Tanti fedeli, i suoi presbiteri, i seminaristi, i vari gruppi religiosi, le autorità civili e militari e tanta spiritualità: è iniziata in questo clima di gioia cristiana la solenne messa celebrata da Mons. Fausto Tardelli nel suo decennale dell’ingresso in diocesi. La celebrazione si è svolta il 30 maggio presso la cattedrale di San Miniato.
A far da cornice una delle più importanti e luminose frasi di colui che incaricò Fausto Tardelli 10 anni fa, San Giovanni Paolo II : “ non abbiate paura di proclamare in ogni circostanza il vangelo della croce. Non abbiate paura di andare controcorrente”. La commozione e la speranza si leggevano negli occhi di sua eccellenza in questa cerimonia dall’alto valore spirituale.
Dopo i riti iniziali e mentre venivano proclamate le letture ed il vangelo il vescovo si apprestava a portare avanti una delle sue più importanti omelie. Mons. Tardelli ha concentrato gran parte della sua saggia attenzione sul vangelo di Giovanni : “Quante volte ho letto e meditato questa pagina di Vangelo. Ogni volta, però, è sempre nuova.” Si tratta del passo in cui Gesù chiede a Simon Pietro se lo ama per ben tre volte. L’apostolo risponde di si per altrettante tre volte. Allora ogni volta Gesù lo incita a pascolare le sue pecorelle. Il vescovo ha affermato che questo brano al tempo stesso lo commuove e lo inquieta. Lo commuove perché Gesù stesso vuole la conferma del suo amore: “ tu signore che vuoi il mio amore”. Lo inquieta per l’insistenza di Gesù: in realtà come ha detto Sua Eccellenza “c’è ancora molto da camminare e da scendere nella cavità del cuore”. Ciò lo responsabilizza: noi siamo le pecorelle e lui il pastore. “ Non potrò amare Dio se prima non amerò voi. Non so se sono un buon pastore. Vorrei raggiungere chi è lontano e senza speranza”.
L’altra parte dell’omelia ha riguardato le due letture in cui è protagonista Paolo. Di fronte a chi voleva ucciderlo egli non tace sulla verità: Cristo è morto e risorto per noi. Il vescovo vorrebbe essere come Paolo. Il rischio è che rimanga un “pio desiderio”. E allora ci chiede di farci avanti: “ esigete da me quello di cui avete bisogno per il vostro cammino cristiano”. E non è poca cosa la sua ultima umile richiesta: quella di pregare per lui “in piena consapevolezza, con convinzione, con affetto”.
Alla fine della celebrazione, prima della benedizione, un’emozione è stata regalata a Sua Eccellenza da Don Morello Morelli: un ringraziamento incentrato sulla missione del vescovo di “amare la propria chiesa” e di “spronarci a dare il primato a Dio”. Dopodiché sono stati consegnati a Mons. Tardelli i sacri doni.
La festa dopo un Te Deum acusticamente evocativo, è proseguita con un momento conviviale presso il seminario di San Miniato.

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