evoluzionismo
DALLA DIOCESI - Mentre porto avanti la pubblicazione di questa serie di articoli, qualcuno mi fa notare che dovrei iniziare finalmente a parlare di Gesù e dell’esperienza spirituale autentica. E’ vero: la fede dei cristiani non si basa su argomentazioni filosofiche o considerazioni cosmologiche ma sull’aver riconosciuto in Cristo la rivelazione del vero volto di Dio. Ci arriveremo. Ma il mio discorso si concentra, almeno per ora, su una forma di critica alla fede che, benché minoritaria, si presenta come molto aggressiva. Una forma di ateismo i cui rappresentanti e sostenitori riducono a macchietta le convinzioni dei credenti usando argomenti filosofici pseudo-scientifici. Per questo, al fine di sgombrare il campo dalle obiezioni, mi sto dilungando su simili argomenti che, a ragione, sarebbero da considerarsi periferici rispetto alla reale esperienza cristiana.
Sta di fatto che negli ultimi anni si è andata diffondendo, soprattutto in ambiente universitario, un’ondata di letteratura che si appella alla scienza, e in particolare all’evoluzionismo darwiniano, per affermare che credere in Dio è irrazionale. Esiste un filone principale anglosassone (rappresentato da Dawkins, Dennett, Harris, Hitchens) che ha epigoni anche in Italia, si pensi al logico matematico Odifreddi o alla scienziata Hack buonanima.
Secondo questi autori, nel tentativo di spiegare l’origine e la natura della vita umana e dell’universo, la religione è stata ormai soppiantata dalla scienza. Come abbiamo già notato nel nostro primo articolo, la scienza moderna, limitando il proprio campo a ciò che è misurabile e ripetibile, non può occuparsi di alcuni degli aspetti più importanti della vita umana (effettivamente, i più importanti). Chi considera la scienza come unico criterio interpretativo della realtà esce dal campo scientifico e fa un discorso di tipo filosofico, segnatamente materialista. E qui casca l’asino: che il materialismo offra una spiegazione migliore della vita umana rispetto alla fede è tutto da dimostrare.
Lo stesso fenomeno dell’evoluzione può essere interpretato in molti modi, anche da una prospettiva credente. Secondo una prima lettura, quella del darwinismo teistico, Dio produce fin dal primo istante della creazione la materia e le energie che per gradi si svilupperanno fino a diventare vita vegetale, animale e infine umana. Secondo un’altra prospettiva, quella dell’Intelligent Design, in determinati stadi lo sviluppo  avviene mediante un intervento diretto di Dio e dà come prodotto organi irriducibilmente complessi. Secondo una terza interpretazione teologica, la spinta in avanti dell’evoluzione e i suoi avanzamenti verso gradi superiori dell’essere dipendono dalla presenza dinamica di Dio nella creazione. Insomma, il fenomeno dell’evoluzione non porta necessariamente ad escludere la creazione divina né tantomeno ad affermare che credere in Dio sia irrazionale. E’ molto meno razionale elevare il Caso a suprema istanza creatrice.
E i racconti della Genesi? Come si accordano con queste teorie? Manteniamo fermo il proposito di non ridurre Dio a un’ipotesi scientifica. Il tentativo di trovare a tutti i costi una concordanza fra le teorie scientifiche e la Bibbia è radicalmente sbagliato. Quelle della Genesi sono metafore. E qui almeno un’analogia la possiamo trovare. Come nei libri scientifici si usano delle metafore per illustrare e divulgare i risultati di complicate equazioni, che sarebbero inaccessibili ai non addetti ai lavori, così nella Bibbia si usano metafore per rendere accessibili a tutti, anche agli antichi pastori nomadi del Medio Oriente, la realtà di Dio e il suo disegno di salvezza.

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