CASTELFRANCO DI SOTTO - A chi le chiedeva di pubblicare un libro sul Gender, Michela Marzano avrebbe potuto rispondere: “Cari amici, ho visto i filmati su You Tube e ho letto i documenti delle associazioni ultra-cattoliche che mi avete segnalato, ma io non so proprio cosa caspita scrivere! Vedete, la mia specializzazione è il femminismo…”. Così la filosofa, docente all’università “Cartesio” di Parigi, ci avrebbe risparmiato la lettura di un testo assolutamente privo di idee chiare e distinte. Invece la studiosa si è lasciata convincere e in questi giorni il suo libro verrà a presentarlo a Castelfranco di Sotto. Si è diffusa anche la notizia che i consiglieri di maggioranza di detto Comune, compagni di partito dell’autrice, si sono auto-tassati per affittare il teatro della Compagnia da mettere a disposizione per l’happening.

Incuriosito e anche un po’ intimorito dal curriculum della filosofa, mi sono deciso a farmi prestare il volumetto, che si intitola “Papà, mamma e gender”, mettendo in conto di dovermi convertire alla causa omosessualista, sopraffatto dalle stringenti argomentazioni dell’autrice. La delusione è stata totale. Già dalle citazioni in epigrafe si capisce chiaramente che l’intento è quello di intorbidare le acque. Intento conseguito con successo nei cinque capitoli che compongono l’opera. In ognuno di essi la Marzano parte da uno o più testi di matrice cattolica che denunciano i pericoli dell’ideologia Gender e reagisce emotivamente. Invano ci si aspetterebbe che fornisse un dato, una statistica o che approfondisse un qualsivoglia concetto (con l’eccezione di alcuni paragrafi sul significato di “uguaglianza” e “identità”). L’autrice inserisce qua e là alcune citazioni ma in genere si limita a evocare le “pagine e pagine”, per dirla con Miss Italia, dei gender studies che sole dovrebbero bastare a scoraggiare il volgo omofobo e bue. Il resto si risolve in un petulante e tormentato piagnisteo che non porta a nessuna conclusione se non che non si potrà mai dire quanti tipi di famiglia, quanti ruoli, quante identità, quanti orientamenti sessuali, addirittura quanti magisteri cattolici esistano e che dovremmo una buona volta lasciarci guidare dal sentimento.

Per evitare l’accusa di non aver fornito uno straccio di definizione in tutto il libro, la filosofa vi ha aggiunto infine un glossario, senza per altro avere la bontà di corredarlo di alcun riferimento bibliografico. Ho avuto un sussulto quando all’interno del testo, ho visto menzionato John Money come coniatore del termine “gender” senza però trovare traccia dell’esperimento di cui negli anni ’50 questo dottore si rese responsabile: allo scopo di dimostrare che identità e ruoli di genere non sono altro che costrutti culturali dotò di attributi sessuali e ormoni femminili un neonato maschio (accidentalmente evirato), che fu allevato come femmina, usando come “campione di controllo” il gemello monozigote, con gli esiti tragici che chi è dotato di un minimo di buon senso può immaginare.

Ma l’ideologia Gender non esiste e non è pericolosa, si premura di rassicurarci ad ogni pie’ sospinto la Marzano. E non manca di spezzare una lancia in favore delle unioni civili, su cui la discussione politica in questi giorni si è fatta più accesa, affermando con truce umorismo che i bambini che si ritrovano con due papà e senza una mamma o con due mamme e senza un papà soffrono per l’assenza di… un quadro legislativo.

Certo, non andrò a sentire la Marzano, convinto che il “meglio” l’abbia già dato nel suo libro.

Seguici su Twitter

I cookie rendono più facile per noi fornirti i nostri servizi. Con l'utilizzo dei nostri servizi ci autorizzi a utilizzare i cookie.
Maggiori informazioni Ok Rifiuta