Senza entrare nel merito dell’antica dicotomia tra azione e contemplazione, ci sembra che nella sua omelia pasquale il vescovo abbia voluto esortare la chiesa di San Miniato a vivere pienamente la gioia del mattino di pasqua che spinse i discepoli ad una corsa a perdifiato per annunciare a tutti ciò che avevano visto. L’esortazione a correre non può essere soltanto uno slogan, semmai un invito a lasciarsi alle spalle ogni tentazione di scoraggiamento e sfiducia, come quella che si respirava a Gerusalemme dopo il Venerdì di Passione.

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