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SAN ROMANO - Il nostro convegno catechistico ispirato e orientato al tema del Convegno ecclesiale, “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo” e nella cornice del tema globale del decennio della Chiesa italiana “Educare alla vita buona del Vangelo”, ha affrontato il tema “Gloria Dei vivens homo, catechesi e formazione dell’uomo nuovo in Gesù Cristo”.

La Chiesa in questi cinquant’anni dal Concilio Ecumenico Vaticano II ha messo al centro dell’attenzione l’evangelizzazione. È tempo di affrontare la crisi antropologica con la proposta di un umanesimo profondamente radicato nell’orizzonte di una visione cristiana dell’uomo ricavata dal messaggio biblico e dalla tradizione ecclesiale e per questo capace di dialogare con il mondo.


Ci siamo lasciati interrogare dalle parole della Gaudium et Spes, n. 22: “In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo… Cristo, che è l'Adamo definitivo e pienamente riuscito, mentre rivela il mistero del Padre e del suo amore, pure manifesta compiutamente l'uomo all’uomo e gli rende nota la sua altissima vocazione”.
Se l’umano e il divino sono uno in Gesù Cristo, è da Lui che l’essere umano riceve piena luce e senso. Come dice Sant’Ireneo: “Gloria Dei vivens homo, vita autem hominis visio Dei” (l’uomo vivente è la gloria di Dio ma la vita dell'uomo è la visione di Dio). Il nuovo umanesimo che cerchiamo e proponiamo trova in Cristo, Crocifisso e Risorto, la sua immagine, la sua origine, la sua meta.
I contenuti proposti sono stati tanti a partire dalla relazione di don Alessandro Biancalani che ha sviscerato il tema dal punto di vista storico-biblico presentando alcuni quadri evangelici nei quali Gesù, attraverso la sua Incarnazione ha incontrato l’uomo per “manifestare compiutamente l’uomo all’uomo”(GS 22).
L’episodio di Lazzaro è uno degli esempi dell’umanità di Cristo: Gesù incontra l’uomo e propone se stesso come rivelatore da accogliere (Gv 11, 1-41). Cristo conosce quello che c’è in ogni uomo; chiede la sincerità per accogliere la Sua persona, la fede in lui genera comunione con il Padre, con il Figlio, con lo Spirito Santo. Di conseguenza ci viene offerta la stessa vita di Gesù: la vita nuova nello Spirito Santo (Rm 7,14-25), nella logica del dono.
Il relatore attraverso tre opere d’arte ha cercato di dare le risposte a tre interrogativi: Leonardo da Vinci, attraverso il suo bagaglio di conoscenze d'anatomia, ottica e geometria, arricchì l'intuizione vitruviana arrivando a un modello proporzionale che rappresentava il più alto segno dell'armonia divina, "colta e condivisa dall'arte suprema del saper vedere".
Il Cristo morto del Mantegna ha gettato luce sul quesito: nuova umanità o uomo nuovo?
Nell’opera di Michelangelo, la creazione di Adamo, le dita che non si toccano rappresentano il mistero di Dio irraggiungibile senza Cristo.
Don Alessandro ha concluso la sua relazione proponendoci l’ascolto della Messa in Si minore di Bach: “Et Incarnatus Est”.
Nella seconda relazione Mons. Andrea Bellandi approfondendo il tema dal punto di vista teologico-catechistico ha evidenziato il contesto culturale in cui ci troviamo, citando Benedetto XVI: “vi sono tante forme di deserto. Vi è il deserto della povertà, il deserto della fame e della sete, vi è il deserto dell’abbandono, della solitudine, dell’amore distrutto. Vi è il deserto dell’oscurità di Dio, dello svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell’uomo. I deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati così ampi... La Chiesa nel suo insieme, e i Pastori in essa, come Cristo devono mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l'amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza” (Dall’omelia di Benedetto XVI alla S. Messa di insediamento, 24 aprile 2005).
Oggi siamo in un cambiamento d’epoca e quindi occorre ripartire dalla passione dei dodici discepoli mettendo al centro l’essenziale, Cristo come ci testimonia Solov’ëv nel Racconto dell’Anticristo quando l’imperatore rivolgendosi ai cristiani chiese: “Strani uomini... ditemi voi stessi, o cristiani, abbandonati dalla maggioranza dei vostri fratelli e capi: che cosa avete di più caro nel cristianesimo?”. Allora si alzò in piedi lo starets Giovanni e rispose con dolcezza: “Grande sovrano! Quello che abbiamo di più caro nel cristianesimo è Cristo stesso. Lui stesso e tutto ciò che viene da Lui, giacché noi sappiamo che in Lui dimora corporalmente tutta la pienezza della Divinità”.
Da qui si apre una strada di conoscenza e di annuncio attualizzando il metodo che Gesù ci ha consegnato: la testimonianza che rende visibile la bellezza di Dio con la vita e se è necessario anche con le parole.
Mons. Andrea Bellandi ha concluso offrendoci cinque indicazioni per “essere dei catechisti grati, lieti e gioiosi”: 1) familiarità con Gesù; 2) saper ascoltare; 3) saper rispondere alla domanda profonda; 4) passare dai desideri al “desiderio”; 5) la verifica personale.
La seconda serata è stata dedicata ai cinque verbi che segnano il cammino della Chiesa: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare. Le cinque vie sono state analizzate secondo le nostre esperienze di educatori e adulti nella fede. Dal lavoro in “atelier” i contributi sulle tematiche sono stati molti e importanti al fine di poter lavorare e trovare nuove vie di evangelizzazione dell’uomo e nuove prospettive pastorali da mettere in atto. Qui ne ricordiamo solo alcuni:
Eliminare la paura, il pessimismo, le critiche distruttive, l’esclusione, l’egoismo, l’indifferenza, la chiusura delle parrocchie.
Potenziare la pastorale di incontro e di comunione, la fede personale, la preghiera, l’ascolto della Parola, la liturgia, la collaborazione, l’unità pastorale.
Creare rapporti umani, percorsi di testimonianze, ponti con i diversi, comunità più accoglienti.

Prima della conclusione in prospettiva della solenne celebrazione della beatificazione, Mons. Morello Morelli, amministratore diocesano, ha presentato la figura del Beato Mons. Pio Alberto del Corona, pastore mite e vero angelo di bontà.
Le conclusioni e le prospettive del direttore tracciano gli orizzonti per proseguire il cammino diocesano per un’educazione alla vita nuova in Gesù Cristo.

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