processione

DALLA DIOCESI - Una serie di incontri culturali viene segnalata in questi mesi in circoli ricreativi, in sedi di Fondazioni, come quella svoltasi, sabato 23 alla Fondazione Montanelli a Fucecchio per illustrare un libro di piccolo formato ma di interessante valenza storica e religiosa dal titolo «Da Jaca a Corazzano», scritto con onestà intellettuale da don Francesco Ricciarelli.
E’ la narrazione, tra storia e leggenda, delle vita di Sant’ Eurosia, «Patrona delle campagne», invocata dal popolo contro la siccità, le tempeste, le alluvioni, i fulmini e la grandine.
La lettura scorre velocemente, stimolando la nostra curiosità nel voler conoscere a fondo la figura umana e spirituale di questa donna che per alcune fonti si tratta di una nobile donna, mentre per altre di una semplice ed umile ragazza.
E’ proprio in questo contrasto tra leggenda e storia che l’interesse del lettore viene maggiormente attratto e stimolato.
L’autore cerca di evidenziare questi due aspetti, riportando nozioni documentate e dicerie popolari che lui stesso ha direttamente constatato nel suo viaggio nella regione del Serrablo, sui Pirenei aragonesi, dove la Santa è vissuta ed è stata martirizzata.


Ogni lettura intelligente apre riflessioni per altri scenari vissuti direttamente, o raccontati da altri, o immaginati nella nostra mente.
Il culto per Sant’Eurosia ci ricorda le rogazioni non solo per Corazzano o Castelmartini, luoghi dove viene venerata con festa ben definita, ma in tutte le comunità di campagna.
Esse costituivano una pratica liturgica che era diffusa in tutte le parrocchie allo scopo di chiedere la protezione divina sul lavoro dei campi sia per tenere lontane le calamità naturali che potessero nuocere alle colture che allora determinavano l’unica fonte di sussistenza per sfamare intere famiglie.
Infatti fino a pochi decenni or sono si professava questa liturgia: si formavano processioni in mezzo alle nostre campagne, raggiungendo il posto stabilito, in cui si invocava, rivolgendosi verso i quattro punti cardinali, la protezione di Dio per la salvaguardia delle varie colture agresti.
Ciò avveniva durante il periodo della fienagione ed i coloni, già nei campi per il taglio del fieno, fermavano i buoi e con devozione, si univano alle preghiere.
Il meteo non era in uso corrente come oggi, e la previsione del tempo era legata solo all’esperienza e alla saggezza proverbiale.
Non vi era certezza tecnica e l’invocazione a Dio era un forte appiglio di sicurezza e di fiducia.
In queste occasioni non vi era credenza ideologica se non l’implorazione a quel Dio creatore da cui tutto è stato generato.
Questo costituiva il fatto primario delle rogazioni, ma un altro aspetto e di molto peso, veniva alla luce: la presenza diretta, nel lavoro dei campi, del sacerdote, il quale, con il suo piviale color viola, cantando le litanie dei Santi, portava in mezzo ai campi ed attirava, nel seguirlo, l’attenzione religiosa verso le faticose opere rurali di molti uomini e donne.
Oggi di tutto questo resta solo il ricordo, poiché si dice «tutto è cambiato».
È proprio vero?
Sono cambiate le colture, i mezzi di lavoro, ma l’opera diretta di molti giovani è sempre attiva e viva.
Le nostre campagne sono ancora lì, teatro di buoni prodotti e la presenza della benedizione del Signore, per intercezione di Sant’ Eurosia, sarebbe sempre ben accolta e seguita.

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