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ROMA - La scorsa settimana si è svolta a Roma la 69ª assemblea generale della Conferenza episcopale Italiana, dedicata al «Rinnovameto del Clero».
Tra i presenti, in qualità di esordiente, anche il nostro vescovo Andrea, che ha sottolineato la particolare stima e attenzione manifestata dal Papa per i preti e il loro ministero pastorale: «Il Santo Padre ha invitato a riscoprire le motivazioni dell’essere sacerdoti e ha indicato le strade per il rinnovamento del Clero», ha affermato mons. Migliavacca.
Aprendo l’Assemblea generale papa Francesco non ha voluto offrire ai vescovi presenti «una riflessione sistematica sulla figura del sacerdote». Piuttosto - dopo aver salutato con qualche battuta quelli freschi di ordinazione - li ha esortati a «capovolgere la prospettiva» mettendosi in ascolto di «qualcuno dei tanti parroci che si spendono nelle nostre comunità»: «Lasciamo che il volto di uno di loro passi davanti agli occhi del nostro cuore e chiediamoci con semplicità: che cosa ne rende saporita la vita? Per chi e per che cosa impegna il suo servizio? Qual è la ragione ultima del suo donarsi?». Le risposte a queste domande, ha spiegato, «vi aiuteranno a individuare anche le proposte formative su cui investire con coraggio». Anche perché, come ha ricordato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, accogliendo il Papa, «sappiamo quanto il nostro popolo guardi a noi, alla nostra missione di primi annunciatori dell’amore di Dio e di pastori chiamati ad avere a cuore ognuna delle persone e delle comunità affidate alla nostra cura pastorale».


Ecco, allora, la prima “appartenenza” - al Signore - che dà sapore alla vita del sacerdote, nonostante la "durezza" del "contesto culturale" attuale. «Su questo sfondo – ha detto Francesco – la vita del nostro presbitero diventa eloquente, perché diversa, alternativa. Come Mosè, egli è uno che si è avvicinato al fuoco e ha lasciato che le fiamme bruciassero le sue ambizioni di carriera e potere. Ha fatto un rogo anche della tentazione d’interpretarsi come un ’devoto’, che si rifugia in un intimismo religioso che di spirituale ha ben poco». «Il suo stile di vita semplice ed essenziale, sempre disponibile, lo presenta credibile agli occhi della gente e lo avvicina agli umili, in una carità pastorale che fa liberi e solidali. Servo della vita, cammina con il cuore e il passo dei poveri; è reso ricco dalla loro frequentazione. È un uomo di pace e di riconciliazione, un segno e uno strumento della tenerezza di Dio». Il "segreto" del sacerdote, in definitiva, sta proprio nell’appartenenza al Signore, che lo rende «estraneo alla mondanità spirituale che corrompe».
C’è poi l’appartenenza alla Chiesa: una vera e propria cartina di tornasole per il prete. Infatti, ha sottolineato il Papa, il presbitero è tale nella misura in cui si sente partecipe della Chiesa, di una comunità concreta di cui condivide il cammino. Il popolo fedele di Dio rimane il grembo da cui egli è tratto, la famiglia in cui è coinvolto, la casa a cui è inviato.
Parlando di appartenenza alla Chiesa, Francesco si è anche soffermato sulla «gestione delle strutture e dei beni economici», che costituisce un capitolo dell’assemblea Cei. «In una visione evangelica - queste le parole del Papa - evitate di appesantirvi in una pastorale di conservazione, che ostacola l’apertura alla perenne novità dello Spirito. Mantenete soltanto ciò che può servire per l’esperienza di fede e di carità del popolo di Dio».
Ed ecco, infine, la terza appartenenza: quella al Regno. Il presbitero, ha spiegato il Papa, «è uomo della Pasqua, dallo sguardo rivolto al Regno, verso cui sente che la storia umana cammina, nonostante i ritardi, le oscurità e le contraddizioni».
Una triplice appartenenza, ha concluso, che come «tesoro in vasi di creta va custodito e promosso!».
Da qui l’invito finale ai vescovi: «Avvertite fino in fondo questa responsabilità, fatevene carico con pazienza e disponibilità di tempo, di mani e di cuore. Insieme con i vostri presbiteri possiate portare a termine la corsa, il servizio che vi è stato affidato e con cui partecipate al mistero della Madre Chiesa».
«Come vescovi - ci ha detto il vescovo Andrea - ci stiamo confrontando su come condividere e sostenere il ministero dei nostri preti».

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