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SAN MINIATO - Era dal 1622 che a San Miniato si attendeva io titolo di città, che le competeva già da oltre 400 anni in quanto sede vescovile. Il 28 febbraio scorso, durante la cerimonia ufficiale, la città di San Miniato ha ricevuto lo stemma araldico originale che da oggi contraddisnguerà l’immagine del comune nel mondo, potendo così fregiarsi di un titolo che, se non ancora formalmente assegnato, era di uso comune grazie alla sua storia.
A consegnare al sindaco Vittorio Gabbanini i disegni originali degli emblemi araldici, sono stati la Consigliera Ilva Sapora e il Grand’Ufficiale Francesco Galetta, dell’Ufficio del cerimoniale di Stato della Presidenza del consiglio dei ministri, per mano del Prefetto Vicario di Pisa, il dottor Valerio Massimo Romeo.


Un riconsocimento importante per San Miniato che verrà annoverata tra i 273 comuni che attualmente in Italia possono vantare il titolo di città.
Il primo cambiamento visibile sarà nello stemma che la consulta appositamente deputata prescrive, secondo una legge del Regno del 1943 (art. 96 del Regolamento della Consulta Araldica) in tal modo: «corona turrita, formata da un cerchio d’oro aperto da otto pusterle (cinque visibili) con due cordonate a muro sui margini, sostenente otto torri (cinque visibili), riunite da cortine di muro, il tutto d’oro e murato di nero».
Il Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 28 gennaio 2011 nulla dice circa i requisiti affinché un Comune possa fregiarsi del titolo cittadino.
Dobbiamo dunque rifarci all’art. 32 dell’Ordinamento dello Stato Nobiliare Italiano del 1943 che prevede che il Capo dello Stato possa concedere il titolo di Città ai Comuni “insigni per ricordi e monumenti storici o per attuale importanza” e “purché abbiano provveduto lodevolmente a tutti i pubblici servizi e in particolar modo alla pubblica assistenza”.
Certamente San Miniato non manca di bellezze storiche, artistiche e culturali, alle quali contribusice anche il patrimonio della comunità diocesana, che indubbiamente dà lustro a quella che aspira ad essere la «capitale» del Valdarno tra Pisa e Firenze.
Come già accennato, infatti, uno degli elementi tenuti in particolare considerazione per la positiva valutazione della richiesta è, sin dall’età medioevale passando per l’età moderna, il fatto di essere sede vescovile, come testimoniato dall’elenco di Biondo Flavio che già nel XV secolo elenca le 264 città in Italia che avevano la sede episcopale.
San Miniato a quel tempo non era ancora sede vescovile ma già il suo Capitolo di Canonici della Cattedrale agiva in tale senso, e un fattore determinante per questa onorificenza appena giunta crediamo sia da identificare nel fatto che anche oggi, al fatto che qui risieda il Vescovo diocesano di un esteso territorio, con tutto il suo portato di opere d’arte e monumenti ecclesiastici.

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