foto castagno

STABBIA - Gli eventi atmosferici degli scorsi giorni, vento di burrasca che soffiava anche oltre i cento chilometri orari, hanno fatto ancora una volta danni nel territorio diocesano. Non con la violenza del 19 settembre scorso ma con ricadute negative, ancora una volta, per alcuni edifici di culto. A Stabbia di Cerreto Guidi, la piccola cappella della Madonna del Buon Consiglio è stata nuovamente scoperta dal tendono che il comune, proprietario dell’immobile, aveva posto, non dopo poche polemiche nella frazione per l’intervento avvenuto quasi tre mesi dopo l’evento eccezionale di settembre perché l’amministrazione non era a conoscenza di esserne proprietaria.

Già molta acqua era entrata in quei mesi devastando le pareti, il pavimento e le panche, visto che il tetto non esiste più, e ora il vento è ritornato a fare danni. Speriamo che nei prossimi giorni chi di dovere provvederà a coprire la struttura in attesa di interventi celeri per salvare la chiesina ottocentesca. Spostandosi di pochi chilometri, a Lazzeretto, ancora una volta gronde saltate, due vetri della chiesa sfondati dagli oggetti che volavano come proiettili la notte di giovedì 5, tegole rimosse. La situazione più grave, almeno dal punto di vista “simbolico”, è quella di San Pantaleo. Il simbolo dell’antico abitato, il secolare ippocastano già gravemente ferito dal tornado di settembre e quasi dimezzato dalla furia del vento, si è ora completamente spezzato. Del grandioso monumento arboreo non rimane che il grosso tronco senza più rami. Fortunatamente il ramo principale e le sue fronde sono andati a finire nel resede della parrocchia, senza danni per la viabilità e l’incolumità dei passanti. Ancora più grave la situazione dell’antica chiesa e dell’intero complesso parrocchiale. Oramai a rischio crollo, nei prossimi giorni verrà completamente interdetto all’uso con reti di protezione a segnare il pericolo. Gli abitanti della frazione, insieme al Comitato San Pantaleo che negli scorsi anni si è occupato con proprie risorse della valorizzazione del borgo pietroso dove la madre di Leonardo, Caterina, risiedette per un certo periodo, sono amareggiati e hanno espresso la volontà di poter quanto prima organizzare un incontro con tutti gli attori in causa: la parrocchia da una parte, proprietaria della chiesa, della compagnia e della canonica, l’Istituto di Sostentamento del Clero, proprietario degli altri edifici adiacenti al luogo di culto, e il comune, che da tempo ha inserito San Pantaleo tra i luoghi leonardiani da valorizzare. Sui social network sono partite accuse alla parrocchia per lo stato di abbandono, accuse che prontamente smentite dai fatti. Anche il parroco ha voluto ricordare che "tutte le iniziative realizzate dal 2000 sino al 2012 sono state fatte con le poche risorse parrocchiali e con i contributi del Comitato San Pantaleo. Anche l’ippocastano era stato oggetto di un intervento da parte di una squadra di agronomi, che avevano provveduto ad alleggerire la pianta dai rami secchi e iniettare un medicinale fitoterapico per scongiurarne la morte nel mese di novembre". Ora certamente si dovrà decidere quale destino dare all’antica chiesa e all’intero complesso. Più volte infatti il parroco e il Comitato hanno dovuto negare a scolaresche e ai numerosi turisti che lo chiedevano, la visita alla chiesa proprio per il rischio di crolli. Adesso che anche il simbolo del borgo, l’ippocastano, è andato perduto, non resta che ripartire e pensare a un progetto duraturo che non sia una mera "toppa" messa lì ad arginare un problema che la piccola parrocchia, da sola, non può certo risolvere.

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