Villa-Varramista
MONTOPOLI VAL D'ARNO - Un vocabolario per la nuova Italia che si stava annunciando all’orizzonte, unita e indipendente. Anche se poi il vocabolario vagheggiato non sarebbe mai arrivato, la collaborazione tra Alessandro Manzoni e Gino Capponi su questo ambizioso progetto produsse il Saggio di vocabolario italiano secondo l’uso di Firenze che doveva servire da introduzione al vocabolario vero e proprio. 
Per ricordare l’amicizia tra i due scrittori e in particolare i due incontri che Manzoni e Capponi ebbero presso la tenuta di Varramista, rispettivamente nel 1852 e nel 1856, l’associazione «Arco di Castruccio» propone un incontro pubblico che avrà luogo a Montopoli, sabato 22 ottobre alle ore 17.30 nel Conservatorio di Santa Marta. 
Eugenio Giani, presidente del Consiglio regionale della Toscana, svilupperà la relazione dal titolo «L’unità linguistica presupposto e condizione dell’unità politica», preceduto dal saluto delle autorità.
In effetti, il desiderio che animava Manzoni e Capponi era proprio quello di dare delle basi culturali al movimento ideale che animava, alla metà degli anni Cinquanta dell’Ottocento, le schiere dei fautori dell’unificazione italiana, impegnati nelle battaglie, culturali e militari, del Risorgimento. 
Divisi da alcune centinaia di chilometri di strade difficili e non più giovani, Manzoni e Capponi vantavano una conoscenza che risaliva al 1818, quando Capponi soggiornò brevemente a Milano. Si erano poi di nuovo incontrati nel 1827 e in seguito si erano scambiati delle lettere. Quando dunque, il 4 ottobre 1852, Manzoni scese dal treno alla stazione de La Rotta e trovò ad attenderlo l’amico che non vedeva di persona da 25 anni, il desiderio di dialogare doveva essere molto forte in entrambi e potette trovare una prima realizzazione nelle lunghe passeggiate per i viali della grande tenuta.
La famiglia Capponi possedeva la tenuta di Varramista da alcuni secoli e in particolare Gino ne aveva fatto un cenacolo di cultura non ristretto alla «Toscanina» granducale di allora ma aperto alle influenze della cultura europea, soprattutto francese. I tre giorni di serrate discussioni su quale fosse il miglior modello di lingua da proporre per la nuova vagheggiata entità nazionale si chiusero presto, lasciando però nei due interlocutori il desiderio di avere un nuovo incontro. L’aspirazione si realizzò quattro anni dopo,  quando Manzoni soggiornò nella villa di Varramista per un periodo più lungo e la coppia poté progettare il Saggio di vocabolario italiano secondo l’uso di Firenze che nel titolo finale della pubblicazione, portata a termine solo nel 1957 per cura di Giovanni Macchia, reca l’aggiunta "compilato in collaborazione a Varramista".
Sintetizzare le posizioni dei due intellettuali, in contrasto su più di un punto ma uniti nel desiderio di andare oltre il vocabolario dell’Accademia della Crusca, è assai complesso. Basti dire che buona parte della discussione era incentrata sull’inclusione nel vocabolario dei termini usati dagli scrittori (opzione preferita da Manzoni) o su un maggior privilegio conferito alla lingua d’uso, quella parlata (opzione preferita da Capponi).

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