono con grande efficia tutta l’emozione, l’aspettativa, la passione di chi si trova di fronte a grandi occasioni e a grandi sfide. Bello il racconto dell’amicizia con padre Orson, sacerdote indiano che è stato una figura chiave per l’ispirazione e la nascita dell’associazione Bhalobasa. Tante le immagini che rimangono impresse, come quella dei bambini bengalesi che salutano i volontari dalle rive del fiume Gange cantando "Giro giro tondo", il gioco che avevano imparato da loro. Toccanti i passaggi dedicati al percorso di maturazione che don Armando ha sperimentato negli anni: «Si vuole cambiare il mondo e si esprime, con voce adulta, la forza di un’adolescenza che poco ha a che fare con le profonde viscere della vita. La maturità è un’altra cosa. Ti fa stare sulla terra, ti fa capire l’essenza delle cose e ti porta a quietare le parole. È mettendo i piedi nel fango che incontri la sofferenza. Ed è proprio in quel momento che il tuo essere cambia. La sofferenza non ha confini. Se l’abbracci non la puoi evitare. E non te ne liberi».
Un capitolo è dedicato anche all’impegno contro le mafie e alla collaborazione con don Luigi Ciotti, che ha scritto la prefazione del libro. Parole di gratitudine sono rivolte ai vescovi di San Miniato, Ricci, Tardelli e Migliavacca, che hanno sempre sostenuto e difeso don Armando, "selvaggio contemplativo" e "sognatore con i piedi nel fango".

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