In questi giorni si è assistito sui quotidiani al tripudio della cultura radicale per la sentenza della Cassazione che ha abolito il divieto della fecondazione artificiale eterologa, cioè fatta con seme di un donatore esterno alla coppia. Entusiasmo raffreddato nei giorni successivi quando si è diffusa la notizia di uno scambio di embrioni per cui una donna si è trovata a portare in grembo due gemelli figli di un’altra coppia. Una forma estrema e involontaria di fecondazione eterologa che però mette in risalto i problemi etici legati a simili interventi. Problemi etici che si vogliono ignorare o by-passare bellamente in nome del diritto individuale a realizzare i propri sogni, compreso quello di portare in grembo un figlio.

Lo svuotamento della legge 40, che poneva limiti all’ingegneria procreativa, è stato portato avanti negli anni “a colpi di sentenze”. Questo lavoro di demolizione è stato associato sui quotidiani nazionali allo scioglimento di un altro nodo etico da parte di un tribunale, quello di Grosseto. Si tratta del permesso di trascrivere nel registro comunale un “matrimonio gay” contratto all’estero. Sentenza salutata come l’ennesimo duro colpo all’ingerenza clericale sugli stili di vita degli italiani e come la realizzazione di un altro sogno individuale, quello di veder riconosciuto ufficialmente il proprio amore omosessuale.

Da una parte, quindi, la possibilità di avere un figlio, con una maternità e/o paternità surrogata, anche quando ci sia un’oggettiva impossibilità fisica; dall’altra l’equiparazione tra la famiglia fondata sul matrimonio, che è tutelata dalla legge perché al suo interno sono generati ed educati i figli, e la convivenza omosessuale. Non è un caso se negli ultimi tempi, sempre più di frequente, vengono proposti nelle scuole italiane progetti mirati a far accettare alle nuove generazioni l’idea che un bambino possa avere due babbi o due mamme e che il sesso, o come si usa dire oggi, il genere non sia determinato dalla natura ma sia qualcosa che si sceglie.

Non è mia intenzione soffermarmi sul fatto che, in tutta questa operazione culturale, chi ci rimette sono i figli: distrutti nel processo di fecondazione artificiale (l’80% degli embrioni va inevitabilmente perduto), nati dal seme di un donatore ignoto e cresciuti in una famiglia in cui soltanto uno dei coniugi è il genitore biologico, educati da una coppia omosessuale in cui la complementarietà naturale di maschio e femmina viene contraddetta. Non è mia intenzione soffermarmi sulle conseguenze che tutto questo può avere sulla psiche di un bambino. La priorità sembra essere quella di garantire l’uguaglianza dei diversi, la realizzazione dei sogni individuali e, last but not least, abbattere l’oscurantismo vaticano.

Noi cattolici siamo notoriamente convinti che esiste una natura umana e che questa ha una sua finalità, inscritta dal Creatore. Il pensiero laico contemporaneo ritiene invece che il dato biologico non debba influenzarci più di tanto e che la natura umana possa essere manipolata, trasformata con interventi chirurgici o con l’ingegneria genetica.

Chiedo scusa per la generalizzazione. Non tutti i laici la pensano così. Qualche anno fa ho letto un testo del filosofo neo-marxista Habermas, intitolato “Il futuro della natura umana”, il quale esprimeva delle laicissime preoccupazioni al riguardo. Lo scritto è del 2001 e il problema trattato è quello della diagnosi preimpianto, un altro punto smantellato della legge 40. Scrive Habermas: ‘Uso sperimentale degli embrioni e diagnosi di preimpianto turbano gli animi in quanto esemplificano un pericolo che si collega alla prospettiva di un allevamento razziale e selettivo dell’uomo. Venendo meno la casualità della fusione delle due serie cromosomiche, il nesso intergenerazionale perde quella spontaneità che aveva finora rappresentato lo sfondo (naturale e non problematico) della nostra autocomprensione etica di genere. Se rinunciamo a “moralizzare” la natura umana, - prosegue Habermas - potremmo veder nascere, tra le generazioni, un impermeabile fascio di azioni dotato di logica propria e attraversante in verticale il reticolo orizzontale delle interazioni contemporanee […]. In tal caso non potremmo più escludere il pericolo che - attraverso gli interventi genetici migliorativi - intenzioni “estranee” e geneticamente fissate si impadroniscano della storia di vita delle persone programmate”. Potrebbe accadere cioè quello che già, in una certa misura accade: la libertà e la dignità dei figli sarebbero calpestate in nome di interessi antecedenti, arbitrari ed estranei. E man mano che scendiamo su questa china, sempre più estranei.

Seguici su Twitter

I cookie rendono più facile per noi fornirti i nostri servizi. Con l'utilizzo dei nostri servizi ci autorizzi a utilizzare i cookie.
Maggiori informazioni Ok Rifiuta