convegno-firenze-3

Il quinto Convegno Ecclesiale, svoltosi a Firenze dal 9 al 13 novembre, con la partecipazione di  oltre duemila delegati provenienti da tutte le diocesi italiane, ha affrontato il tema: “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”.  Un tema così importante non poteva che celebrarsi nel capoluogo toscano, culla di quella feconda stagione rinascimentale che seppe davvero coniugare cultura e fede

. Ma tornare ad armonizzare la fede con la vita e la cultura in questo nostro tempo, contrassegnato da troppi fattori di “disumanizzazione”, si pone, oggi, come compito indispensabile per ogni comunità cristiana. A questo impellente compito ha fatto riferimento il Papa nel suo discorso pronunciato nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore, aprendo i lavori dell’assise fiorentina.  “Non voglio disegnare in astratto un “nuovo umanesimo” – ha esordito il Santo Padre – ma presentare con semplicità alcuni tratti dell’umanesimo cristiano che è quello dei sentimenti di Cristo Gesù. Essi non sono astratte sensazioni provvisorie dell’animo, ma rappresentano la calda forza interiore che ci rende capaci di vivere e prendere decisioni”. Prendendo lo spunto dalla Lettera paolina ai Filippesi (Fil 2,7), il Papa ha commentato questi tre sentimenti , presenti nella vita di Gesù: l’umiltà, mettendo i cristiani in  guardia dall’ossessione  di ricercare affannosamente la propria gloria, la propria dignità e la propria influenza. Il disinteresse, sottolineando come l’umanità del cristiano è sempre in uscita. Mai, invece, dev’essere narcisistica o autoreferenziale. Beatitudine: il credente che coraggiosamente segue il cammino tracciato dal Signore nelle beatitudini, è beato, perché porta in sé la gioia del Vangelo, conosce la ricchezza della fraternità, della solidarietà, del sacrificio  del lavoro quotidiano e anche quella delle proprie fragilità e miserie, che se “vissute co fiducia nella Provvidenza e nella misericordia di Dio Padre, alimentano una grandezza umile”.        Naturalmente, però, esistono anche connotazioni negative da estirpare, perché in aperto contrasto con l’umanesimo cristiano. La prima è il potere . “Non dobbiamo esserne ossessionati, anche quando prende il volto di un potere utile e funzionale all’ immagine sociale della Chiesa. I sentimenti di Gesù ci dicono che una chiesa che pensa a se stessa e ai propri interessi sarebbe triste”. Ed è a questo punto che Papa Francesco ha ribadito ancora una volta: “ Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa ammalata per la chiusura e la comodità di aggrapparsi alle proprie sicurezze”.   La seconda è tentazione del pelagianesimo , che spinge la Chiesa a non essere umile, disinteressata e beata. E lo fa – ha annotato il Pontefice -  con l’apparenza di un bene. In realtà, il pelagianesimo sospinge ad avere eccessiva fiducia in strutture e organizzazioni perfette perché astratte e fa assumere uno stile di controllo e di durezza. Un’ulteriore tentazione è poi quella dello  gnosticismo, che porta a confidare nel ragionamento logico e chiaro, ma – ha avvertito Papa Francesco – “fa  perdere la tenerezza della carne del fratello”, dimenticando e oscurando la grandezza e bellezza dell’evento dell’Incarnazione del Figlio di Dio”. La Chiesa italiana ha, comunque, grandi santi, da San Francesco d’Assisi a San Filippo Neri, che col loro esempio possono aiutarla a vivere, in perfetta coerenza,  la fede, il disinteresse e la gioia. Avviandosi alla conclusione del suo intervento, il Papa ha chiesto ai Vescovi di essere pastori. Sia questa – ha aggiunto – la vostra gioia e sarà la gente, il vostro gregge, a sostenervi.  Ai giovani ha  rinnovato l’appello dell’apostolo Giovanni: “ Siate forti” e ha chiesto loro di mettersi al lavoro per costruire un’Italia migliore, “ Le mani della vostra fede si alzino verso il cielo, ma lo facciano mentre edificano una città costruita su rapporti in cui l’amore di Dio è il fondamento”. A tutti, indistintamente, il Papa ha raccomandato la capacità di dialogo e di  incontro.   Particolarmente toccanti, significative , ricche di fascino, sono apparse le esortazioni di Papa Francesco  alla Chiesa, perché sappia “navigare in mare aperto”, come i grandi esploratori, e  sappia presentarsi “lieta, col volto di mamma, che comprende, accompagna, accarezza … L’umanesimo cristiano che siete chiamati a vivere, afferma radicalmente la dignità di ogni persona come Figlio di Dio, stabilisce tra ogni essere umano una fondamentale fraternità, insegna a comprendere il lavoro, ad abitare il creato come casa comune, fornisce ragioni per l’allegria e l’umorismo, anche nel mezzo fi una vita tante volte molto dura”.

Seguici su Twitter

I cookie rendono più facile per noi fornirti i nostri servizi. Con l'utilizzo dei nostri servizi ci autorizzi a utilizzare i cookie.
Maggiori informazioni Ok Rifiuta