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LECCETO - L’attenzione a tutto ciò che è scartato, dimenticato e giudicato insignificante dalla società. La testimonianza cristiana impressa nel rispondere con tenerezza e con amore a chi si comporta male con noi. Il senso di gratitudine per l’opera che il Dio della vita compie in noi come ingrediente basilare nella nostra vita di preghiera e come presupposto necessario al nostro donarci con gioia agli altri. Il valore della collaborazione tra confratelli preti volando al di sopra delle piccole invidie e dei complessi di inadeguatezza. La tentazione di possedere Dio chiudendolo nei nostri schemi e rifiutando il mistero di una fede bisognosa di essere continuamente messa in crisi e interpellata dall’incontro quotidiano con le persone, con le loro fatiche e le loro speranze che ci portano a rileggere la parola di Gesù con un cuore sempre più disposto a lasciarsi toccare dall’empatia e dalla misericordia del Padre.

Sono solo alcune delle frasi rimaste appuntate e sottolineate sul quadernino degli esercizi spirituali. Una settimana di silenzio, di preghiera e di rilettura della propria esperienza che noi seminaristi di San Miniato abbiamo vissuto all’eremo di Lecceto (sulle colline fra Signa e Montelupo) in compagnia di altri 40 futuri sacerdoti giunti da varie parti della Toscana e di un predicatore speciale: il nostro vescovo Andrea Migliavacca, che ha guidato il ciclo di meditazioni usando come filo conduttore la storia biblica di Davide narrata nei due libri di Samuele e nel primo libro dei Re. Un personaggio centrale dell’Antico Testamento, che il vescovo ci ha aiutato ad approfondire mettendo in mostra le sue virtù - il coraggio nell’affrontare Golia e le successive battaglie con i Filistei, la benevolenza nei confronti del re Saul che pure aveva tentato a più riprese di ucciderlo, l’amicizia autentica, viscerale e duratura con Gionata - ma anche le sue contraddizioni e i suoi limiti che creano un solco profondo fra il modello regale anticotestamentario e quello testimoniato mille anni più tardi da Gesù: la sete di vendetta che accompagna Davide fino alle sue ultime disposizioni in punto di morte, l’adulterio con Betsabea, la ferocia nel perseguire la morte di Uria (marito della donna con cui il re si era legato in modo disonesto). A corredo di ognuna di queste vicende il vescovo Andrea ci ha proposto numerosi rimandi all’orizzonte di vita di noi seminaristi e dei preti che ci prepariamo a diventare: così le pagine del quadernino degli esercizi spirituali si sono riempite di domande esistenziali e di tracce per la riflessione in chiave personale. Quali sono le sfide del mio essere seminarista oggi e prete domani? E le mie paure? Quali le amicizie più significative e più preziose che mi stanno accompagnando nel cammino della vita e che danno un senso di fecondità al mio vivere nel celibato? Quali i doni più belli, piccoli e grandi, per cui dire grazie ogni giorno nei miei momenti di preghiera? Quali le parole, i consigli e le correzioni fraterne dei preti intorno a me che stanno facendo da bussola nel mio cammino spirituale di preparazione al sacerdozio?

Gli spazi ampi e i tempi distesi dell’eremo di Lecceto ci hanno aiutato a masticare con calma questi interrogativi, a farli nostri e a spremerli per far fuoriuscire dal quadernino aneddoti di esperienze di grazia insieme a propositi di conversione capaci di orientare sempre di più la nostra vita al sogno di pace, di giustizia e di amore a perdere di Gesù. Fino alle conversazioni a tu per tu col vescovo, sul finire degli esercizi, per discutere con lui delle sue tracce di meditazione e delle nostre risonanze personali. Il clima di “fraternità silenziosa” che ha legato noi seminaristi a Lecceto, seguendo la raccomandazione del Vescovo Andrea ai partecipanti agli esercizi di pregare gli uni per gli altri, si è sciolto l’ultimo giorno in una festa conviviale e rumorosa, con tanto di schiacciata e colomba pasquale regalate dal predicatore, con l’immancabile foto di gruppo, e col giro di saluti e di abbracci prima del ritorno ognuno nella propria diocesi per vivere nelle diverse cattedrali toscane le emozioni della settimana santa, cuore pulsante della nostra fede nella vita risorta perché donata per amore.

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