BANDINI

Presidente, negli ultimi anni gli istituti di credito sono stati al centro di aspre polemiche e attacchi. Lei, a livello personale, come si è sentito?

Credo che molte critiche al nostro lavoro siano ingiuste. Prima di tutto vorrei specificare che non può esistere uno sviluppo duraturo di un territorio o di un sistema economico senza un sistema finanziario sano e ben funzionante. In questo il ruolo delle banche è fondamentale ed è motore di sviluppo e benessere. Purtroppo il clima generale e larga parte dell’opinione pubblica hanno addossatoai nostri Istitutiresponsabilità che non sono loro. Voglio fare un esempio che riguarda il sistema bancario italiano: il sistema non è stato sostenuto da aiuti pubblici e ha dovuto fronteggiare la crisi da solo. D’altra parte la Banca Centrale Europea ha penalizzato nel tempo gli Istituti che facevano impieghi nell’economia reale – come Carismi – ed è anche per questo motivo che abbiamo dovuto usare una maggior cautela. La nostra Cassa è comunque riuscita a incrementare gli impieghi nonostante la crisi.

Ci sono stati episodi di particolare disagio dei vostri clienti che avete dovuto fronteggiare?
Devo dire di no. Siamo riusciti a mantenere un rapporto sereno con i nostri clienti anche nelle situazionipiù critiche e di disagio. Abbiamo curato i momenti di dialogo con imprese e famiglie, proponendo soluzioni e aiuti. Naturalmente la crisi si è fatta sentire, ma alla fine il nostro tessuto economico ha retto.
Sa, un tempo bastava una stretta di mano e un impegno morale, oggi per erogare il credito sono necessari più passaggi e soprattutto un’ analisi attenta.

Giovani e coppie e precari: su questo tema siete stati tra i primi Istituti ad aderire al progetto “Fondo Mutui prima casa”, la convenzione tra l’Associazione Bancaria Italiana (ABI) e il Dipartimento del Tesoro del Mise…

E’ vero, abbiamo voluto attivare subito questa possibilità che rende più facile l’accesso al credito per le giovani coppie e i giovani che hanno un lavoro precario, soprattutto per l’acquisto della prima casa. Il sogno di ogni italiano è acquistare un’abitazione, anche a costo di molti sacrifici. Credo che misure in questo senso aiutinoe favoriscano la scelta di metter su famiglia.

In questo periodo di cambiamento istituzionale, quali sono i vostri rapporti con gli enti territoriali?

Il nostro Istituto ha la «testa e il cuore» nel Comprensorio del Cuoio ma più in generale nella Regione Toscana. Abbiamo da sempre avuto rapporti con la Provincia di Pisa, che come tutte le province è oggetto della riforma che è ancora in itinere, ma i nostri interlocutori naturali sono da sempre stati i sindaci e i comuni del territorio. Naturalmente questo è un periodo di cambiamento importante per tutti gli enti territoriali e, nei momenti come questo, si alternano resistenze e passi in avanti.

Come stanno le imprese del comprensorio?

In termini generali le imprese del territorio hanno reagito meglio. Soprattutto il comparto conciario è riuscito a limitare i danni, grazie alla vocazione incentrata sull’export. Gli altri settori hanno avuto maggiori difficoltà, anche per provvedimenti legislativi prociclici.Chiaramente l’organizzazione è un fattore fondamentale. Le aziende più strutturate hanno avuto più possibilità per poter sostenere le sfide globali e per investire in ricerca e sviluppo.
D’altra parte la velocità del cambiamento è tale che in pochi anni si verifica ciò che prima richiedeva un lasso temporale molto più lungo.
Chi non si mette in discussione corre seri rischi.

Qual è il suo «sogno nel cassetto» come presidente della Cassa di Risparmio di San Miniato?

Innanzitutto ogni manager vorrebbe lasciare l’azienda migliore di come l’ha trovata. Più in particolare è mio desiderio continuare a immaginare la Carismi come una banca del territorio vicino alle esigenze delle persone, che riesce ad ascoltare e trovare soluzioni, con una struttura efficiente e una solida dotazione patrimoniale. Ma soprattutto una banca indipendente, che ridistribuisca la ricchezza sul territorio.

Quali sono le chiavi di sviluppo per questo territorio?
«Certamente la vocazione al manifatturiero non si può mettere in discussione, ma personalmente condivido l’idea che lanciò a suo tempo il vescovo Tardelli: promuovere la bellezza del territorio e del patrimonio culturale e artistico dei nostri paesi.Da sempre sia la Banca che la Fondazione son in prima linea per gli interventi di tutela e recupero del patrimonio culturale e artistico. Mi sento anche di sottolineare la necessità di una particolare attenzione verso i luoghi di culto, le chiese, che rappresentano le nostre radici. Ci tengo anche ricordare una risorsa importante che è rappresentata dalle associazioni di volontariato che tanto si spendono nel campo del sociale, che si occupano della ricchezza fondamentale di questo territorio: il capitale umano».

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