stella maris

CALAMBRONE - Lo scorso 13 Settembre ricorreva il 60° anniversario dalla posa della prima pietra della «Stella Maris» benedetta allora da mons. Felice Beccaro, vescovo di San Miniato. È infatti del 1945 la fondazione della sede diocesana della Pontificia Opera di Assistenza (POA), particolarmente dedita all’infanzia, da parte di mons. Cosimo Balducci, già presidente del «Ricovero di Mendacità» di San Miniato (oggi Casa di Riposo “Del Campana Guazzesi”), in seguito parroco di San Michele e Santo Stefano in San Miniato.
E nell’immediato dopo guerra gravi erano le condizioni economiche e sociali sopratutto per quella fascia di popolazione costituita da contadini, mezzadri, braccianti e manovali, alla quale andava aggiunta anche tutta quella schiera di manodopera mal retribuita che lavorava nel ’pubblico’ di allora: comune, ospedale, scuola, poste, catasto, che percepiva dei salari che erano rimasti del tutto inadeguati dopo l’inflazione galoppante nell’immediato dopoguerra.
Ed è proprio con i primi anni ’50, che la POA inizia a prendersi cura e a organizzare le vacanze estive per i bambini delle famiglie più disagiate. Bambini che soffrono di malnutrizione, di varie forme di bronchite dovute ad abitazioni umide e malsane, all’abbigliamento spesso inadeguato al clima invernale, alle case prive di una qualsiasi forma di riscaldamento, all’assenza di servizi essenziali quali acqua corrente, gas e talvolta anche di luce.


Si tratta di vacanze al mare e ai monti, iniziando da luglio per finire a tutto settembre. Nel mese di luglio a Prataccio, in Comune di Piteglio, in una colonia di proprietà della Diocesi in località Cecafumo. Nei mesi di agosto e settembre al mare a Calambrone, nella colonia Firenze, la prima a sorgere tra il 1931 e il 1932. Colonie che accolgono inizialmente orfani di guerra o figli di genitori poverissimi. Particolarmente preziosa l’opera di reclutamento degli operatori addetti: vigilatrici, cuoche, domestiche, guardarobiere, addette alla lavanderia, addette alla direzione, addetti alla segreteria, con una organizzazione capillare delle attività e dei turni di lavoro, per una attività del tutto da inventare, difficile da emulare. Come assistente spirituale don Aladino Cheti.
Tra i promotori mons. Balducci, don Marconcini, don Brucalassi, i canonici Nazzi e Fiorentini che fecero di tutto perché nascesse la “Stella Maris” a Calambrone.
E da alcune realtà parrocchiali soprattutto il maggior numero di ragazze, quasi sempre studentesse delle Magistrali, provenienti da San Miniato, da Santa Maria a Monte, da Ponsacco, da Fucecchio, per un’attività del tutto volontaria. Nessun operatore veniva pagato. Ogni ragazza che si rendeva disponibile, quasi sempre giovanissima, la considerava come una vacanza, ma partecipava con la serietà massima che il ruolo richiedeva.
L’organizzazione partiva da una suddivisione in due squadre separate: Maschi da un lato e Femmine dall’altro. I gruppi o camerate, mai superiori a venti, con 2 vigilatrici a gruppo. Orari ed attività organizzate giorno per giorno per rendere ogni tipo di attività o gioco organizzato ed educativo. Le attività iniziavano alle 7,30 con la sveglia e finivano con giochi organizzati, alla luce dei riflettori, sul piazzale retrostante verso le 22-22,30, momento del ritiro nelle camerate, con un sonno accompagnato da musica che veniva diffusa in ogni camerata.
Dal 1956 tutte le attività marine si svolgono alla Stella Maris nella quale confluiscono un numero impressionante di ragazze che ben ricordano quel periodo quale palestra insostituibile di formazione umana e professionale, anche nel passaggio successivo da colonia estiva a istituto scientifico.
La svolta nel 1958 quando la Stella Maris ospitò durante la settimana di Pasqua un piccolo gruppo di bambini handicappati provenenti da Torino in vacanza. Erano venuti in treno accompagnati dai propri genitori, impiegati della Fiat di Torino.
Si trattava di 12 bambini, maschi con handicap medio lieve e particolarmente calmi, che suscitarono nel personale volontario della Stella Maris simpatia a pelle e un forte coinvolgimento emotivo, dovuto ad una convivenza continuativa, anche se di pochi giorni. Fu tale l’impatto emotivo che un bel gruppo della Stella Maris volle riaccompagnare in treno fino a Torino, questi bambini e le loro famiglie. E questo fu solo l’inizio che portò buoni frutti, grazie anche alla lungimiranza di don Aladino Cheti, e che sfociò nell’agosto di quell’anno in una convenzione, stipulata il 2 agosto del 1958, per l’Università di Pisa, con la Clinica Neurologica e la Clinica Pediatrica, con la quale la Stella Maris divenne un «Centro di ricerca dei disturbi del cervello e della mente nei bambini e negli adolescenti».

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