STAMPA CATTOLICA01

DALLA DIOCESI - «L’amico D. David Albertario, ospite mio, in un dopo desinare, tra ’l sigaro e il caffè, usciva in questa eccentricità: «Qaund’uno ha fatto il giornalista cattolico per vent’anni, può ben’essere messo in venerazione di martire sugli altari». Or’io che l’ho fatto dal 1872 in poi? Mah ...?
Questa che m’è piaciuto dirla un’eccentricità, è poi tale veramente? Al giornalista cattolico il quale ha sacrificato tutta la sua vita, a pro della più santa delle cause, qual mai ricompensa si riserba? Quella di sentirsi scaraventata in faccia l’infamante parola di manovale della penna, d’affarista e peggio. E così quello che ti fanno soffrire gli avversari in buona o mala fede, sono zuccherini e gramolato, in confronto di quello che ti fanno patire i ... falsi amici; mentre da taluni t’attenderesti, se non l’aiuto ed il sostegno, almeno l’approvazione e l’incoraggiamento. Aggiungete la pace perduta, i sonni interrotti, le maschere che, ad ogni pie’ sospinto, ci troviamo tra’ piedi, l’invidia dei colleghi, le presunzioni dei "prepotenti impotenti", le carezze della piazza, le querele, i fischi, gli "abbasso", e chi più ne ha più ne metta.
Ma, siamo giusti, ogni medaglia ha il suo rovescio: ed anco la vita del giornalista cattolico ha pur le sue gioie, poiché la sua lotta con l’errore è lotta divina che inebria, che tutto fa lieve e raddolcisce. L’opera sua è un apostolato, tanto che l’illustre vescovo di Magonza Monsig. Ketteler diceva che oggidì San Paolo sarebbe un giornalista. Ma gli apostoli furono tutti martiri. Dunque, di che temi, o buon giornalista? Lascia dire e avanti, Dio ti manda: sostieni l’urto dei violenti, degl’ipocriti ... tu vincerai ....
All’intrinseca gioia della vita di battaglia, si aggiungono anche le consolazioni da parte dei buoni, di cui l’incontro è una vera festa dell’anima. E a noi, veterani dell’azione schiettamente cattolica, ruderi avanzati alla raffica della passione settaria, a noi poveri dimenticati anche dall’odio nemico, a noi cui s’illanguidiscono le tinte del vespertino crepuscolo, prossimo all’occaso; è veramente caro di accarezzare certe memorie, certi felici incontri che, sia pur per un attimo, ci fanno rivivere della nostra gioventù che tutto colorisce di una parvente iridescenza».
Don Oreste Nuti (Direttore de La Penna Azzura, 1901 - 08)

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