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DALLA DIOCESI - Il V Convegno ecclesiale di Firenze (9-13 novembre 2015) sul tema "In Gesù Cristo il nuovo umanesimo" ci interpella da vicino e alla luce del Vangelo invita a cogliere i “segni dei tempi” per incarnare una pastorale incentrata sull’uomo. L’intento è quello di introdurre una prasseologia che mira all’evangelizzazione e alla formazione dell’uomo nuovo in Gesù Cristo.
La cultura odierna vuole fare a meno di Dio, ma bisogna ricordare a quest’uomo autoreferenziale che la creatura senza il Creatore svanisce e l’uomo perde il suo vero senso e la bussola di navigazione: «Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia» (Caritas in Veritate, 78). L’uomo è chiamato a scoprire la scintilla dell’infinito che ha dentro di sé e che lo fa trascendere e realizzarsi nell’oggi come nel futuro in pienezza.
Il Convegno di Firenze si articolerà attorno ad alcune aree tematiche: le forme e i percorsi di incontro con Cristo (nuove esperienze di annuncio, andare alle periferie); le difficoltà di credere e di educare a credere; la mappa dei luoghi in cui avviene l’esperienza della fede.


La famiglia, la scuola, il creato, la città, il lavoro, i poveri e gli emarginati, l’universo digitale e la rete sono le “periferie esistenziali” in cui operare il discernimento per accogliere l’urgenza missionaria di Gesù.
Da qui l’impegno di “declinare cinque verbi” per una pastorale umanizzante: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare. Si tratta in realtà dell'umanesimo cristiano annunciato e testimoniato nella fede e nella carità dei credenti.
Come dice Papa Francesco: «Uscire verso gli altri per giungere alle periferie umane non vuol dire correre verso il mondo senza una direzione e senza senso. Molte volte è meglio rallentare il passo, mettere da parte l’ansietà per guardare negli occhi e ascoltare, o rinunciare alle urgenze per accompagnare chi è rimasto al bordo della strada» (Evangelii gaudium, 46).
Umanesimo cristiano
La Chiesa, recuperando lo spirito autentico del Concilio Vaticano II, guarda al mondo come ambiente vitale in cui vivere la fede concretamente. Il credente può e deve offrire la sua speranza fondata su Gesù Cristo, uomo nuovo, il quale non si presenta come un qualcosa di estraneo o aggiunto esteriormente all’umanità, ma l’umanità così com’è e deve essere: vale a dire la comprensione di ciò che ogni uomo è chiamato a essere sul modello di Cristo. “In realtà solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo”: “Cristo, che è l'Adamo definitivo e pienamente riuscito, mentre rivela il mistero del Padre e del suo amore, pure manifesta compiutamente l'uomo all’'uomo e gli rende nota la sua altissima vocazione” (Gaudium et spes, 22).
In Gesù Cristo Dio si mostra all’uomo, si mette al suo servizio, esce incontro all'uomo, lo raggiunge là dove si trova persino nel rifiuto del Suo amore, nel peccato, nella precarietà della sua esistenza minata dalla morte. L'uomo è la periferia presso la quale Dio prende la sua dimora in Gesù Cristo. Per questo possiamo affermare con Sant'Ireneo che “Gloria Dei vivens homo”, “l'uomo vivente è la gloria di Dio”.

Catechisti di San Miniato al Convegno
In preparazione al V Convegno ecclesiale e per una catechesi umanizzante la Chiesa di S. Miniato si riunisce al convegno diocesano il 26 e il 27 agosto a S. Romano. Nella prima sera don Alessandro Biancalani, biblista ci aiuterà ad approfondire il tema dal punto di vista storico-biblico e Mons. Andrea Bellandi, Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Firenze e membro del Comitato preparatorio del Convegno ecclesiale ci guiderà nell’approfondimento teologico-catechistico sul tema catechesi e formazione dell’uomo nuovo in Gesù Cristo. Nella seconda sera il tema del convegno verrà declinato in maniera molto concreta sul filo degli atelier ispirati alle “cinque vie” di Firenze. I cinque verbi che segnano il cammino della Chiesa saranno analizzati secondo le nostre esperienze di educatori e adulti nella fede. Un evangelizzatore-catechista, oggi, deve convertirsi all'essenziale, mettersi nei panni degli altri e insegnare la fraternità universale, servire chi non potrà mai ricompensare. Dobbiamo, insomma, lasciarci interpellare dall'essere-uomo di Cristo Gesù «il Figlio dell'uomo»: nessuno è veramente uomo come lui. “Chiunque segue Cristo, l'uomo perfetto, diventa anch'egli più uomo” (Gaudium et spes, 41).
Nella seconda parte della serata sarà dedicato uno spazio alla figura del Beato Mons. Pio Alberto del Corona, vescovo di San Miniato in preparazione alla solenne celebrazione della beatificazione che ci coinvolgerà tutti il 19 settembre.
Nell’attesa di incontrarci al Convegno lasciamoci interrogare da un testo di K. Wojtyla: «Ancora se guardo con ammirazione il Figlio non riesco a trasformarmi in Lui. Lo guardo davvero con ammirazione. In Lui quale immensa pienezza di umanità. È il vivente contrario d’ogni solitudine. Sapessi tuffarmi in Lui, sapessi innestarmi in Lui, potrei trarre da me l’amore di cui Egli ha la pienezza…: quanto si adopera per ogni uomo, come per il tesoro più grande, per un bene irripetibile, come un amante per l’amata» (“Saggi di paternità”, Tutte le opere letterarie, cit. pag. 961).

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